Difficile descrivere le opere di Alighiero Boetti, impossibile non rimanerne colpiti. “Nessun ordine, nessuna gerarchia. Un bozzetto, una foto, un invito, una cartolina, un ricamo. Solo cose belle di Boetti su Boetti, per capire forse meglio il suo lavoro e il suo pensiero” scrive Agata, la figlia del Maestro dell’Arte Povera morto nel 1994 a soli 54 anni. Roma lo celebra con due mostre, una Alighiero e Boetti. Raddoppiare dimezzando nella cinquecentesca Accademia di S.Luca, vicino a Fontana di Trevi, l’altra Alighiero Boetti. Cabinet de curiosités alla Galleria Tornabuoni Arte, in via Bocca di Leone.
Nella prima una statua-autoritratto di Boetti in bronzo accoglie i visitatori nel porticato borrominiano. All’interno una resistenza elettrica che la surriscalda. In mano tiene una pompa che zampilla, però, di acqua fredda (foto al centro a sinistra). Descrive il processo creativo dell’artista, il suo passaggio dalla tensione al rilassamento che ne segue. E’ uno dei rari pezzi unici o comunque che non rientra nei temi del "doppio" e della "proliferazione". Insieme a Io che prendo il sole a Torino il 19 gennaio 1969, disteso sul pavimento della prima sala. In realtà è composto da 111 elementi di cemento. Negli spaziosi saloni le altissime pareti sono interamente tappezzate dalle opere, dietro al vetro con sottili cornici di legno. Segni grafici, ripetuti con piccole varianti di colori o in dimensioni crescenti. O ancora 506 buste affrancate e altrettanti disegni in tecnica mista realizzati con la collaborazione delle Poste Francesi, del Centro d’arte contemporanea di Grenoble, del Museo delle poste (foto al centro). In altri quadri ci sono simboli affiancati ad altri simili, che di casella in casella vengono a comporre un insieme : è la storia della "moltiplicazione". Impossibile riuscire a vedere tutti i passaggi, come quasi impossibile distogliere l’attenzione. Vale la pena però distrarsi un attimo per osservare lo straordinario pavimento. Totalmente diverso il Cabinet de curiosités a Tornabuoni Arte. Oltre alle opere sono esposti, e sono anch'essi opere, documenti inediti, cartoline, schizzi, progetti, appunti del quotidiano sulle cose da fare, le spese ecc. Provengono dalla collezione di Agata Boetti e danno vita al personaggio, al suo modo di lavorare, alla sua creatività. Oltre a un video e a una ventina di foto in bianco e nero scattate dal fotografo Giorgio Colombo tra il 1966 e il 1993 (foto in basso). Ci sono i quadretti con le parole, gli speciali ricami, le mappe, forse le sue opere più conosciute. Un’intera stanza è dedicata a Muro e a Zoo. Il primo è un insieme di disegni, foto, schizzi, nato come taccuino di appunti e progetti da sviluppare. Il secondo, pensato dall’artista come un gioco da fare con i figli Agata e Matteo, è un’installazione composta da centinaia di animaletti di plastica e un tappeto con una mappa (foto in alto). La mostra all’Accademia di S.Luca chiude il 15 febbraio 2025, quella in Tornabuoni Arte il 22 febbraio.
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