martedì 26 aprile 2016

SWIMMING EAR


In qualsiasi momento del giorno si guarda in alto a New York si vede un aereo, la sua scia, due scie che si incrociano o parallele: una visione disturbata ogni tanto dal passaggio più rumoroso di un elicottero. Guardare in alto a New York viene automatico, forse per vedere la fine dei grattacieli. Così si scorgono strani cilindri che sembrano ricoperti di paglia e non hanno nulla di tecnologico o metropolitano. Si colgono  dei particolari negli edifici: dorature inaspettate, decorazioni con mosaico,  scritte pubblicitarie di almeno 60 anni fa. Solo  guardando in alto  in Rockfeller Plaza si vede il trampolino di quella strana piscina nel classico azzurro intenso, messa in verticale e ovviamente vuota.  E’ lì da una decina 

di giorni ma sembra esserci sempre stata, si amalgama con il lusso dorato del luogo.  Ci starà fino al 3 giugno. Una targa vicina spiega che è opera di Elmgreen & Dragset e si chiama L’orecchio di Van Gogh. Il duo danese-norvegese,   non è la prima volta che, nell’esplorare le relazioni tra arte architettura design, si 
                          imbatte in una piscina.  Lo ha fatto nel 2009 alla Biennale di Venezia con Morte del collezionista. Se si vuole continuare con arte e paesaggio, il Moma è a due passi e il suo cortile è sempre aperto, anche a chi non ha tempo e voglia di visitare il museo. Ci si siede in una delle sedie metalliche intorno alla vasca, dove si buttano i cent, o nelle comode poltrone della caffetteria  e ci si guarda intorno.  Ci sono sculture di Picasso, Mirò, l’insegna della metropolitana parigina di Hector Guimard e incuriosenti installazioni contemporanee(foto al centro). 

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