giovedì 15 gennaio 2015

RAGIONE E SENTIMENTO


 Monna Lisa di Warhol
 Bellina di Gherardini
Se la vera eleganza dell’uomo sta nel non farsi notare, il 90 % di quello che la moda propone è inelegante. A prescindere dal fatto che ormai per blogger e fotografi improvvisati le icone sono quelli che vestono in modo inutilmente eccentrico. Non tutti gli uomini, fortunatamente, sentono l’esigenza di farsi notare. Questo non significa che si vestono per coprirsi . Tra i clown e gli uomini grigi, ci sono gli uomini che tutte le donne vorrebbero, che  non si fanno notare  per l’abito, ma che sanno scegliere quello che  li rende più attraenti. Ed è per loro che la moda si evolve con ragione e sentimento. Paolo Pecora mette insieme “un’estetica neo-borghese a un genere neo-preppy informale”. Per questo rivisita le forme, rendendole   più segnate o più ampie. Prova nuovi tagli come la manica a kimono. Mette il neoprene all’interno del cappotto in lana di un gessato rivisto, fil rouge della collezione .
 Teatro della Pergola
Come sempre Pitti W, per la moda donna, non sembra all’altezza del resto della fiera. Si va da proposte banali di cui non si sente minimamente il bisogno a eccessi per stupire. Con le dovute eccezioni, come le borse in coccodrillo di Giosa, in oro o in un innovativo  bianco e nero optical. All’esterno invece c’è qualcosa di più soddisfacente. Come  le sneaker gioiello Shine Baby Shine di Pinko, con ricami couture e dettagli scintillanti.  O la collezione understatement-chic, ispirata agli abiti da lavoro,  dell’inglese Margaret Howell, che ha aperto a Firenze il primo negozio italiano. O la rivisitazione in chiave pop della borsa Bellina di Gherardini, in omaggio alla Mona Lisa di Andy Warhol esposta   nella boutique di Firenze e da sabato in quella milanese di Via Spiga. O la maglieria di Distante Cashmere disegnata da Siglinda Paoletti. Accanto alla collezione di capi, in cashmere of course,trattati sartorialmente e con colori inediti, come il corallo o il verde mela, presenta una capsule collection per la viaggiatrice. Una decina di pezzi, praticamente un guardaroba, in cashmere midnight blu, che entra in una piccola borsa. Dall’abito  con schiena più velata per la sera seducente al giacchino da sovrapporgli per la riunione del mattino, al soprabito, al piccolo top, ai pantaloni ampi che sostituiscono una gonna longuette.
Un po’ lunga e forse un po’ anni Settanta, ma sicuramente intrigante Cloakroom,  performance ideata e interpretata da una straordinaria Tilda Swinton insieme a Oliver Saillard, direttore del Palais Galliera, museo della moda di Parigi, oltre che performer. Nel saloncino tutto stucchi del settecentesco Teatro della Pergola, uno dei più antichi d’Italia, per un’ora, l’attrice inglese dialoga con indumenti e accessori, che si lasciano  nei guardaroba di teatri e ristoranti, in questo caso dati da persone del pubblico in cambio di regolare bigliettino. Li accarezza, li osserva, li guarda impaurita, li bacia, li piega con cura, ci si avvolge dentro, e poi li appoggia sul tavolo . Oliver li prende e li consegna a una terza persona che li sistema. Da quei pezzi di abbigliamento Tilda sembra intuire delle storie, acchiappa frammenti di vita, trae gioia,   energia, talvolta si commuove. Ogni tanto si distende sul tavolo come soffocata dai troppi pensieri che questi oggetti le comunicano.

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