Apre domani, 10 ottobre, la mostra Frida Kahlo. Il caos dentro alla Fabbrica del Vapore di Milano. Non ci sono sue opere, esposte tra l’altro di recente al Mudec, sempre a Milano. E’ una biografia illustrata, che racconta la sua vita e il personaggio, forse più conosciuto dell’artista. Attraverso ricostruzioni, testimonianze, cimeli, scritti, foto, dipinti, emerge il suo temperamento, l’amore travagliato ma speciale con Diego Rivera, il dolore fisico che l’ha
perseguitata per tutta la sua breve esistenza, la passione politica, ma soprattutto la sua poetica e la filosofia di vita, colta in importanti avvenimenti storici come nella quotidianità. Dei suoi autoritratti ci sono solo riproduzioni, ma ci sono opere di chi ha vissuto nel suo circondario o a lei si è ispirato. Una biografia quindi attenta e completa, dove la didascalia è fondamentale e segue passo a passo il visitatore. Si comincia con la ricostruzione di due stanze. La prima è la camera da letto dove si individuano i segni della sua sofferenza: lo specchio sotto al baldacchino fatto installare per potersi ritrarre, le stampelle appoggiate al muro. E il busto che era costretta a portare dopo l’incidente nel quale, già zoppa a sei anni per la poliomielite, a 18 era rimasta coinvolta. Schiacciata nello scontro fra l’autobus su cui viaggiava e un tram, aveva riportato fratture alla colonna vertebrale, alle vertebre e all’osso pelvico, oltre a una ferita all’addome, per cui aveva subito trenta operazioni e non riuscì mai a portare a termine una gravidanza. La seconda stanza è il suo atélier: i colori sono forti, allegri, ci sono gli strumenti del suo lavoro, ma anche oggetti della cultura popolare messicana da lei tanto amati. Un grande pannello di foto ricrea la vista del giardino dalla finestre di Casa Azul, dove abitava a Città del Messico. E poi la sedia a rotelle (v.foto). Una sezione, sicuramente la più artistica, è quella dei suoi ritratti (v.foto) realizzati dal colombiano Leo Matiz, uno dei più grandi fotografi di tutti i tempi, scomparso nel 1998. Qui, in un video la figlia Alejandra, tra i curatori della mostra, racconta l'amicizia fra il padre e Frida. In una teca al centro è esposta la vecchia Rolleiflex usata da Matiz e di cui era gelosissimo. Al piano superiore il percorso procede con una sezione dedicata a Diego Rivera, ai suoi murales, alle lettere che si scambiavano. Segue un’esposizione di abiti simili a quelli indossati dall’artista. La stanza del curatore, Antonio Arévalo, raccoglie pannelli con le parole delle canzoni popolari, gioielli, giocattoli della tradizione messicana. In un’altra ci sono sette busti in gesso, proprio come quelli portati da Frida, dipinti da vari artisti, tra i quali, struggente, uno con disegnato il feto del bambino che non riuscì mai a partorire. In due angoli sono esposte le foto di tutti i francobolli con il volto della pittrice, emessi da vari paesi in diverse ricorrenze. A completare il percorso, oltre a una sala cinema, una sala multimediale per immergersi nel mondo Frida, una ludoteca per i bambini e un bookshop.
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