giovedì 17 marzo 2022

L'ALTRA FACCIA DEL SOGNO

Il teatro comico, come il teatro dei burattini, si pongono l’obiettivo di far ridere in maniera semplice, il primo anche con un minimo di critica sociale, ma senza satira, e comunque sempre senza pretese. 
Sembra che ne sia tornata la voglia in questo periodo.

Ne è un esempio La molto tragica storia di Piramo e Tisbe che muoiono per amore al Teatro della Cooperativa di Milano.  Che tra l’altro essendo, anche se liberamente, tratto dalla scena dei comici dello shakespeariano Sogno di una notte di mezza estate, ci ricorda che l’origine di questo genere di teatro risale a molto tempo fa.  Far ridere in questo momento storico potrebbe sembrare fuori posto, ha commentato prima dell’apertura del sipario Renato Sarti, che ha adattato il testo dello spettacolo e ne ha curato la regia. Ma è anche vero che crea una forma di solidarietà, lancia comunque un messaggio di pace. Com’ è ribadito alla fine, durante gli applausi e i saluti, dalla comparsa della bandiera a più colori. Sul palcoscenico, invece della sgangherata compagnia teatrale amatoriale fatta di artigiani del Bardo, c’è sempre una sgangherata compagnia teatrale, ma improvvisata dall’impresa di pulizia La Scopata, tutta al femminile, più il loro datore di lavoro, interpretato dall’ivoriano Rufin Doh Zeyenoulin, guarda caso leghista. Come giocate sulla facile contraddizione sono le cinque donne, la coordinatrice pugliese, un’esuberante emiliana scelta per interpretare Piramo, una cubana sempre pronta alla rivoluzione, una milanese imbevuta di filosofie alternative e misticismo orientale e la russa Sborona che vorrebbe danzare, ma deve accontentarsi di struggersi per amore nel personaggio di Tisbe. Le musiche sono di Carlo Boccadoro con intromissioni di canzoni originali, ma rivedute nelle parole, di Cochi Ponzoni e Flavio Pirini. Lo spettacolo, che fa parte della rassegna Controventi per festeggiare i vent’anni del Teatro della Cooperativa, è in scena fino al 20 marzo.


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