Più che una mostra è un viaggio in settant’anni di vita quotidiana, di arte, di spettacolo, di politica in Italia, raccontati attraverso la creatività multiforme di Tinin Mantegazza (1931-2020). Non a caso s’intitola Tinin Mantegazza, le sette vite di un creativo irriverente. E’ stata inaugurata il 16 ottobre al Teatro Bruno Munari di Milano, progettato da Italo Rota e ora affidato al Teatro del Buratto, che ha curato l’allestimento dell’esposizione.
Da vedere, distribuiti su due piani teatro compreso, 250 pezzi tra foto, pupazzi, oggetti, disegni, dipinti, filmati provenienti in prevalenza dal Museo Civico delle Cappuccine di Bagnocavallo che, insieme a Velia Mantegazza regista e moglie dell’artista, ha collaborato alla realizzazione della mostra. Questa prevede un percorso di nove sezioni. Una prima è dedicata ai lavori di Tinin e Velia per il Teatro Verdi e il Teatro del Buratto. Sono pupazzi, video, oggetti di scena per vari spettacoli, dal primo L’Histoire du soldat del 1975 ad altri con la voce di Paolo Poli, Ornella Vanoni, Lucio Dalla, le musiche di Franco Battiato, la consulenza scenografica di Alik Cavaliere. Vere pietre miliari del teatro di animazione. Una seconda sezione racconta con ritratti e disegni i legami di Tinin con i suoi amici pittori e illustratori, tra i quali Pericoli, Luzzati, Munari, Fontana. L’amicizia con il mondo di Brera e del cabaret milanese anni ‘60 è, invece, testimoniata in un’altra sezione da foto di Lauzi, Gaber, Cochi e Renato, Jannacci, Umberto Eco. Poi ci sono i pupazzi creati per gli spettacoli in TV, tra cui il famoso Dodò (v.foto). Quindi i racconti e le filastrocche illustrati e le collaborazioni per Il Corriere dei Piccoli. E infine, una sezione a luci rosse, che viene opportunamente occultata in caso di visite di bambini, dove il talento arguto e irriverente di Tinin è lanciato a mille. La mostra chiude il 21 novembre. L’ingresso gratuito è solo con prenotazione obbligatoria e visita guidata (prenotazione@teatrodelburatto.it).
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