domenica 5 gennaio 2014

LA NOBILTA' DELLO STRACCIO

La Vergine degli stracci di Michelangelo Pistoletto

Che lo straccio possa avere una sua dignità lo dice la  traduzione francese della parola, chiffon. La stessa usata per uno dei tessuti preferiti del guardaroba da sera di una signora. Che gli stracci siano importanti dal punto di vista economico,  lo rivela addirittura   una città,  Prato, che sulla rigenerazione della lana a partire dagli stracci ha creato la sua fiorente attività. Non deve quindi stupire il titolo “Cenci chic. La nobiltà dello straccio” dato allo workshop di moda  organizzato a Firenze, dal 7 al 9 gennaio (durante il Pitti Immagine Uomo), dallo IED, istituto europeo di design, nella sua sede di Via Bufalini.  Sotto la guida dello stilista Moreno Ferrari (noto per aver lavorato per marchi di ricerca come Stone Island e Moleskine) gli “allievi” esprimeranno la loro creatività, lavorando appunto sugli stracci. Se poi qualcuno ha ancora delle perplessità sulla nobiltà dello straccio, l’opera  di Michelangelo Pistoletto, forse una delle più significative dell’arte povera, le elimina completamente. Creata nel 1967 la Vergine degli stracci, esposta  al museo di Rivoli, è realizzata con il calco di una riproduzione della Venere con la mela dello scultore neoclassico Bertel Thorvalden. E’ di spalle, per una migliore citazione delle più famose Veneri, da quella di Milo ma soprattutto alla Callipigia e  davanti a lei, bianchissima, c’è una montagna di stracci colorati. In questo caso lo straccio è sì parte di un’opera d’arte, ma  rappresenta anche l’obsolescenza dell’effimero, dell’abito contro l’immortalità dell’arte. O ancora la bellezza ideale che resta e il quotidiano che si consuma. Ma anche il bianco, la purezza, l’immutabilità  del classico, e il colore e la molteplicità di aspetti del futuro. Comunque fa riflettere. Per info: www.ied.it/firenze

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