Sui classici a teatro ci sono due scuole di
pensiero. C’è chi vuole la rappresentazione fedele all’originale, rinnovando
regia, costumi, musiche e aggiungendo al massimo qualche interessante gioco di
luci. E c’è chi invece preferisce un’interpretazione aggiornata, magari in
abiti attuali e ambientazioni contemporanee,
anche con modifiche nel testo. L’Avaro di Lello Arena, con la regia di
Claudio Di Palma, ora al Teatro Menotti di Milano fino al 23 gennaio, è ancora
qualcosa di diverso. Il vero protagonista non è Arpagone, quanto l’avarizia, più
che un difetto una concezione mentale che prevarica non solo i sentimenti, le
abitudini, gli affetti, ma il senso dell’esistenza stesso. Che non è legata ai
tempi, ma li attraversa, da quelli di Molière ai nostri. E Le sedie, di stili diversi, appese alle pareti di una
stanza fatta di porte a vetro, come una collezione, ne sono un’espressione. Tanto che gli attori sulla
scena si siedono per terra, eccetto Arena-Arpagone che si fa portare su una
sedia a rotelle da ospedale. Anche gli abiti non hanno epoca o piuttosto hanno
dettagli di tutte le epoche. Forte è la contrapposizione dei costumi eleganti,
in certi casi scintillanti e luminosi e
con dettagli preziosi, dei vari personaggi e l’informe cappotto
di pelle nera dell’avaro.giovedì 21 gennaio 2016
AVARO FOREVER
Sui classici a teatro ci sono due scuole di
pensiero. C’è chi vuole la rappresentazione fedele all’originale, rinnovando
regia, costumi, musiche e aggiungendo al massimo qualche interessante gioco di
luci. E c’è chi invece preferisce un’interpretazione aggiornata, magari in
abiti attuali e ambientazioni contemporanee,
anche con modifiche nel testo. L’Avaro di Lello Arena, con la regia di
Claudio Di Palma, ora al Teatro Menotti di Milano fino al 23 gennaio, è ancora
qualcosa di diverso. Il vero protagonista non è Arpagone, quanto l’avarizia, più
che un difetto una concezione mentale che prevarica non solo i sentimenti, le
abitudini, gli affetti, ma il senso dell’esistenza stesso. Che non è legata ai
tempi, ma li attraversa, da quelli di Molière ai nostri. E Le sedie, di stili diversi, appese alle pareti di una
stanza fatta di porte a vetro, come una collezione, ne sono un’espressione. Tanto che gli attori sulla
scena si siedono per terra, eccetto Arena-Arpagone che si fa portare su una
sedia a rotelle da ospedale. Anche gli abiti non hanno epoca o piuttosto hanno
dettagli di tutte le epoche. Forte è la contrapposizione dei costumi eleganti,
in certi casi scintillanti e luminosi e
con dettagli preziosi, dei vari personaggi e l’informe cappotto
di pelle nera dell’avaro.
Iscriviti a:
Commenti sul post (Atom)

Nessun commento:
Posta un commento