domenica 1 novembre 2015

UNA FILASTROCCA LUNGA SEICENTO PAGINE



E’ Finnegans Wake di James Joyce. Un testo che si potrebbe leggere incominciando da qualsiasi punto. Per Enrico Terrinoni e Fabio Pedone, impegnati nella traduzione dei capitoli non tradotti da Luigi Schenoni(scomparso nel 2008),nel romanzo c’è una particolare fluidità. Che parla dell’errore, delle ambiguità e non può essere spiegata. “E’ un libro fuori controllo, sfuggito al suo creatore e l’incontrollato va lasciato tale”. Per Giulio Giorello, filosofo della scienza oltre che appassionato lettore di Joyce, la fluidità del mondo e la difficoltà di fissarla a parole  sono l’elemento chiave di Finnegans Wake.Per John       Meddemmen, professore di Storia della Lingua inglese, esiste un forte legame con le filastrocche che gli insegnava sua nonna. Le stesse frasi si ripetono e proprio come nelle filastrocche prevale la musicalità.Tutto questo e molto altro è stato detto ieri a una tavola rotonda coordinata da Giuliana Bendelli, docente dell’Università Cattolica di Milano e autrice di La Veglia di Joyce(Vita e pensiero, 2012). L’incontro, avvenuto nel cinquecentesco Collegio Ghislieri di Pavia(il cortile in alto, gli interni in basso), ha aperto una giornata dedicata allo scrittore dublinese. Che è proseguita con letture da Ulisse,in italiano, e di alcune pagine di Finnegans Wake in inglese, nell’animata e ben rifornita Nuova Libreria il Delfino (foto a sinistra)in Piazza Cavagneria. E si è conclusa con un aperitivo pittorico nella vicina Galleria d’Arte Viciani. Qui Paolo Colombo ha esposto 18 dei suoi 111 oli su tela, ispirati all’Ulisse. Amante di Joyce,l’artista sta incominciando la traduzione figurativa di Finnegans Wake, di cui qualche anticipazione è stata proiettata durante la tavola rotonda(foto in alto). 



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