Difficile
non appassionarsi ai racconti di mare, navigatori, velieri. Anche chi
preferisce scalare le vette o il traffico metropolitano non è immune da
interesse. Altrettanto difficile per contro non farsi prendere sul tema mare
dal vizio pericoloso della retorica, dal gusto perverso dell’eccesso, dalla
folle e
goffa ricerca del Guinness dei primati. L’equilibrio
nell’affrontare
l’argomento è stretto parente dell’equilibrio indispensabile per navigare. E
questa misura si nota al Museo Marinaro di Camogli. Per quanto centralissimo,
sulla scala che dalla Stazione e dal Municipio scende sulla passeggiata a mare
davanti all’Hotel
Cenobio dei Dogi, è piuttosto nascosto. Ma i visitatori ci
sono, soprattutto stranieri. Fondato dal camogliese-argentino Giò Bono Ferrari
agli inizi del Novecento, è diretto dal 2008 dal Comandante Bruno Sacella,
autore di Effemeridi, libro
sulla marineria che si legge come un romanzo. L’ingresso con boiserie bianca,
modellini e quadri di barche, immette immediatamente nel mondo marino. Qui
iniziano le didascalie in italiano, francese e inglese, sintetiche e
scorrevoli. Da queste si viene a sapere che i bastimenti erano divisi in 24
parti, o meglio carati,come quelli dell’oro, di proprietà per la maggior parte
dell’armatore, per il resto di marinai o di camogliesi. Dappertutto immagini di navi,
brigantini soprattutto, che raccontano come Camogli sia stata nell’Ottocento la
seconda potenza marinara dopo Londra. Non per le dimensioni del porto ridotte
ora come allora, quanto per essere abitata da un gran numero di armatori.
Ovviamente di barche a vela, che con l’arrivo del motore persero il loro
business. Ecco i dipinti
tridimensionali su tela con vascelli dalle vele in seta. Molti i pezzi
incuriosenti o con una lunga storia da raccontare come il cronometro fabbricato
a Londra nel 1850 con l’ora di Greenwich, quel che resta del mitico Narcissus, la
barca di Conrad. Svariati e
perfettamente conservati gli attrezzi per riparare le navi in navigazione, i sestanti, le bussole , gli ottanti
come quello appartenuto a Garibaldi. Una vetrina è dedicata a Tristan de Cunha,
l’isola irraggiungibile abitata dai discendenti di due naufraghi camogliesi.
Immancabili le bottiglie con i velieri all’interno o con le case e il porto di
Camogli. Stupisce una polena, riportata con un costoso restauro allo splendore
originale: il viso della donna è tutt’altro che bello, ma è notevole l’
eleganza del suo abito, completata da un girocollo di perle, evergreen dello chic. Da un touch
screen si scopre parte dell’archivio
fotografico e della biblioteca tecnica-marinara del museo e ci si entusiasma
per due video con immagini da Tempesta perfetta. Sul salvaschermo divertenti pesciolini ingordi
(www.museomarinaro.it).
Tutto il fascino degli antici velieri e dell'epica marineria di un tempo in queste delizioso Museo e anche nelle parole evocatrici di Luisa Espanet.
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