mercoledì 6 novembre 2019

PERESTROIKA IN AMERICA



Le due parti che compongono  Angels in America,  il capolavoro di Tony Kushner, al teatro Elfo Puccini di Milano fino al 24 novembre, pur essendo in sequenza e complementari, sussistono  bene anche prese singolarmente. Con qualche differenza. 
In Si avvicina il millennio l’affresco, come è stato definito,  della New York anni ‘80 ha personaggi che emergono con toni forti,  ma sono quasi degli stereotipi, sembrano non avere una vita vera, se si eccettua forse l’avvocato Roy Cohn, in quanto personaggio realmente esistito. L’azione è minima, sfumata con i sogni e le allucinazioni. Nella seconda parte, Perestroika i personaggi acquistano caratteristiche precise, sono più persone e meno casi umani. Pur non perdendo niente di quegli eccessi che li avevano resi protagonisti.  Da Hannah Pitt, la madre mormona del giovane avvocato Joe, una fantastica Ida Marinelli, che perde quella configurazione monolitica quasi caricaturale per acquisire sfaccettature, sentimenti, fino a diventare addirittura l’ appoggio di Prior (Angelo Di Genio), l’omosessuale  malato di Aids, condensato di tutto quello che il suo credo abborrisce. C’è l’amore che non è solo sesso, fra Joe (Giusto Cucchiarini) e Louis (Umberto Petranca) ex fidanzato di Prior, con le incertezze e gli entusiasmi di una vera coppia. E soprattutto diventa cruciale la figura dell’infermiere trans Belize, il bravissimo Alessandro Lussiana. Nella prima parte è una macchietta con atteggiamenti da ridicola drag queen, perfetto cammeo della New York deviata. Nella seconda testimonia il pensiero  razionale, l’equilibrio, il senso della giustizia, la corretta visione sociale(Illuminante il suo discorso sull’inno americano e il concetto di libertà travisata), la sensibilità per aiutare e capire chi ne ha bisogno e lo merita e l’inflessibilità con chi è spregevole, anche se sul letto di morte. Come Roy Cohn, uno straordinario Elio De Capitani, che è  il regista insieme a Ferdinando Bruni. Fino all’ultimo crudele, razzista, insensibile, legato a valori di bieco potere. Mai sopra le righe e convincenti l’angelo Sara Borsarelli e Cristina Crippa nella parte del fantasma di Ethel Rosenberg, mandata a morte da Cohn. Superbi i video-scenografia di Francesco Frongia: dal quadretto bolscevico dell’inizio fino alla folla che si moltiplica del finale.

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