sabato 17 dicembre 2022

RIVIVERE L'ORRORE

Che sia uno spettacolo straordinario l’hanno detto le critiche e i commenti del pubblico. Ma solo vedendo Il Rumore del silenzio al Teatro della Cooperativa di Milano se ne comprende davvero il livello altissimo. Una capacità di emozionare e dare i brividi che difficilmente si vede sul palcoscenico. 



In scena Laura Curino e Renato Sarti, che ha anche scritto il testo e curato la regia. Due sole persone che riescono a impersonare il pensiero, il dialogo, il dolore, le espressioni dei molti coinvolti in quello che è stato uno degli episodi più tragici del dopoguerra: la strage di Piazza Fontana a Milano, nella Banca dell’Agricoltura del 12 dicembre 1969, in cui morirono 17 persone e ne rimasero ferite 86, di cui alcune  gravemente.  Una strage, causata da una bomba, di cui i mandanti, per quanto chiari fin dall’inizio, sono stati  nascosti e protetti con processi-farsa portando a condanne ingiuste e alla morte d’innocenti. Renato Sarti inizia raccontando delle sue prime esperienze in una Milano in cui stava arrivando il sessantotto, con ironia, qualche brano musicale giusto per i riti dell’epoca (Non arrossire di Gaber), la voglia di fare, la ricerca di un lavoro. Poi improvvisamente uno scoppio e incomincia la narrazione della strage per cui Sarti da voce fuori campo diventa interprete, assume il ruolo delle persone coinvolte, di quelli rimasti vivi e dei morti, rivissuti dai famigliari. Ed è singolare ed entusiasmante  questo mettere insieme momenti del quotidiano di persone normali con le fasi di una spaventosa  tragedia.  Dove anche gli oggetti sono protagonisti: una cintura per fermare un’emorragia, una macchina da scrivere, un telefono, un ritrovato pacchetto di una delle vittime, che diventa un crudele ambasciatore di morte . Laura Curino è Licia Pinelli, la moglie dell’anarchico, suicidato in Questura, ed è lei a raccontare la vita  che si spezza, le notizie che non arrivano o che arrivano ai famigliari, quando il telegiornale le ha già date. E’ l’orrore più forte, che dà i brividi per cui s’intuisce dietro un mondo di mostri veri, che non hanno niente a che vedere con quelli dati in pasto al pubblico attraverso i giornali. Il ritmo è incalzante, senza un attimo di tregua, ci si indigna, si avrebbe voglia di gridare, ma poi ci si accorge che è difficile trattenere il pianto.  A far da cornice, i disegni di Ugo Pierri e Giulio Peranzoni e la video installazione di Fabio Bettonica. Una scenografia apparentemente surreale, ma di fatto molto realistica e che va diritto al cuore, più di qualsiasi filmato. Peccato che domani sia l’ultimo giorno.



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