venerdì 22 marzo 2024

LEGGERO COME IL FERRO

Quello che colpisce e intriga delle sculture di Salvatore Cuschera (Scarlino(GR), classe 1958) è la leggerezza, pur lavorando l’artista con un materiale come il ferro che è quanto di più antitetico al concetto di leggerezza. Da ieri al 25 aprile alla Paula Seegy Gallery di Milano sono in mostra, con il titolo Salvatore Cuschera a tutto tondo, una quarantina di sue opere. Sono lavori a parete e installazioni, per la maggior parte inediti, realizzati nell’ultimo decennio dall’artista, che vive tra Italia e Regno Unito. 



 

Alcune sono forme fini a se stesse, che lasciano spazio a possibili fantasie. In altre si intuisce un riferimento a una precisa realtà, confermata anche dai titoli, sempre poetici. Altre sono creazioni che introducono addirittura un movimento. Come l’installazione Seven Sisters, appesa a una parete, fatta di sette pezzi di ferro. In queste sculture la lavorazione ha creato dei giochi di pieni e vuoti che suggeriscono l’effetto di onde. Evocano le scogliere della Manica. C’è del movimento anche nel cerchio in cui sono inseriti dei poligoni che sembrano voler uscire all’esterno. S’intitola Rhapsody in Blue per quel profilo blu che delimita ulteriormente il cerchio. Pur prevalendo le forme geometriche, dato il materiale usato, è possibile anche nelle più piccole sculture vedere una vita, una vibrazione, immaginarle quasi come parte della natura. E tutto questo grazie alla capacità di Cuschera di rendere il ferro malleabile e creare saldature invisibili. “La sua opera è una sintesi di forza primigenia, di bellezza classica e di spirito di modernità: è uno slancio, il suo, verso nuovi orizzonti, dove l’arte plastica del passato e quella del presente si fondono per dare nuovo impulso alla creatività umana” commenta Luigi Sansone curatore della mostra. Completa il percorso espositivo Fra Cielo e terra, serie di opere completamente diverse, create da Cuschera dopo un viaggio in Senegal e Mali. Sono dei riquadri in tessuto con pennellate di colori forti, ispirati ai "bogolanfini", tessuti tipici del Mali,  ottenuti dalla reazione chimica tra cotone e argilla.   


 

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