venerdì 10 novembre 2023

L' ALTRA META' DEL CIELO

Brescia si riconferma vera capitale della cultura. Con una mostra che rivela l’importanza dell’arte, e quindi della cultura, per diffondere messaggi sociali e non solo. Finché non saremo libere al Museo di Santa Giulia, da domani al 28 gennaio, propone opere di artiste di diversi Paesi. Tema la condizione della donna con un focus particolare sull’Iran. “Il linguaggio artistico riesce a trasmettere l’annullamento del femminile da parte del regime” ha detto Francesca Bazoli, Presidente di Fondazione Brescia Musei che ha organizzato la mostra in collaborazione con Associazione Genesi (progetto interdisciplinare sul tema dei diritti umani) e il Festival della Pace (a Brescia da oggi al 25 novembre). La condizione della donna è considerata sotto tutti gli aspetti, fino al tema dell’ambiente, della guerra, della pace ecc. 





Anche i linguaggi artistici sono svariati, perfetti quindi per esprimere una variegata coralità d’intenti. Dai ritratti femminili dell’iraniana Sonia Balassanian, di cui uno è la copertina del catalogo
edito da Skira. Sul volto scritte a comporre una carta geografica del mondo per ricordare che la politica gioca sulla pelle delle persone. Come ha spiegato Roberto Rossini, Presidente del Consiglio Comunale, non è un’immagine provocatoria fine a se stessa, ma ribadisce come l’arte, oltre essere abbellimento, svolga un ruolo politico capace di animare il dibattito. L’ucraina Zhanna Kadyrova lavora con le piastrelle degli edifici abbattuti e ne ricava un abito sulla gruccia, messaggio positivo sulla capacità di trasformare. La cinese Hung Liu polemizza sulla propaganda del benessere nel regime, attraverso il dipinto di un bambino con il cartellino del prezzo appeso, che  rivela in realtà il suo sfruttamento (seconda foto dall'alto). Hangama Amiri, nata in un campo profughi afghano ora basata a New York, costruisce un arazzo con tessuti vari e foto recupero delle tradizioni (prima foto in alto). Sono installazioni video ispirate ad Alice nel Paese delle meraviglie quelle di Farideh Lashai, scomparsa nel 2013 di cui la figlia porta avanti una Fondazione a lei dedicata. Zoya Shokoohi, nata in Iran nel 1987, a Firenze dal 2015, si concentra sulle attività necessarie all’uomo contemporaneo ed ecco due performance in cui coinvolge il pubblico. Una con un’immensa torta di crema a forma di lettere dell’alfabeto, cucinata da lei stessa (terza foto dall'alto), l’altra con dei piccoli contenitori in cui il pubblico deve mettere il respiro (nella foto in basso la griglia con i contenitori). Non poteva mancare nella sezione Storia dell’Iran il cammeo dell'opera di Shirin Neshat: il fucile e le mani con scritte, unica parte del corpo femminile libere dallo chador. 

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