mercoledì 12 agosto 2015

POLENE CHIC E VELE DI SETA




Difficile non appassionarsi ai racconti di mare, navigatori, velieri. Anche chi preferisce scalare le vette o il traffico metropolitano non è immune da interesse. Altrettanto difficile per contro non farsi prendere sul tema mare dal vizio pericoloso della retorica, dal gusto perverso dell’eccesso, dalla folle e 

goffa ricerca del Guinness dei primati. L’equilibrio 
nell’affrontare l’argomento è stretto parente dell’equilibrio indispensabile per navigare. E questa misura si nota al Museo Marinaro di Camogli. Per quanto centralissimo, sulla scala che dalla Stazione e dal Municipio scende sulla passeggiata a mare davanti all’Hotel 

Cenobio dei Dogi, è piuttosto nascosto. Ma i visitatori ci sono, soprattutto stranieri. Fondato dal camogliese-argentino Giò Bono Ferrari agli inizi del Novecento, è diretto dal 2008 dal Comandante Bruno Sacella, autore di Effemeridi, libro sulla marineria che si legge come un romanzo. L’ingresso con boiserie bianca, modellini e quadri di barche, immette immediatamente nel mondo marino. Qui iniziano le didascalie in italiano, francese e inglese, sintetiche e scorrevoli. Da queste si viene a sapere che i bastimenti erano divisi in 24 parti, o meglio carati,come quelli dell’oro, di proprietà per la maggior parte dell’armatore, per il resto di marinai o di camogliesi.  Dappertutto immagini di navi, brigantini soprattutto, che raccontano come Camogli sia stata nell’Ottocento la seconda potenza marinara dopo Londra. Non per le dimensioni del porto ridotte ora come allora, quanto per essere abitata da un gran numero di armatori. Ovviamente di barche a vela, che con l’arrivo del motore persero il loro business. Ecco i dipinti  tridimensionali su tela con vascelli dalle vele in seta. Molti i pezzi incuriosenti o con una lunga storia da raccontare come il cronometro fabbricato a Londra nel 1850 con l’ora di Greenwich, quel che resta del mitico Narcissus, la barca di Conrad. Svariati e perfettamente conservati gli attrezzi per riparare le navi in navigazione,  i sestanti, le bussole , gli ottanti come quello appartenuto a Garibaldi. Una vetrina è dedicata a Tristan de Cunha, l’isola irraggiungibile abitata dai discendenti di due naufraghi camogliesi. Immancabili le bottiglie con i velieri all’interno o con le case e il porto di Camogli. Stupisce una polena, riportata con un costoso restauro allo splendore originale: il viso della donna è tutt’altro che bello, ma è notevole l’ eleganza del suo abito, completata da un girocollo di perle,  evergreen dello chic. Da un touch screen si scopre parte dell’archivio fotografico e della biblioteca tecnica-marinara del museo e ci si entusiasma per due video con immagini da Tempesta perfetta. Sul salvaschermo divertenti pesciolini ingordi (www.museomarinaro.it).

1 commento:

  1. Tutto il fascino degli antici velieri e dell'epica marineria di un tempo in queste delizioso Museo e anche nelle parole evocatrici di Luisa Espanet.

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