Un’eccezionale varietà di opere con svariati presupposti, contenuti diversissimi e, soprattutto, una pluralità di significati. Questo è ciò che si percepisce immediatamente nella mostra Gillo Dorfles. Ibridi e personaggi alla Paula Seegy Gallery di Via San Maurilio a Milano. A cura di Martina Corgnati, propone una selezione di lavori realizzati da Dorfles dal 1946 al 2013 e indicativi delle tappe della sua carriera artistica.
La varietà non è tanto nelle tecniche diverse usate che vanno dalla ceramica alla matita, dalla tempera agli acrilici, quanto nei soggetti (ibridi e personaggi ma non solo) e nel modo di ”raccontarli”. Anche se qualcuno sostiene che le opere non dovrebbero avere un titolo, quelli di Dorfles, non indicati per molte, sono invece fondamentali, imprescindibili per alcune, e intrisi di umorismo. Come Il regno vegetale per l’acrilico su tela in un inaspettato azzurro con cenni, forse, di vegetazione. 0 il ritratto dissacrante di Freud messo a nudo e in cui niente del suo corpo è a posto. S’intitola Il fustigatore l’acrilico dell’uomo con una frusta in mano e intorno animali o umani. Qui le tinte allegre sembrano voler ridicolizzare il personaggio nella sua inutile, retorica cattiveria (foto in alto). Senza titolo, perché lasciato all’immaginazione di chi guarda, il disegno con l’esile creatura futuribile (in basso a destra). Non poteva mancare l’acrilico su cartone di Vitriol, personaggio esoterico, e un po’ horror, inventato da Dorfles e in cui l’artista si rispecchiava. Il suo nome è l’acronimo di “visita l’interno della terra…troverai la pietra nascosta” in latino. Senza titolo le ciotole e i piatti in ceramica dove l’informale e il colore prevalgono su piccoli elementi realistici. Senza titolo anche il grande vaso-scultura in vetroresina (148x78 cm), che suggerisce le più svariate interpretazioni (in basso a sinistra). E che nella versione piccola (29 cm di altezza), in terracotta, s’intitola Africa. Puntando sul colore. Inaugurata ieri, la mostra chiude il 31 gennaio.













