Per quanto il tema della violenza contro le donne sia affrontato spesso con eventi e manifestazioni (il 25 novembre si celebra la giornata internazionale della donna),i casi di stupri, violenze, uccisioni, nelle strade e in famiglia, continuano a riempire le cronache. E’ quindi giustissimo, anzi doveroso parlarne. Il teatro in questo gioca un ruolo importante. Ne è un ottimo esempio Amori Rubati, uno spettacolo "modulabile", la cui sesta edizione è andata in scena l’11 e il 12 ottobre al Teatro Gerolamo di Milano.
E’ tratto dalla raccolta di racconti L’amore rubato di Dacia Maraini, da lei stessa adattati per il palcoscenico. Si compone di due monologhi diretti e interpretati da Viola Graziosi (foto in basso)e da Federica Di Martino, che ne ha curato anche il progetto. Il primo monologo, dal racconto Cronaca di una violenza di gruppo s’intitola Francesca, tredicenne protagonista di una storia realmente accaduta. In scena Federica Di Martino che, cambiando solo il cappello, diventa di volta in volta il prete che trova la ragazzina sanguinante sulla strada, due degli stupratori suoi compagni di scuola, il preside che, nuovo Ponzio Pilato, preferisce ignorare la cosa, e il padre forse la figura più commuovente nella sua incapacità di dare un senso alla cosa. Tutti, anche chi mente come i ragazzini, contribuiscono a tracciare il ritratto della vittima, creatura fragile, rovinata per sempre, nel suo inguaribile dolore. Nel secondo monologo da Anna e il moro, Viola Graziosi è una bella donna in abito elegante che dialoga con la figlia, appunto Anna, all’inizio esultante per aver coronato il sogno di diventare attrice. Non la si vede ma si sente il suo entusiasmo, come quando poco dopo racconta di avere trovato l’amore della sua vita, appunto il moro, un cantante rock di successo più grande di lei. La mamma ha subito dei dubbi, confermati quando viene a conoscerlo, educato, gentile, ma sfuggente e distaccato. Cerca inutilmente di mettere in guardia la figlia, “troppo innamorata” per darle ascolto. Incominciano così i maltrattamenti, dapprima mascherati come risultato di cadute, poi sempre più forti fino ad arrivare al coma e alla morte. Anche questa ispirata a una storia vera accaduta a Parigi. Bravissime le attrici a far rivivere con le voci, ma anche con i movimenti ben studiati, i due casi. Nessun eccesso, nessun compiacimento da melodramma, ma solo il racconto dei fatti. Attraverso i personaggi coinvolti per Di Martino, attraverso il ritratto della madre impossibilitata a intervenire per Graziosi.
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