Stilizzati ballerini compaiono sul palcoscenico, apparentemente sono nudi, ma di una nudità non provocante, eterea. In realtà indossano attillate tute color carne. Si fa fatica a distinguerne il sesso. A sorpresa, a poco a poco, perdono peso e consistenza e si librano verso l’alto. Sul palcoscenico restano i loro corpi distesi, abbandonati come inutili fardelli. Dopo un po’ di tempo si scopre che non sono immobili, muoiono braccia e gambe, con eleganza e ritmo. Sono i cinque ballerini che, riflessi in un enorme specchio inclinato, diventano le creature volanti. Non a caso lo spettacolo s'intitola Fellini Dream e la compagnia No Gravity . Ed è in prima milanese al Teatro Menotti Filippo Perego fino al 1° dicembre.
I danzatori, che sembrano “sfidare le leggi gravitazionali”, sono la Compagnia di Danza di Emiliano Pellisari , che cura le scene, i costumi, le luci, importantissime, e ovviamente la straordinaria coreografia, insieme a Mariana Porceddu, in arte Mariana/P, che è anche la prima ballerina. E’ lei al centro di questo sogno felliniano, ribadito dalle musiche di Nino Rota. Oltre che da continui riferimenti, più o meno forti, alla creatività del grande regista. Come le strane suore che circondano la protagonista e all’improvviso spiccano il volo e diventano farfalle. O i cerchi formati dai ballerini ed enfatizzati da mantelli, che si muovono come nuvole, i palloncini, gli ombrelli. O ancora il pagliaccio bianco vestito con il surreale cappello a cono. Tutti “freschi” del sogno da cui sono usciti. L’incantesimo continua, forse un po’trascinato. E non perché si rompe la magia, che all’inizio davvero sorprende e affascina.
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