Nel 2018 ha ricevuto il Pritzker
Price, il più ambito premio di architettura. Ha lavorato con Le Corbusier e
Louis Khan. In sessant’anni di attività
ha progettato intere città, complessi residenziali, scuole, università, teatri,
edifici amministrativi, case private, curando esterni e interni. Ma non è per il lungo e straordinario
curriculum che Balkrishna Doshi (Pune, India, classe 1927) è davvero un
personaggio. E’ il pensiero e la coerenza
che sono dietro al suo lavoro e alla sua vita. Ci si stupisce, e quasi
ci s’indigna, che il suo nome sia rimasto sconosciuto ai più per troppi anni. E
nello stesso tempo si ha un’ulteriore conferma
di come il Vitra Museum di Basilea, riesca sempre a proporre mostre con contenuti inediti e altissimi. Da domani
fino all’8 settembre, nella palazzina bianca disegnata da Frank Gehry, è di
scena Balkrishna Doshi: Architecture for the people. “Non vuole fare
vedere quello che abbiamo fatto, ma cosa
si può fare con quello che abbiamo” ha detto Doshi, alla conferenza di
presentazione, con una semplicità, che
non è falsa modestia, ma espressione della sua grande sensibilità. Di quell’umanità
nell’approccio, per cui le persone sono sempre al centro di quello che
progetta. Da cui l’importanza data alla qualità della vita, alla sostenibilità,
in tempi in cui non era un tema prioritario. La mostra racconta il suo modo di
pensare e di ragionare, che mette insieme musica, arte, filosofia, e per questo
non segue un percorso cronologico. E’ divisa in quattro sezioni. La prima è
dedicata al complesso universitario di Ahmedabad e alla scuola di architettura con
la surreale Gufa (grotta, in lingua gujarati), galleria sotterranea con
all’esterno cupole di diverse dimensioni, realizzata non da operai specializzati
ma da donne, secondo lui più scrupolose e con una migliore manualità (in basso). La seconda
sezione parla di edilizia sociale, ispirata agli insegnamenti del Mahatma Gandhi.
Ecco plastici e foto che mostrano come partendo da un piccolo blocco con sanitari
e una stanza si possano aggiungere, a seconda delle esigenze e delle
possibilità economiche, altri locali. E come esista un sistema di scale e
pianerottoli per favorire gli incontri tra i residenti (al centro). Qui sono riprodotti in
scala ridotta anche la sua casa e il suo studio, con pianta a croce, per
sfruttare dappertutto la luce solare. Nella terza sezione ci sono foto,
plastici e dettagli dei grandi edifici come il Premabhai Hall ad Ahmedabad, pietra
miliare dell’architettura istituzionale, che richiama vagamente la forma di un
leone. Nell’ultima sezione, infine, da vedere i suoi progetti urbanistici, come
il complesso residenziale nel Rajasthan con 15mila appartamenti, dove il tema
della sostenibilità è affrontato a 360 gradi.
Nessun commento:
Posta un commento