mercoledì 13 febbraio 2019

QUANDO IN SCENA CI SI FA IN 4 ANZI IN 29



Il teatro nel teatro è intrigante, ma non è certo una novità. Il palcoscenico e quello che gli sta intorno diventa il luogo da cui partono e si sviluppano storie.  Lo spettacolo Teatro Delusio va oltre la definizione di teatro nel teatro, nel senso che tutto si svolge dietro le quinte. Del palcoscenico si sentono solo le musiche. Gli attori, così come i cantanti, i ballerini, il direttore d’orchestra, i musicisti sono delle comparse che si  

intravvedono solo per qualche attimo. I veri protagonisti sono i tre tecnici di scena, ai quali si aggiunge fugacemente la donna delle pulizie con il suo secchio.  Sono lontani anni luce dal mondo del palcoscenico da cui sono fisicamente vicinissimi. Ognuno dei tre costruisce un suo teatro privato usando gli attori, le ballerine, anche il regista. Uno s’innamora, un altro si sente moschettiere con spada in mano, il terzo, il capo del backstage con una pancia enorme, partorisce due gemelli e al suo capezzale, come un adorante neo-papà, ha la famosa soprano in abito da sera. I loro sogni e i loro pensieri s’intersecano, si mischiano con lo spettacolo. Sulla scena, anzi sul retroscena, si alternano ben 29 personaggi. Tutti hanno una personalità ben definita, anche se nessuno di loro parla. In realtà gli attori, o meglio i mimi, sono solo tre. Sono i Familie Flöz, gruppo teatrale nato a Essen, pluripremiato in vari festival teatrali tra cui quello d’Avignone e il mitico Fringe di Edimburgo, che ha portato in suoi spettacoli in ben 34 Paesi.  Abilissimi e acrobatici, i tre saltano, ballano, assumono identità diverse, cambiando a velocità incredibile abiti e soprattutto maschere. Più che maschere sono teste complete, sovradimensionate rispetto ai corpi, con tratti esasperati ma un’espressione così ben resa e drammaticamente vera che, a seconda delle situazioni, sembra atteggiarsi a smorfia, sorriso, tradire commozione.  Lo spettacolo, allegro e struggente al tempo stesso, surreale ma  con spunti di vera passionalità, si segue come il più appassionante dei thriller. Diverte, fa ridere da non poter resistere, senza mai cadere nello scontato, nel becero-volgare. Ma sempre sul filo di un humour irresistibile ed elegante. Con trovate geniali. Come all’inizio, quando i tre sono sul palco a luci spente, intenti a passare l’aspirapolvere, sistemare porte e finestre. O al momento degli applausi, quando danno la schiena al vero pubblico, come se si rivolgessero a quel fantomatico pubblico dall’altra parte, che loro non vedono mai. O dopo, a spettacolo chiuso, quando i tre (due uomini e una donna, finalmente senza maschera e bellissimi) se ne stanno seduti comodamente sul palcoscenico e mangiano e bevono come in un normale backstage. Teatro Delusio è in scena fino al 17 febbraio al Teatro Menotti di Milano (www.teatromenotti.org). 

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