Capita sempre più spesso che il teatro prenda dalla letteratura, narrativa o saggistica che sia. La trasposizione non è certo semplice, specie se si tratta di un romanzo come Il sentiero dei nidi di ragno da cui è stato tratto l’omonimo “percorso di parole e musica per Italo Calvino” al Teatro Franco Parenti di Milano da ieri fino a domenica 21. Tanto più che lo spettacolo, con la regia di Paolo Bignamini e l’adattamento di Giulia Asselta, che è anche aiuto regista, prodotto da CMC/Nidodiragno (in collaborazione con il Teatro degli Incamminati e l' Associazione culturale LetterAltura di Verbania), è un monologo.
In scena Stefano Annoni, uno dei più versatili attori della nuova generazione, accompagnato dal suono dell’ottima fisarmonica di Katerina Haidukova (Bielorussia, classe 1999). La storia, datata nella seconda guerra mondiale, è quella di Pin, un adolescente spavaldo, che preferisce confrontarsi con gli adulti piuttosto che con i coetanei. Preso in questo vortice ruba una pistola a un tedesco ed entra nei partigiani, per ritornare poi al sentiero dei nidi di ragno, l’unico luogo in cui non si sente solo. Per raccontare la storia Annoni interpreta i personaggi più diversi, cambiando in modo straordinario voce, atteggiamenti, accenti, movimenti del corpo, espressioni del viso. Dall'autore, appunto Calvino, che vorrebbe scrivere una storia sul mondo partigiano a Pin e a tutti gli adulti con cui viene a contatto, dal cattivo, che lo prende in qualche modo sotto la sua ala, al traditore, dal quasi eroe al militare, al borsanerista, fino a Nera, la sorella di Pin, con cui il ragazzo ha un rapporto distorto. Sempre da solo Annoni riesce a far rivivere i dialoghi, gli incontri, i confronti, gli scontri. Si abbassa per parlare con Pin nella parte dell’adulto, e un secondo dopo è Pin che guarda dal basso all’alto l’adulto. I movimenti svelti e un po’ goffi del ragazzino si alternano a quelli più studiati dell’adulto. E tutto in un’atmosfera se non proprio di suspense, comunque di curiosità per sapere cosa succederà. In cui Annoni riesce a coinvolgere il pubblico, anche stimolandolo con passaggi tra le poltrone e domande non sempre retoriche. Perfetto il finale con la famosa canzone del partigiano, ripresa dai Cantacronache, collettivo di musicisti e letterati, nato a Torino nel 1957 e scioltosi nel 1962, di cui faceva parte lo stesso Calvino.
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