
Ovviamente a porsi il problema sono le donne, 35 fotografe che hanno cercato con i loro lavori di fare chiarezza su questo tema. C’è chi come Lucia Baldini ha lavorato con photoshop su una scultura femminile del ‘500 alludendo alla chirurgia plastica a cui si sottopone la donna che non accetta il suo corpo, perché non risponde a quello che la società vuole. Raffaella Benetti ha ritratto Camille Claudel, allieva e amante di Rodin, artista brillante ma troppo determinata e quindi scomoda per l’epoca, tanto da essere rinchiusa in manicomio. Anna Rosati ha giocato su immagini di Biancaneve, rappresentazione perfetta della giovane donna nell’immaginario collettivo. Patrizia Bonanzinga ha messo su una scultura acefala la testa di Sophia, androide sociale sviluppato dalla Hanson Robotics Limited di Hong Kong nel 2015. C’è una donna sola e un enorme coltello che la sovrasta, nella foto di Antonella Gandini dedicata a una vittima di femminicidio. E poi c’è la Cleopatra di Giovanna Dal Magro, forte, combattiva, una protofemminista, forse una delle poche sculture con un nome, scovata dalla fotografa al Museo di Belle Arti di Marsiglia (foto in basso). La mostra promossa dal Comune di Milano, organizzata da Associazione Donne fotografe insieme a Terre des Hommes fa parte del palinsesto culturale estivo La Bella Estate e sarà a Palazzo Reale fino al 5 settembre.