venerdì 4 ottobre 2019

CELLULE DI TENDENZA


L’Italia è il paese dell’Europa che investe meno sulla ricerca scientifica. La moda garantisce un giro d’affari che rappresenta il 4% del Pil dell’Italia. L’industria dell’abbigliamento nel mondo è il settore più inquinante dopo il petrolio. Fra la seconda e la terza affermazione la relazione è abbastanza immediata, il tema della sostenibilità sta entrando tra le tendenze delle fashion week. Difficile individuare, invece, una connessione tra ricerca scientifica e moda. Una sfilata ieri nel cortile del ‘700 dell’Università degli Studi di Milano è stata illuminante. A presentare la propria collezione nessun grande stilista, nonostante la location prestigiosa. Indossati da modelli, 
uomini 
e donne in coppia, giovani ma non giovanissimi, capi in cui i tessuti, anzi le stampe dei tessuti, davvero speciali e mai visti prima, erano l’elemento di massima attrazione. Piccoli disegni di varie dimensioni, geometrici e non, ripetuti anche in colori diversi sullo stesso capo e di dimensioni svariate. Frutto di rivisitazione di antichi mosaici? Elaborazione dei motivi di tappeti da lontani paesi? No, realtà percepita dal microscopio, fotografata, ingigantita e colorata: un microcosmo fatto di batteri, cellule, microvesciche al centro dell’epigenetica, branca degli studi genetici che si occupa dei cambiamenti e delle mutazioni. A spiegare il tutto, prima del defilé, l’ideatrice di Physis (dal greco generare, dare vita). E’ Valentina Bollati, docente capo del laboratorio di Epigenetica ambientale dell’università milanese (nella foto al centro), supportata nell’iniziativa Physis, di cui questo è il primo capitolo, dalla ricercatrice Federica Rota, da NoLab Academy, l’istituto che ha trovato chi poteva stampare i tessuti, chi disegnare e realizzare i capi, e dalla  ritrattista Rita Antonioli che ha lavorato con la sua macchina fotografica sul microcosmo. E poi dai modelli, non professionisti della passerella, ma ricercatori che, con una coreografia davvero ben studiata, dopo la camminata iniziale hanno formato un tableau vivant davanti ai chiostri dove era il pubblico e hanno raccontato le loro scoperte. Non parlando al momento, ma con la voce registrata, di cui veniva di volta in volta segnalata l’appartenenza da una lampada che raccoglievano da terra. Da questi racconti e dal talk che ne è seguito nell’Aula Magna, si è capito molte cose sull’inquinamento ambientale e come esso possa portare a trasformazioni delle cellule pericolosissime per l’umano. Immediata la necessità di correre ai ripari, potenziando sempre di più la ricerca, non solo per curare le malattie, quanto per prevenirle, studiando come si verificano. E la moda, con una collezione come questa, può essere un modo per trovare finanziamenti. Come dice lo slogan Vestirsi di scienza per una vita migliore.  

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