martedì 11 giugno 2024

ARTE SOSTENIBILE E NON SOLO

Il primo pensiero vedendo l’esterno è chiedersi come mai non se ne sente parlare. E’ a Sesto S.Giovanni alle porte di Milano, a mezz'ora dal centro. Come mai una città che da anni, oltre a costruire il nuovo, recupera aree industriali dismesse facendone luoghi d’arte e cultura, non fa niente. Se poi si raggiunge l’entrata, lo stupore si duplica. Ad accogliere all’esterno due sculture, un cavallo e un uomo(foto in alto). Entrambe in ferro, sono realizzate con pezzi di macchinari.  Sono due delle molte opere di Roger Ranko artista indifferenziato, così si definisce, che da più di dieci anni vive e opera in quell’ex stabilimento siderurgico di 1800 metri quadrati.  





Nato in Svizzera da madre galiziana e padre friulano, Roger Hans Benedetti, in arte Roger Ranko, è cosmopolita n
on solo per nascita ma per il percorso di vita e professionale. Scultore, fotografo, pittore, designer lavora da sempre con gli scarti. “Sono un accumulatore seriale, ho sempre tenuto tutto, ho cominciato da piccolo con i giocattoli rotti” spiega.  Le sue opere oltre che vivere di creatività raccontano la storia, come il luogo dove sono. Costruita negli anni Trenta nell’ambito delle acciaierie Falck come bullonificio, la fabbrica, ora chiamata MaGe, è stata al centro di varie vicissitudini. Che Ranko in parte ricorda con le sue sculture, come lo sciopero delle operaie nel 1943 contro la fame, la guerra e il fascismo, che in qualche modo ha portato alla rottura dell’alleanza tra Hitler e Mussolini. A loro è dedicata Le MaGie di Rosa Rivetto,  ispirata a Rosie the Riveter simbolo delle donne americane impiegate nell’industria bellica durante la seconda guerra mondiale. Sono elementi in metallo, ognuno dei quali è una donna con movimenti diversi (foto al centro). La donna, ancora al centro dell’attenzione, nel nudo femminile fatto con le molle di un materasso, dove nei primi ‘900  dormivano le contadine emigrate a Milano dal sud Italia (foto al centro). Non lontano c’è una figura maschile, realizzata sempre in metallo, che trascina una palla piena di cartacce e rifiuti, la sua coscienza. A qualche decina di metri c’è una mantide, una scelta simbolica (foto in basso). Non a caso, questo insetto può vedere a 6 km di distanza. Ancora intatte delle macchine da cucire che testimoniano il breve passaggio dell’edificio a luogo legato alla moda. O le macchine da scrivere che Ranko utilizza ancora, per scrivere. Ma  c’è stato un momento intorno al 2012 in cui si è "usato" lo stabilimento    per la cultura. Ha ospitato, infatti, atélier di artisti tra cui lo stesso Ranko. Ma dopo poco questi sono stati mandati via e solo Ranko è rimasto, da occupante. Un’operazione finita male raccontata da E’Sesto all’entrata.  Ironizzando sull’Efesto che compariva nella moneta da 50 lire vuole essere un dio moderno che, con un martello in mano, protesta contro le istituzioni di Sesto che, invece di destinare a progetti culturali le aree industriali, ne hanno fatto delle aree commerciali. Si spera e ci si augura che questa opera potente possa riuscire a provocare una presa di coscienza, che porti a un buon progetto. 

1 commento:

  1. Grazie Luisa per il fedele racconto. Verrà il giorno in cui l'umanità capirà quanto la cultura sia necessaria alla sopravvivenza della vita, tutta la vita. Grazie davvero per le tue parole.

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