venerdì 11 aprile 2025

DESIGN EVERYWHERE

Il design è dappertutto, ma nel Fuorisalone c’è un’insistenza a ricordarlo. Soprattutto a mostrarne le contaminazioni. Sempre più audaci, forti, al limite del provocatorio. Cosa c’entra il Pratone di Gufram, con i piccoli gioielli di Dodo? Tutti e due si ispirano alla natura, il primo riproducendo in chiave pop-amplificata un pezzo di prato, il secondo prendendo spunti dagli animali come il dodo, uccello estinto endemico di Mauritius, e altre forme di vita. E così nella boutique milanese di Dodo è stato presentato Pratone Forever una versione miniaturizzata dell’originale, con 25 steli verdi in poliuretano rivestiti di lana bouclé. Anche un’idea di contenitore per collane e catenine. 





Valextra e design sono un binomio da sempre, ma ValextraVocabolario è un’ulteriore scenografica conferma. Alla sua seconda edizione l’elegante valigetta s’incontra con lo Studio di Design Zavan e nuovi cubi di colori magici s’incastrano negli scomparti del ripiano per un gioco tutto da inventare. L’artista francese Thomas Lelu per Laneus, (nella foto in basso) brand italiano di alta maglieria, ha creato una capsule collection fatta di un pouf, un cuscino e una coperta, con tutte le caratteristiche di raffinatezza e costruzione del marchio, sui quali ha scritto le sue citazioni inedite e ironiche. Nella boutique Eleventy, sembrano creati apposta per completare l’arredo e accordarsi con i capi esposti, i due tappeti della Jaipur Rugs Limited Edition disegnati da Daaa Haus per Cardex. Uno, appeso, è un perfetto sfondo per la vetrina, l’altro, al piano sopra per terra, ricorda un piccolo, delizioso prato che non si vorrebbe calpestare. Un altro incontro è stato quello di Drumohr, marchio di maglieria, e Altreforme, azienda leader nell’arredamento specializzata nella trasformazione dell’alluminio in mobili. Al di là del design, inteso come ricerca di un’estetica, il punto comune dei due, oltre l’artigianalità, è il gusto della personalizzazione, come  la lavorazione a biscottino per Drumohr e come raccontano i capi appesi e gli oggetti “ospiti” esposti (foto in alto). 


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