martedì 15 luglio 2014

OMERO DA MARE


La cornice ha una sua importanza, ma non è sufficiente per salvare un contenuto inesistente. Anzi, nel caso della location di uno spettacolo potrebbe creare delle aspettative molto alte, difficili da eguagliare. Un esempio. La locandina esposta a Pieve Ligure (paese nella riviera di Levante a una quindicina di km da Genova)   annunciava per l’11 luglio alle 21,30, Tullio Solenghi con la lettura del canto XIX  
dell’Odissea,  allo Scalo  Torre. Quella sera il luogo,  anche per chi lo conosceva già,  aveva  tutta una serie di ingredienti per sorprendere piacevolmente. Il sole che calava lasciando solo una leggera linea rossa, la luna quasi piena, qualche nuvola minacciosa ma non troppo, per creare suspense, il mare che faceva notare la sua presenza rumoreggiando ma senza effetti facili e un piccolo palco improvvisato sugli scogli, con un leggio e l’orizzonte come sfondo. Dopo l’ introduzione  del sindaco e di Sergio Maifredi, regista e ideatore di “Odissea un racconto mediterraneo” progetto teatrale che da anni porta avanti negli  scali e nei lungomare, è arrivato Tullio Solenghi. Qualche frase di prammatica ed è iniziato il recital. Cosa  sarebbe successo se al suo posto ci fosse stato un lettore qualsiasi?  Sarebbe stato sufficiente  per il pubblico guardarsi intorno e bearsi della luce che calava, del rumore sempre variabile delle onde? Certo il problema nessuno se lo è posto, perché è stato un ininterrotto crescendo di emozioni. Dal recitato al discorsivo,  dal ricordo al commento ironico, dalla risata alla riflessione. Dalle osservazioni dotte agli aneddoti divertenti. Alle irresistibili letture, con spiccato accento emiliano dell’ Odissea di Tonino Guerra, in napoletano del tema di uno scolaro tratto da “Io speriamo che me la cavo” di Marcello D’Orta. Fino  a quella del canto XIX  dell’Odissea con l’incontro di Penelope e Ulisse, che si finge mendicante. Nella traduzione di Rosa Calzecchi Onesti, più convincente della “scolastica-istituzionale” di Ippolito Pindemonte. E’ vero, come ha detto Solenghi, che l’Odissea è una storia che può continuare a suscitare interesse per l’attualità del protagonista,  ma  riuscire a intrattenere il pubblico per quasi due ore semplicemente leggendone qualche pagina  è comunque una bella sfida... Anche in un luogo perfetto, da cartolina,  come lo scalo Torre di Pieve Ligure, in una splendida serata di luglio. www.teatropubblicoligure.it
  

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