mercoledì 28 aprile 2021

TRACCE DI VITE LONTANE

S'inaugura il 21 maggio. Ma gli schizzi e le foto che documentano gli allestimenti, l’entusiasmo dei curatori, il titolo Sulle Tracce di Clemente, promettono un’esposizione quanto mai interessante. E’ al Museo Nazionale archeologico ed etnografico Giovanni Antonio Sanna di Sassari, nato come Regio Museo Antiquario nel 1878 e diventato tale nel 1931, quando la figlia dell’industriale e politico fece costruire l’edificio principale.  Il titolo, invece, viene dal nome del padiglione dove si tiene la mostra. Ricorda Gavino Clemente, noto ebanista sassarese, e la sua donazione: una collezione etnografica, che costituisce la parte più importante della sezione ed è la più antica della Sardegna. Raccoglie reperti che vanno dall’Ottocento al Novecento. Comprende tessuti, legni, ceramiche, gioielli, mobili, cesti, armi, utensili, abiti che la rassegna vuole valorizzare. Un’impresa non facile, data la quantità e la varietà del materiale, che mette insieme oggetti di valore, epoche, usi svariatissimi. 




Era fondamentale trovare qualcuno che avesse una cultura sull’argomento, ma che sapesse intervenire con un taglio particolare, forte, inaspettato. Proprio la sorpresa è quello su cui ha puntato l’allestitore d’eccezione, lo stilista Antonio Marras (nelle foto Marras al lavoro e un suo schizzo). Non ha creato un percorso cronologico e neppure ha seguito logiche precise. I reperti sono collocati vicini per affinità, ma anche per contrasto. “Ho mischiato le epoche, non c’è cronologia. Voglio che il visitatore sia stupito, sorpreso, anche spiazzato” spiega Marras. E aggiunge che è nella sua natura raccogliere, dare valore e riportare in vita  oggetti non tenuti in considerazione, messi da parte, considerati morti, ma capaci di dare emozioni. Molti i costumi tradizionali delle varie comunità dell’isola, che ne raccontano la storia, le influenze stratificate, gli influssi fenici, arabi, bizantini, catalani, spagnoli. In una sala sei oggetti sono collegati ad altrettanti scrittori che su questi hanno costruito un racconto le cui parole, con una musica composta da Paolo Fresu, diventano colonna sonora dell’ambiente. La mostra chiude il 21 maggio 2022.  


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