Non solo la cultura dà da vivere e
da mangiare, ma fa ridere, of course volontariamente, con livelli di comicità
elevatissimi. Lo spettacolo Sono bravo
con la lingua ne è una delle più significative dimostrazioni. Per più di
un’ora Antonello Taurino (nella foto)autore del testo, insieme a Carlo Turati, da solo sul
palcoscenico con niente altro che una sedia e un cellulare in mano, riesce a
tenere inchiodata alla poltrona il pubblico, ogni sera più numeroso, provocando
continue, sentite risate. Non racconta barzellette, non si avvale di movimenti
particolari, non imita né fa la caricatura di nessuno. Parla solo di parole, di linguaggio, appunto di lingue e
lingua. Di cui nel titolo annuncia di essere bravo a usarla. Una frase ambigua,
certo, che come dice lui stesso alla fine, visibilmente scherzando, gli serve
per garantirsi un audience. Ma per quanto giochi sui significati doppi, sfiora
la trivialità senza mai caderci, anzi aggirandola con eleganza. Taurino sul
palco è un giovane che sta aspettando di essere chiamato alla Silicon Valley
per essere coinvolto come linguista in un gruppo di ricercatori. Il cellulare ogni
tanto suona e interrompe il suo affabulare. La chiamata non viene dalla
California, ma dalla Puglia dove la mamma gli sta inviando pacchi con cibi tipici. Da lui si vengono a sapere
molte curiosità linguistiche,si spiegano stranezze, decadono credenze. Non è vero che gli esquimesi hanno un’infinità di sinonimi per la
parola neve. In realtà hanno un’infinità
di tipi di neve, che noi italiani esprimiamo aggiungendo un aggettivo,
ghiacciata, farinosa ecc. E’ invece vero che i finlandesi hanno un termine per
esprimere la distanza che una renna può coprire senza fermarsi. Taurino usa le
parole come oggetti con cui giocare, si esibisce in frasi palindrome.
Esilarante il suo raccontare figure retoriche o l’impossibilità di accompagnare
con i gesti frasi sulla semiotica o l’epistemologia. I suoi discorsi
presuppongono un vocabolario vastissimo, una conoscenza profonda della lingua
italiana e della struttura e delle
radici di molte altre lingue straniere (en passant è laureato in lettere moderne
con 110/110) ma anche di storia, letteratura, teatro. Il tutto con un occhio
attentissimo all’attualità, come si vede dalle allusioni a fatti e persone, mai
scontati però. Lo spettacolo è al Teatro della Cooperativa di Milano in prima nazionale dal 14 fino al
26 gennaio.
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