venerdì 15 marzo 2024

CRONACA DI UNA SEPARAZIONE

Ci vuole audacia per mettere insieme due testi teatrali di autori diversissimi in un unico spettacolo. Anche se la locandina annuncia “liberamente tratto”. Ancora più se si stratta di testi di grandi autori quali Ibsen e Garcìa Marquez, quasi in antitesi tra loro. Soprattutto su una tematica di quel tipo. Se poi si aggiunge che si parla di un monologo di un’ora, lo spettacolo ha davvero il sapore di una sfida. Cronaca di una separazione la sfida la vince in pieno.  



Proprio sulle differenze ha giocato abilmente Roberto Cajafa, regista oltre che autore del testo. Ne viene fuori una particolare ambiguità, che la bravissima Cinzia Damassa riesce a cogliere e comunicare, rendendo lo spettacolo più che mai intrigante. Un susseguirsi di piccole sorprese che creano una suspense. La storia è quella di una donna al 25esimo anno di matrimonio, che lascia casa, marito e figli, proprio quando sono già in corso i preparativi di una grande festa per celebrare l’anniversario. “Per doveri verso me stessa” spiega così l’abbandono la donna. E li racconta, via via parlando del suo rapporto con il marito, di una storia d’amore che, iniziata con tutti i giusti presupposti, è sfumata via, con tradimenti, routine, sbagliati coinvolgimenti. Ogni tanto una voce fuori campo interloquisce, è quella del marito (Roberto Cajafa). Con frasi banali, dettate dalla volontà di trattenerla, ma fredde e poco convinte. Quel marito è anche l’inesistente figura seduta sua una poltrona a cui la moglie si rivolge ogni tanto per le accuse più forti, per rinfacciargli pezzi di vita inutile. Anche la gestualità di Damassa è studiata e convincente, tanto da riempire la scena. Mentre parla si cambia d’abito, rimane in vestaglia e sottoveste, prepara una grande, simbolica, valigia di legno, raccoglie i gioielli per buttarli via. Passa da momenti di lucida determinazione a piccoli istanti di commozione, quasi di rimpianto. La sfiora la rabbia, ma mai esaltata. Non c’è rassegnazione, ma s’intuisce, grazie alla sapiente recitazione,  che c’è stata.  Andato in scena al Teatro Laboratorio di Milano nei primi giorni di marzo, ci si augura che ritorni in altre date.  


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