domenica 3 novembre 2019

IL MONDO IN BIANCO E NERO


C'è un giovane Giorgio Armani in un raro atteggiamento scanzonato, ma c'è anche un Armani serio e pensoso, noto ai più. C'è Ottavio Missoni con quell'intrigante aria da charmeur. Krizia è sdraiata su una poltrona, sguardo ironico e divertito. Gianfranco Ferré dietro ai grandi                         

occhiali non riesce a nascondere sensibilità e timidezza. Gianni Versace è il bel ragazzo dal sorriso aperto. C'è Valentino con l'inseparabile carlino Oliver, quasi impossibile da individuare. Laura Biagiotti è una giovane, affascinante signora. I protagonisti del prêt-à-porter italiano ci sono tutti. Oltre ai creativi, quelli che l'hanno prodotto, distribuito, comunicato e fatto conoscere nel mondo. Da Ferragamo a Loro Piana, ad Achille Maramotti, il signor Max Mara, a Franca Sozzani, alle 

icone Anna Riva e Anna Piaggi. Ma il panorama della moda non si limita all'Italia. Ecco l'americano Oleg Cassini abbracciato a un enorme cane, Karl Lagerfeld quasi irriconoscibile nella sua semplicità, e ancora Tom Ford, bello come un divo del cinema, di cui ora fa parte, come regista. Ai personaggi dello spettacolo e agli artisti è dedicata la sala accanto. Qui sono i ritratti di Gregory Peck, Valentina Cortese, Federico Fellini, Ermanno Olmi, Andy Warhol, Walter Matthau, Tina Turner, Woody Allen, ecc. Siamo al terzo piano di Giglio Bagnara a Sestri Ponente e tutte le foto portano la firma di Graziella Vigo, uno dei nomi più importanti ed eclettici della fotografia internazionale. La mostra Portrait, da vedere fino al 15 novembre, fa parte degli eventi per celebrare i 150 anni del piccolo grande magazzino. Il primo department store italiano, creato dagli antenati dell'attuale proprietario, su ispirazione del Lafayette parigino. Nel centro storico del quartiere genovese propone una selezione raffinata di moda per uomo, donna, bambini, accessori per la casa, oggetti di design, profumi e affini, ma anche libri, una zona dedicata ai computer e una ai vini con ingresso indipendente sulla strada. L'atmosfera, preannunciata dalle vetrine curatissime, è accogliente come in una casa: luci giuste, tappeti persiani per terra, musica non troppo forte, personale  gentile e mai invadente e un piccolo Caffè dei Glicini, bar-ristorante con gli originali soffitti affrescati e un gradevole terrazzo pieno di verde. Perfetta la scelta di una mostra come questa, e soprattutto coerente con lo spirito del luogo impostato a uno stile mai sopra le righe,  che rispetta le tradizioni ma attento all'evoluzione e alle novità del contemporaneo. Proprio come il tipo di fotografia di Vigo  "con l'occhio alla tecnica del passato e la morbidezza del ritratto moderno" ha scritto Lanfranco Colombo, gallerista e forse il massimo esponente nella storia della fotografia italiana. Milanese, studi a Ginevra, giornalista professionista, Vigo lascia la sua attività di fashion  editor in Rizzoli  per trasferirsi a New York e specializzarsi in fotografia, prima all'International  Center of Photography  poi con Robert Mapplethorpe  per il ritratto in bianco e nero. Di cui questa mostra è una significativa testimonianza, dove si coglie, come ha detto di lei  Franco  Zeffirelli, la capacità di “captare e raccontare l'attimo fuggente rendendolo memorabile".


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