Fa sempre piacere l’uscita di un libro che parli di donne che si sono distinte in campi ritenuti per secoli “feudi” maschili. Soprattutto se chi l’ha scritto appartiene a quel “campo”. Ma non è solo questo che ha reso interessante e intrigante la presentazione di La scienza al femminile. Storie e testimonianze di Maria Pia Abbracchio (Franco Angeli Editore).Scritto con il contributo di Giacomo Lorenzini, citato in copertina e di altri dodici collaboratori.
E’ stato un insieme di fattori. Intanto il luogo, il piacevole piazzale davanti alla libreria Capurro di Recco, che da anni organizza incontri seguitissimi e molto partecipati. Poi l’introduzione di Federico Rampini, non solo personaggio per creare audience, ma intervistatore coinvolto, con domande giuste per stimolare l’autrice, senza minimamente imporre la sua persona e le sue esperienze, come sovente succede quando a presentare un libro c’è un personaggio più noto del presentato. E non certo ultimi gli interventi di Abbracchio che, nonostante il suo importante curriculum professionale(ora professoressa ordinaria di Farmacologia dell’Università degli Studi di Milano, dove è stata prorettrice vicaria con delega a Ricerca e Innovazione per sei anni) ha parlato in modo incuriosente e mai sentenzioso. Ha raccontato storie di scienziate “incomprese”, senza mai cadere nel "drammatizzante", o di atteggiamenti maschilisti senza indulgere nella polemica spicciola. Ha anche esposto proposte, contenute nel libro naturalmente, per migliorare la situazione, utili soprattutto alle giovani generazioni. Sempre lontana dai soliti schemi fissi in odore di vetero-femminismo, purtroppo ancora presente e controproducente. Grazie anche a una sottile vena di ironia, come nel racconto autobiografico dell’incontro con il notaio, scambiata per segretaria perché bella e giovane. Toni misurati, mai polemici o superficiali nelle domande del pubblico, che hanno ricevuto risposte pertinenti e anche costruttive.
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