lunedì 15 dicembre 2014

VOGLIO SOLO TE'


Se si mettono a confronto tè e caffè e il loro uso nel mondo occidentale, il primo ne esce distrutto e annientato. Il caffè sembra essere una condizione per vivere, qualcosa da cui non si può prescindere. E’ il protagonista delle frasi luogo comune:“Senza un caffè la mattina non connetto”. “Il  primo pensiero quando mi sveglio è il caffè”. “Riesco ad aprire gli occhi solo davanti a un caffè”. E’ la motivazione per un incontro rapido: “Vediamoci per un caffè”. Nessuno  direbbe mai “Vediamoci per un tè”. Eppure la negletta bevanda ha lunghe tradizioni e antichi rituali. Ha una sua ora, le sue sale e per molti decenni è stata la motivazione per un ricevimento in grande stile (“La bevanda che permette anche a un                            povero di ricevere come un principe” scriveva Pittigrilli).  L’invito di signore per un tè, annunciato con giorni di anticipo, richiedeva abiti, orari, servizio, porcellane, argenti. “Venga a prendere un caffè da noi” non necessita di una preparazione, si dice ai vicini o a persone in confidenza. Anche nel modo d’uso il tè guarda alle tradizioni, il caffè si rinnova, a cominciare dalle apparecchiature. Pure il packaging si differenzia.  Chi regalerebbe una confezione di caffè? Invece il tè si presta a diventare un oggetto-dono. Ne è un esempio  la scatola del  Tsarevna Kusmi Tea, il tè di Natale nero speziato di base con aromi d’arancia, vaniglia e mandorla.  Racconta la storia  di quel  Pavel  Kousmichoff di S.Pietroburgo fornitore degli zar, con la sua casa del tè fondata  nel 1867, che, fuggito dalla rivoluzione del 1917, apre una boutique a Parigi,  abbreviando il suo nome in Kusmi. Quindi si espande a New York, Londra, Berlino. Ora il marchio è di proprietà della famiglia Orebi, nel settore dal 1935, e ha negozi nelle più importanti città, in Italia solo a Milano. Accanto alle vecchie “boites”, rivisitate fedelmente, e alle centennali miscele, ci sono nuovi tè “salutistici” con  packaging  contemporanei e di design.  Come  dicono gli eleganti still life del fotografo Dimitri Tolstoï, discendente dello scrittore.


   

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