mercoledì 21 maggio 2014

REMEMBERING


Raccontare la giovinezza non è facile, se si vuole essere realistici e non scontati. Il rischio della banalità è sempre in agguato. Anche  i flash di umorismo spesso risultano goffi come un po’ goffi sono i giovani, quelli veri. Il tema  intriga  per le contraddizioni, i sentimenti esasperati, la mancanza di filtri, le convinzioni portate a livelli eroici, e forse un po’ di immedesimazione, da parte di chi è giovane,  ma anche di chi lo è stato. Insomma  quello che ben descritto può essere una lettura coinvolgente, toccante. Non si spiegherebbe se no perché un romanzo come  “Il giovane Holden” di Salinger abbia raggiunto  60 milioni di copie vendute e ancora ora sia uno dei libri più letti. E         senza una versione cinematografica. Proibita dall’autore, come viene  spiegato in “Salinger. Il mistero del giovane Holden” docufilm di Shane  Salerno, nelle sale italiane, ieri. Solo un giorno. Per uscire poi in cofanetto Feltrinelli con un libro  curato dal regista.
Proprio la sera prima  a Milano  è stato presentato il libro “Tre storie quasi d’amore” di Augusto Bianchi Rizzi (Edizioni Mursia). Anche  qui il protagonista è un diciannovenne, poco più grande del giovane Holden. Non critica l’opportunismo, come il quasi coetaneo americano, ma vive l’iniziazione “ai misteri della vita e dell’amore”. Con tre donne, straniere, diversissime tra loro , ma ognuna emblematica. Le vicende si snodano come in un giallo, spingono il lettore a leggere veloce, ma lo stoppano spesso  su paragoni, dialoghi, descrizioni ora tenere, ora buffe.  Da cui emerge un protagonista  (l’autore cinquanta anni fa, anche se si compiace di non ammetterlo) sempre più alla ricerca di un’identità, non tanto di amatore quanto di adulto. Bianchi Rizzi, avvocato, scrittore e commediografo,  è all’opposto dello schivo e orso Salinger.  A far da trampolino di lancio per il suo libro ha voluto sul palcoscenico del teatro Franco Parenti una disinvolta conduttrice, sei esperti musicisti con un repertorio soprattutto dell’est, attori, una giornalista, una scrittrice e perfino un magistrato. Megalomania? No,  una scelta coerente da parte di  chi  da ventiquattro anni, tutti i giovedì,  apre la sua casa per una cena con intrattenimento a minimo cento persone. Con giovedì finale in maggio in smoking e abiti da sera, preferibilmente rossi per le signore.          

Nessun commento:

Posta un commento