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Può sembrare
poco intrigante la mostra “Le dame dei Pollaiolo”, al Museo Poldi Pezzoli di Milano, dal 7
novembre al 16 febbraio. Tutti conoscono il profilo della signora dal collo
lungo . Perfino chi non ha mai messo piede nel museo, sa che quel dipinto ne è
il simbolo. Ma niente di più. Guardando però più attentamente il titolo si
coglie quel plurale “Le dame”, poi quel “dei” prima di Pollaiolo e la curiosità
prende piede. L’esposizione è dedicata ai due figli del venditore di polli
fiorentino soprannominato il Pollaiolo: il più conosciuto Antonio (1431-1498) e il meno noto, anzi il
dimenticato Piero (1442-1485). Che in realtà è il vero pittore e forse l'autore delle dame.Oltre quella del Poldi Pezzoli, l’ultima ritratta, ce ne sono altre
tre, che saranno portate a Milano una dalla Galleria degli Uffizi di Firenze,
l’altra dal Metropolitan Museum of Art di New York e la terza, che è anche il
dipinto più antico, dalla Gemaldegalerie di Berlino. Da quel poco che si vede degli abiti e dei
gioielli si intuiscono i cambiamenti
delle mode. E’accollato e austero l’abito della dama di Berlino, meno gli
altri, addirittura scollato quello della dama milanese. Si viene anche a sapere
che Antonio era scultore e orafo e che
la maggior parte delle sue opere non ci sono arrivate per l’esigenza, nei
momenti difficili, di fare cassa fondendo l’argento. Ci resta e sarà a Milano
la straordinaria croce in argento alta due metri del Battistero di Firenze e
uno scudo da parata in legno e gesso, che
arriverà da Parigi, e raffigura la morte, piuttosto singolare, del mitico
atleta Milone di Crotone (intrappolato da un tronco che cercava di spaccare a
mani nude e poi sbranato dai lupi). Da vedere anche una serie di
straordinari disegni.
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Milano |
Negli intenti
dei curatori la volontà di riscoprire anche il valore delle antiche botteghe,
un patrimonio italiano che va scomparendo.
Molti gli sponsor tra cui il più
importante la Fondazione Bracco e un comitato d’onore, presieduto da Diana,
Bracco composto interamente da donne della cultura e della società milanese.
“Sono figure femminili che trasmettono il senso della dignità che deve essere
riconosciuto a tutte” ha detto dei ritratti l’ingegnere spaziale Amalia Ercoli-Finzi.
“Il tema centrale è la bellezza, nella dimensione del sublime e dell’etica. Per
le donne di allora che non avevano nessun modello, queste lo sono state” ha
commentato la psicologa Silvia Vegetti Finzi. “Le quattro signore non guardano chi le ritrae, ma hanno gli occhi
spalancati sul mondo” è la considerazione della regista Andrée Ruth Shammah.
Vari gli eventi collaterali. Dai set con grandi fotografi per ritrarre donne contemporanee nelle stesse posizioni
dei ritratti, agli spettacoli teatrali, ai dibattiti. In
linea il catalogo edito da Skira.
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