venerdì 16 marzo 2018

MUSICA E MOLTO ALTRO


Una mostra sulle discoteche? Che senso ha? Night fever è al Vitra
Museum di Basilea dal 17 marzo al 9 settembre.  Ma allora le disco  in qualche modo sono legate all'architettura e al design? Si, perché negli anni 60, 70,  80, fino ai 90 non sono state solo un luogo dove si ballava, avulso dalla vita normale. Ma anche  uno spazio di aggregazione, dove si andava a ballare e ad ascoltare musica certo, ma soprattutto si sperimentavano modi di vita, ci si  emozionava , si entrava in contatto  fisico con gli altri. Si parla  delle  discoteche tipo lo Studio 54 di New York, nata nel 1977, o dell’Area  aperta nel 1982, sempre a Manhattan ma nel nascente quartiere di Tribeca. Lì si incontravano personaggi come Andy Warhol, ma anche artisti,
musicisti, scrittori. Che diventavano un motivo di attrazione, ma nello stesso tempo le discoteche per loro erano fonte di ispirazione.  Arhitetti e designer  famosi ci hanno lavorato, per loro è stata una  strada per provare nuovi materiali, nuove soluzioni, sempre più azzardate, sofisticate, evocative, che volevano e
dovevano fare notizia. Quasi sempre i progettisti avevano carta bianca, cosa impossibile da ottenere da qualsiasi altro committente. C'era una continua voglia di rinnovarsi, di trovare l'effetto sorpresa. Le discoteche hanno raccontato l’evoluzione del costume e degli  stili di vita, i cambiamenti, le rivoluzioni. Sono state la rappresentazione di un momento storico. Il percorso della mostra si sviluppa su quattro sale, precedute all'ingresso da un esempio di discoteca mobile (foto in alto). Da una Smart,la cui azienda produttrice è sponsor dell'esposizione  come Hugo Boss, esce una specie di gru che termina con una piattaforma  su cui una deejay  lavora alla  consolle. Ogni tanto l'auto sprigiona nuvole di fumo in pieno stile disco. All'interno immagini di discoteche con i loro simboli, le foto dei personaggi  che ne raccontano la storia, quelle di feste pazze, di sfilate(foto al centro). Così il Palladium di Manhattan progettato da Arata Isozaki (foto in basso), la discoteca Flash Back di Borgo San Dalmazzo, vicino a Firenze, ispirata a Paolina  Borghese. La famosa  Tresor di Berlino, nel palazzone neoclassico, è invece ricordata con una maquette. Di Cerebrum di Manhattan, nata nel 1968 e durata un anno, ci sono le foto della gente in accappatoio, perché così si stava, spogliati dei propri abiti in una specie di Nirvana, genere new age. Sempre in quella sala in un video si agita John Travolta, dio del sabato sera, per definizione. Su manichini tre abiti da disco e in una vetrinetta una giacca  in denim interamente ricoperta di chiodi d'oro, considerata ideale per il deejay e progettata da un pool di stilisti tra cui Givenchy e Jean Paul Gaultier. O ancora una serie di riviste patinate  sull’argomento. A differenza di quanto ci si potrebbe aspettare non c’è nessun pezzo d’arredamento, eccetto quattro sedute   tra cui la poltroncina  rosa e kitsch  di Gufram, design Gianni Arnaudo per il Flash Back. Di grande effetto infine l'installazione interattiva dell'artista Konstantin Grcic e del light designer Matthias Singer,  che ricrea l’effetto  discoteca con giochi di luce e  cuffie dalle svariate compilation, che pendono dal soffitto a disposizione dei visitatori.

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