giovedì 26 gennaio 2023

NEI GIORNI DELLA MEMORIA

Si ascolta attoniti, ci si appassiona, ci si commuove, ci si arrabbia, ci si indigna, tutto in un silenzio toccante. E’ una mazzata al cuore, un calcio nello stomaco, però quando finisce si vorrebbe che continuasse e soprattutto si vorrebbe che lo spettacolo fosse diffuso dappertutto, recitato nei teatri, proiettato in tv, nei cinema, nelle scuole.  E’ Matilde e il tram per San Vittore fino al 29 gennaio al Teatro della Cooperativa di Milano. Con testo e regia di Renato Sarti, è tratto dal libro Dalla fabbrica ai lager di Giuseppe Valota, uno dei presidenti dell’ANED (Associazione Nazionale Ex Deportati Nei campi nazisti) recentemente scomparso, figlio di un deportato morto a Mauthausen. 



Sul palcoscenico le bravissime Rossana Mola e Marta Marangoni che, nei panni di due operaie, raccontano in diretta, o revocando, ricordando, anche prevedendo, cosa è successo a chi nei primi anni 40 si oppose al fascismo. Ai lavoratori che per aver scioperato furono imprigionati e deportati nei campi di concentramento, senza un processo. Uomini e anche donne che da un giorno all’altro, per una delazione, furono strappati alle famiglie e di loro non si seppe più nulla. Parlando anche in dialetto milanese le due attrici ricostruiscono l’atmosfera di tensione, di paura, il non fidarsi di nessuno che si respirava in quei tempi. Sulla scena dei tavoloni metallici da mensa su cui mangiano, leggono comunicati di nascosto. Gli stessi tavoli diventano le pareti di una casa o di una fabbrica per ricreare, con il loro abbattimento, il frastuono delle catene di montaggio. Nella realtà, dei 570 deportati dalle fabbriche italiane 223 non tornarono e dieci morirono per le malattie contratte nel lager. Ma, come si legge nella presentazione dello spettacolo, anche per quelli che tornarono la vita non fu più come prima. E di un ritorno si parla nell’ultima parte. E’ quello della mamma di Matilde, che dà il titolo allo spettacolo, una bambina che si ritrovò sola. Del padre non seppe più niente e la madre la poté riabbracciare soltanto alla fine della guerra, a S.Vittore dove arrivò, appunto, con il tram. Una donna irriconoscibile, magrissima, testimonianza di un vergognoso capitolo della storia. Un capitolo che si deve far conoscere e soprattutto in questi giorni, con il 27 gennaio Giorno della Memoria. Perché, come ha scritto in un articolo su Domani Dario Venegoni, la cui fotocopia è stata distribuita al teatro della Cooperativa, nessuno parla mai, e quindi molti non sanno, dei deportati politici sterminati e torturati nei campi nazisti. 


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