martedì 15 settembre 2015

COSA C'E' IN UNA SCARPA?


Cosa c’è in un nome? Molto di più di quello che pensa il grande Shakespeare,  almeno secondo la sua famosa frase sulla rosa e il suo profumo. E  di certo i pubblicitari e gli uomini di marketing  hanno da dire parecchio in proposito. Chissà quanti prodotti avrebbero meno successo se chiamati in modo diverso? Essere una parola  memorizzabile è di sicuro  un grande vantaggio, superato in questo momento  dall’essere anche internazionale.  Un esempio  a sostegno è Geox. Come ha spiegato  il presidente e fondatore dell’azienda, Mario Moretti Polegato, è composta da geo  che significa terra in greco quindi rimanda al camminare e alla natura e da una x che aggiunge un plus di tecnologia: un nome breve ma soprattutto  adattabile a qualsiasi lingua. Ma non è per questo, che nei 115 paesi dove Geox esporta, il 65% della 
popolazione conosce il marchio. Il nome è importante ma non determinante. Più giusto quindi chiedersi cosa c’è in una scarpa? O meglio cosa ci dovrebbe essere. Stile, eleganza e ovviamente confort. Sul confort e il benessere Geox punta da 25 anni, senza mai fermarsi. Dalla scoperta della scarpa che respira, continua a  cercare il meglio. Non a caso il 2% del fatturato viene reinvestito nella ricerca tecnologica, con  15 ingegneri  che lavorano all’interno e varie collaborazioni e consulenze da diverse Università.L’obiettivo che  ora persegue in contemporanea è l’aspetto moda, all’altezza dell’osannato made in Italy. E sembra essere a buon punto dal momento che con le sue scarpe Geox è sponsor tecnico del Padiglione Italia per Expo. Che non significa solo avere fornito 900 pezzi tra uomo e donna per il personale. Ma anche la nuova sneaker  Nebula in camoscio e rete nylon per lui, e la raffinatissima Elina con tacco 6 cm e fibbia in metallo argentato per lei, entrambe perfettamente di tendenza.  

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