giovedì 27 giugno 2024

SARANNO FAMOSI

Sarà un atteggiamento old fashion e poco millennial, ma fa piacere vedere degli under 25 raccontare in modo entusiasta il loro progetto. Però senza prosopopea e senza l’esaltazione e il piglio d’artista, più o meno compreso. Il che trattandosi di moda non è così comune. Si sta parlando di Avant Defilé, ieri e oggi a Palazzo Giureconsulti a Milano. Un evento patrocinato dal Comune e da Camera Nazionale della Moda Italiana in cui dieci diplomandi della Scuola di Moda IED di Milano presentano le loro dieci collezioni di tesi. Per ognuno di loro uno stand dove esporre il progetto e ogni 45 minuti una sfilata a turno  nel salone del palazzo cinquecentesco, nel loggiato e in Piazza Mercanti. I tre migliori progetti votati dal pubblico saranno premiati. Ecco i nomi dei futuri stilisti. 



Emma Baroni in Je vois encore ricorda il suo paese o meglio le valli e le tradizioni del suo Trentino,  con abiti in tessuto d’arredo, maglieria calda e confortevole nei toni e con i disegni della natura. Davide Casadei per Indossando la pioggia inserisce elementi contemporanei e quasi futuribili nel classico, spesso per un doppio utilizzo come per il collo del pull o la geniale borsa gilet al 100% in cotone spalmato (foto in basso). Andrea Cella per Round Around guarda all’abbigliamento sportivo d’alta quota, ne studia le lavorazioni, trae spunti per i dettagli, trasforma piumini in zaini. Alessia Ferrucci con Azione di cura  dà un riconoscimento ai lavori "non riconosciuti", come di chi tiene pulita una casa. Trasforma il grembiule in abito stratificandolo, o in trench, usa finti stracci spiegazzati per pull e maglie. Matteo Gagliano propone Circadian Rhythm, una collezione onirica pensata per la donna ma con qualche capo per lui, prende i tessuti e le imbottiture dei materassi ed elementi del vestire militare. Fil rouge il cavallo, sempre presente nei sogni. Filippo Ghini per Not Scary è influenzato dall’horror e dall’estetica dell’arte gotica ed ecco piumini che sembrano animali in cui infilarsi ed enormi stivali neri con decorazioni bianche. Stefano Marra presenta una collezione per tutte le taglie e più uomo che donna. Si chiama Icaro di cui racconta la storia di annientamento e ricostruzione. Un mix di militare e stile disco in materiali riciclati, come la pelle di struzzo lavorata con carta abrasiva. In materiale riciclato anche i manichini. Niccolò Mattavelli in Edo Yankees, come anticipa il nome, mette insieme streetwear e lavorazioni sartoriali giapponesi, con capi che riecheggiano tenute delle arti marziali e un camouflage provocatorio con le stampe di dollari e yen. Marco Servedio e 3 K come  le iniziali di tre parole giapponesi che significano sporco, pericoloso, esigente e definiscono il lavoro dell’operaio.  Capi quindi da lavoro con tessuti tecnici e zip invisibili o con doppio cursore. Cristian Torchia con Momento propone una collezione femminile che esce dai canoni per un’estetica che gioca su stratificazioni, tridimensionalità, cuciture con taglio a vista. A disposizione dei visitatori il magazine fotografico pubblicato annualmente dallo IED e realizzato  con i progetti degli studenti. Quest’anno s'intitola Walking e i progetti, camminano per Milano. 

mercoledì 26 giugno 2024

STORIA DI JANIS

Una breve vita, davvero “da romanzo” quella di Janis Joplin,  una delle voci più importanti del rock, morta di overdose a 27 anni nel 1970. Anche poco ricordata per quello che è stata.  Certo è difficile portare sulla scena o sullo schermo un personaggio di quel tipo.  Con una personalità fortissima, una voce straordinaria, una grande creatività e la capacità di imporsi nel mondo della musica e, nello stesso tempo,  una  fragilità, un’insicurezza e dei complessi di inferiorità che l’hanno perseguitata per tutta la sua esistenza spingendola a "cercare conforto" nell’eroina. Due personalità da mettere insieme, impresa non facile. Ci sono riusciti Marta Mungo e Davide del Grosso con Janis. Take another little piece of my heart, prodotto dal Teatro del Buratto e in scena al Teatro Bruno Munari di Milano, fino al 29 giugno. Mungo  come attrice, Del Grosso come autore del testo, dei video e regista oltre che attore. 


Straordinario è stato l’essere riusciti a togliere e soprattutto a non approfittare di tutto quello che era estremo, cadendo nello scontato. Hanno invece abbassato i toni per farli esplodere solo in qualche momento clou. Grazie anche all’interpretazione della Mungo, oltre che di Janis Joplin,  di un’adolescente dell’hinterland milanese negli anni 90, non particolarmente carina e soprattutto insicura di sé, 
bullizzata dai compagni di scuola.  Proprio una versione della Joplin mitigata e non così drammatica, ma anche rappresentativa di un disagio dei giovani. Perfetti gli interventi  di documentazione, dalle pagine di diario personali, ai video di concerti, ai brani di musica in video o reinterpretati da Mungo, alle lettere. Compreso il fatidico telegramma in cui David Niehaus, forse l’unico uomo con cui Janis  avrebbe potuto avere una relazione vera,  annunciava di voler riprendere il rapporto con lei, perché "ripulita" dall’eroina.   Che fu ritrovato alla reception dell’hotel di Los Angeles la mattina seguente alla sua morte.

martedì 25 giugno 2024

UN VIAGGIO MOLTO SPECIALE

Sono più di 530 pagine, compresi i ringraziamenti, eppure se si  comincia a leggere un pezzo  qualsiasi in un capitolo a caso dei cinque, diventa difficile interrompere la lettura. Questo è l’effetto  di Viaggio nei costumi sessuali. 86 paesi tra diritti e divieti, trasgressioni e curiosità, di Pietro Tarallo, Erga Edizioni. Se poi, dato che è si autodefinisce "libro polisensoriale", si scarica un’ App  per aprire i QR code con una gallery di oltre 1300 immagini e numerosi video, ci si può passare intere giornate. 


Molto della piacevolezza di questa speciale guida dipende dalla sua costruzione, che propone una varietà di contenuti, con diverse formule suddivisi appunto per 86 Paesi. Con il filo conduttore dei costumi sessuali esaminati sotto svariati punti di vista.  Dal divertimento alla curiosità, dal racconto di fantasia al ricordo. Dalla storia alla legislazione, dalle descrizioni di riti e tradizioni aberranti alle conquiste e alle lotte sociali. Dai pregiudizi alla liberalizzazione. Molta attenzione è data alla figura della donna nel mondo. Subito seguita dalla situazione degli omosessuali. Tutto è documentato con precisione e attenzione, nulla è lasciato all’approssimazione. I dati dei traguardi e degli eventi importanti sono catalogati fino alla stampa e alla successiva uscita del libro nel giugno 2024. Non ci sono considerazioni personali o critiche dell’autore, ma un’esposizione piana e chiara dei fatti. Il tutto senza la ricerca di effetti facili. Anche se nei racconti in prima persona, di episodi a cui Tarallo può avere assistito o in cui può essere stato coinvolto, c’è un’esposizione così vitale che sembra di trovarcisi in mezzo. Il tutto filtrato da un’ironia intelligente, ma mai giudicante. Nella lettura si approfondiscono aspetti di cui si aveva vaghe conoscenze. Per contro si scopre che fatti o teorie di cui si era sicuri invece non corrispondono a realtà. Si parla di sesso ma anche di amore. Toccanti in proposito i racconti, quelli sicuramente autobiografici, su due animali, un cane e un gatto. Mai, comunque, nessuna volontà di parlare dall’alto o di voler insegnare qualcosa.  Anche se il libro può aiutare a capire molte cose e anche a consolidare o ad abbandonare delle posizioni. E un post scriptum finale dell’autore sembra lasciarlo intendere.  

lunedì 17 giugno 2024

I TREND CHE ABBIAMO ATTRAVERSATO

Con “in ordine di apparizione” Giorgio Armani, Gucci, Zegna, si concludono le sfilate della moda maschile per la prossima primavera-estate, a Milano. Domani quattro sfilate solo in streaming mentre il popolo della moda si sposta a Parigi. Tra le presentazioni e le passerelle si può trarre le conclusioni e parlare di tendenze. Che, più che altro, sembrano continuare il trend che da qualche stagione caratterizza anche la moda femminile. Attenzione e studio dei materiali e loro trattamento. Non solo per la sostenibilità ma anche ai fini della durata nel tempo, della leggerezza, della facilità di mantenimento e soprattutto del confort. Ai fini del confort e della vestibilità fondamentali anche le linee, sempre più morbide, fluide, non costringenti, perfino nel completo. 




Si è notato particolarmente, perché esposti insieme a Palazzo Giureconsulti, nei marchi scandinavi, invitati da Camera della Moda. Da Mark Kenly Domino Tan di Copenaghen dove tutto è largo, dai pantaloni alle giacche, con rifiniture ben studiate. Al norvegese Envelope 1976, sul mercato da cinque anni, che punta sul bianco e nero con, per lei, abiti rock, anche in velluto e diverse pellicce. Interessante il brand svedese CDLP (acronimo di Cadeaux de la Providence) nato nel 2016 e partito da indumenti intimi maschili, anzi boxer, proposti in confezione regalo, da cui il nome.  Da lì la collezione si è allargata a maglie, T-shirt, qualche pantalone e costumi da bagno, tutto in una fibra ottenuta dall’eucalipto. Le giacche ampie e strutturate sono la prerogativa di Adnym di Stoccolma. Lavora con filati boliviani e del Nepal Alayu di Copenaghen. Solo fibre naturali anche da ViaPiave33 che ha presentato la collezione alla Fondazione Sozzani. Tute, gilet, camicie, pantaloni, e qualche abito per lei e per lui indifferentemente. Particolare la garza leggerissima di cotone e metallo. Bianco e pastello le tinte. Il tutto proposto tra fiori e profumo di fiori, candele in candelabri di loro design (foto in alto). Oriente e Occidente s'incontrano piacevolmente da KB Hong brand cinese, alla Milano Fashion Week per il quinto anno, che sceglie come passerella la monumentale Sala Reale della Stazione Centrale. Anche qui le linee sono morbide e abbondanti, soprattutto nei pantaloni, così ampi da apparire gonne. S’ispirano ai costumi dei guerrieri imperiali della dinastia Han Fu. A volte è il ricamo o la stampa orientale che compare sui completi dal taglio classico, a volte è un’allacciatura particolare delle giacche o delle pieghe speciali che ricorda i kimoni (foto al centro). Dedicati quasi esclusivamente alla donna i brand alla seconda edizione di White Resort, al Superstudio Più di Via Tortona. Non solo costumi da bagno e pareo. Ci sono gli abiti dell’indiana Sruti Dalmia realizzati con i tessuti dei sari, ma con nuove stampe.  Bocanegra di Medellìn crea orecchini con minuscole perle di vetro multicolori. Decisamente beachwear la collezione di BukawaSwim di Monte-Carlo che stampa sui costumi da bagno le foto di vecchie cartoline con grandi alberghi e palazzi della Costa Azzurra, fra Cannes e Marsiglia(foto in basso).   



domenica 16 giugno 2024

L' UOMO CHE VERRA'

Possono sembrare capi eccessivi, buoni solo per la passerella. In realtà osservando bene la collezione di Simon Cracker, se ne scopre una preziosa vestibilità allargata (foto in alto). Prova ne sono i modelli, scelti anche tra gli amici di Filippo Biraghi e Simone Botte gli stilisti, con corporature diverse, alle volte oltre il limite della normalità. Ma lo è anche l’idea di regalare agli invitati un capo a loro scelta da indossare alla sfilata. Quello che in passerella può apparire eccessivo, accordato con altri capi e diversamente accessoriato rientra in pieno nello stile dell’invitato. Dominanti gli inserimenti, la camicia classica con applicato sul davanti un piccolo pull, il pull a rombi sulla giacca, la maglia o un grande ricamo per caratterizzare un capo sobrio. Molte le gonne o le gonne pantaloni, più per uomo che per donna, tra cui alcune fatte di larghe frange.  Discutibile l’abito peplo




In netto contrasto Eleventy, ma non per questo, meno interessante (seconda foto dall'alto). Nuovi i colori: malva, "grape" nel senso del grappolo d’uva, azzurro in vari toni e grafite. Qualche riga che ricorda le onde del mare per le T-shirt più estive. Svariati i gilet-piumini da sovrapporre a camicie e giacche per le sere più fresche. Morbide e fluide le silhouette, come di tendenza. Per la sostenibilità il pantalone in denim "One glass of water", che riduce il consumo di acqua nel lavaggio. Sempre curati gli accessori, dal trolley in pelle alla borsa porta computer, dalle sneakers con chiusura a strappo ai mocassini in suede nelle tonalità degli abiti. Come sempre Santoni sceglie i colori delle Marche, la sua terra, dal verde e il bordeaux della campagna all’azzurro del mare. Pochi pezzi ben studiati con lavorazione accurata e a mano, come testimoniano i due banchi con l’artigiano installati nella Galleria Meravigli. Il mocassino, la versione  sandalo della scarpa con doppia fibbia, la sneaker in pelle leggerissima i pezziforti. Nessuna presentazione particolare da Valextra, ma solo i pezzi della collezione con spazio intorno per coglierne la lavorazione, i dettagli curati, la perfezione in ogni angolo. Nuovo e perfetto, anche per lei, lo zaino in nylon riciclato. Eleganti le borse in pelle millepunti con solo la minuscola V a firmarle. Superbe le valigie ispirate ai modelli d’archivio e i piccoli accessori come il portaocchiali con tracolla. Nel chiostro di Palazzo Durini sfilano i modelli di Corneliani, anzi uno stesso modello contemporaneamente con abiti diversi, in realtà uno solo è reale, gli altri sono i suoi avatar. L’artigianalità e la tradizione incontrano l’intelligenza artificiale e il risultato è ottimo. Come frutto di lavoro manuale e tecnicismo digitale sono i tessuti dei peacoat, delle giacche, dei completi tutti leggerissimi, alcuni presi dal mondo della vela, dei pescatori, dei marinai e rielaborati con sapienza (foto in basso). Anche i dettagli guardano al vestire marinaro, mentre le stampe s’ispirano ai fiori e al foliage. Inedita la T-shirt in pelle . La passerella di Canali è un pontile sul lago, ricostruito a sorpresa nel cortile di Palazzo Bovara. I modelli vestono  maglie con lavorazioni speciali, blouson, field jacket in tessuti pregiati nei colori della natura: lino testurizzato, nappa, seta ma anche suede. A tracolla hanno piccole e morbide borse, ai piedi slip on o sandali (terza foto dall'alto).


sabato 15 giugno 2024

IMPARA L' ARTE E NON METTERLA DA PARTE

Si può parlare di una tendenza della moda che non riguarda le collezioni, ma il modo di vedere la moda. Sempre più vicina all’arte fino a diventarne parte importante. E non si tratta solo d’ispirazione. Sta accadendo per la moda quello che è avvenuto per il design, o meglio quando arredamento e oggettistica sono diventati design. Anche lo stesso tema Pitti Lemon per il salone di moda maschile, appena concluso, fa riferimento alla semplicità dell’agrume e nello stesso tempo alla sua composizione svariata e creativa.





Con una mostra Canali ha festeggiato i novant'anni di attività ieri, primo giorno della Milano Fashion Week Uomo, in realtà ridotta a un lungo week end. Nella Sala delle Cariatidi di Palazzo Reale, che nel 1953 aveva ospitato Guernica di Picasso, sono state esposte nove installazioni realizzate da giovani artisti della NABA, Nuova Accademia di Belle Arti, utilizzando i tessuti della Capsule Collection Anniversario (foto in alto). Church’s ha ribadito la sua "inglesità" con foto in bianco e nero e video di Phil Pointer, coordinate dall’art director David James, che raccontano la giornata del giovane gentleman nel suo castello, con ironia tutta british. Eccolo in abito scuro e bombetta pronto a portare fuori il cane, rilassato in poltrona coccola il suo pet, una gallina, in trench e completo lava le sue oche con una canna dell’acqua, con elegante pullover gioca a cricket nei saloni. Nella nuova collezione, mocassini da barca in suede con rosa dei venti sulla suola, stringate con punta rialzata anche con inserti in lino, e stringate e mocassini in cuoio molto flessibili, ideali da valigia. Da Ten C il designer Alessandro Pungetti subisce il fascino della divisa, prende la funzionalità delle uniformi, ma le rivede con sartorialità e materiali inediti come il giapponese OJJ dall’affascinante consistenza, rigida, ma che si ammorbidisce con l’uso, oltre che il lino resinato idrorepellente e il gabardine di nylon con effetto metallico. Kiton ricostruisce un pontile di legno intorno a cui propone i suoi guardaroba completi, dalla giacca alla scarpa al cappello, in tonalità vibranti, arancio, rosa, azzurro, mattone, rosso, giallo. Anche da mescolarne i pezzi (foto al centro). Oltre alla linea urbanwear KNT (acronimo di Kiton New Textures) completa di smoking e a quella legata al tennis, per chi lo guarda. Uno dei brand scandinavi invitati da Camera della Moda ha messo in scena una performance per presentare la sua collezione. Si chiama Henrik Vibskov come il suo stilista, musicista, designer, artista a tutto tondo. Tra veli bianchi, sorretti da grandi mani rosse  manovrate da quattro abili ragazze, sfilano con i suoi capi uomini e donne. Sono abiti, pantaloni, giacche dalle linee e dalla vestibilità morbida in tonalità sfumate con dettagli curiosi e accessori tutti del brand, occhiali metallici compresi. 

venerdì 14 giugno 2024

LA BALERA DELLA VITA

Una buona scelta quella del Teatro Menotti Filippo Perego di Milano di finire la stagione con Nuova Balera Pizzigoni. Uno spettacolo al limite del musical, allegro ma con un suo retro-pensiero, coinvolgente quanto basta e soprattutto inedito. Scritto e con la regia di Emilio Russo, direttore del teatro, è in prima nazionale, da ieri al 22 giugno. Come ha spiegato Russo la balera è un po’ la metafora della vita. Dove ballare è un modo per distrarsi dai problemi del quotidiano, tirare una riga e ripartire per un domani migliore.  Sul palcoscenico cinque attori, quattro danzatori e tre musicisti. Appartengono tutti alla famiglia allargata dei Pizzigoni, fondatori negli anni'40 di una balera di fantasia di un paese di fantasia sul Lambro, nel milanese. 



Gli attori(Lucia Vasini, Enrico Ballardini, Lisa Galantini, Alessandro Sampaoli, Emilia Scatigno), tutti "habitués" del Menotti, hanno un ruolo più o meno definito. Sono invece di sostanziale cornice, senza prevalere individualmente, i ballerini, due donne e due uomini, tutti bravissimi e gli altrettanto bravi musicisti, voce e chitarra, contrabbasso e, of course trattandosi di balera, fisarmonica. La scena si svolge nel gennaio del 1985 durante la grande nevicata milanese, un momento irripetibile e surreale che chi ha vissuto ricorda quasi con nostalgia, nonostante le difficoltà. Un momento che sembrava potesse dare il via a un nuovo inizio, proprio come il buttarsi nelle danze di balera. Le musiche suonate, ma anche cantate sono poche di quegli anni, prevalgono i grandi classici come la Mazurka di Nino Rota, il Tango della Gelosia, Tutti i frutti di Little Richard, Non arrossire di Giorgio Gaber. Tutte ovviamente ballabili, dai rock scatenati a qualche lento "guancia-guancia". Per baci furtivi e inaspettati. Per vivere il presente e sognare il futuro. Inevitabile un coinvolgimento del pubblico alla fine. Quando tutti, attori, musicisti, ballerini scendono dal palcoscenico e si sparpagliano nella sala invitando a ballare i presenti. Pochissimi i riottosi.



giovedì 13 giugno 2024

LA CREATIVITA' CELEBRA IL DESIGN

Definirla mostra fotografica è riduttivo o comunque non dice cosa è veramente Ballo & Ballo, da domani al 3 novembre a Milano , al Castello Sforzesco sotto il Portico dell’Elefante. Il sottotitolo Fotografia e design a Milano 1956-2005 spiega già qualcosa di più. Da vedere, infatti, non ci sono solo le foto realizzate in trent’anni dallo studio Ballo+Ballo e donate da Marirosa Toscani Ballo al Civico Archivio Fotografico del Castello Sforzesco, ma c’è un allestimento particolarissimo curato dallo Studio Azzurro per ricreare l’atmosfera di quella straordinaria pietra miliare del design che è stato lo Studio Ballo. La curatrice della mostra Silvia Paoli, conservatrice del Civico Archivio Fotografico, non poteva  scegliere un collaboratore più adatto. 





Come Aldo Ballo, scomparso nel 1994, e Marirosa, scomparsa nel 2023, hanno tracciato la storia del design e di Milano negli anni più importanti, Studio Azzurro, di cui vari componenti hanno lavorato con i Ballo, ha saputo continuarne il percorso. E così, accanto alle foto degli oggetti, ci sono le installazioni che dialogano con gli oggetti stessi. Sono ricostruiti set fotografici, con oggettistica e arredi da fotografare e i fotografi e gli assistenti che li muovono. C’è il tavolo da lavoro da falegname, dove venivano apportati i ritocchi e le rifiniture alle stampe. C’è la camera oscura, eccetera.Un’altra installazione è fatta di personaggi che hanno lavorato o frequentato i Ballo, da Oliviero Toscani, fratello di Marirosa, a designer, architetti, imprenditori che alla Studio Ballo hanno affidato l’immagine della loro produzione. Ognuno racconta qualcosa, ricorda le passioni, le idee ben precise. Aldo Ballo  fotografava una libreria anche senza libri, cosa che nessuno faceva. O ancora la sua preferenza per certi colori. In bacheche sono raccolte le riviste aperte sulle pagine con le foto scattate dallo studio. Da Domus a Ottagono ad Abitare. Le più sono su Casa Vogue che, sotto la direzione di Isa Tutino Vercelloni, con i Ballo ha lavorato dal 1968 al 1992. Completano la mostra,  sotto le arcate della Sala dei Pilastri, enormi foto dei massimi architetti e designer, sovente accanto a un loro pezzo. Da Gae Aulenti (foto in basso) ad Alessandro Mendini, da Enzo Mari a Ettore Sottsass, a Bruno Munari.  Davvero una grande rassegna che celebra adeguatamente grandi personaggi.

martedì 11 giugno 2024

ARTE SOSTENIBILE E NON SOLO

Il primo pensiero vedendo l’esterno è chiedersi come mai non se ne sente parlare. E’ a Sesto S.Giovanni alle porte di Milano, a mezz'ora dal centro. Come mai una città che da anni, oltre a costruire il nuovo, recupera aree industriali dismesse facendone luoghi d’arte e cultura, non fa niente. Se poi si raggiunge l’entrata, lo stupore si duplica. Ad accogliere all’esterno due sculture, un cavallo e un uomo(foto in alto). Entrambe in ferro, sono realizzate con pezzi di macchinari.  Sono due delle molte opere di Roger Ranko artista indifferenziato, così si definisce, che da più di dieci anni vive e opera in quell’ex stabilimento siderurgico di 1800 metri quadrati.  





Nato in Svizzera da madre galiziana e padre friulano, Roger Hans Benedetti, in arte Roger Ranko, è cosmopolita n
on solo per nascita ma per il percorso di vita e professionale. Scultore, fotografo, pittore, designer lavora da sempre con gli scarti. “Sono un accumulatore seriale, ho sempre tenuto tutto, ho cominciato da piccolo con i giocattoli rotti” spiega.  Le sue opere oltre che vivere di creatività raccontano la storia, come il luogo dove sono. Costruita negli anni Trenta nell’ambito delle acciaierie Falck come bullonificio, la fabbrica, ora chiamata MaGe, è stata al centro di varie vicissitudini. Che Ranko in parte ricorda con le sue sculture, come lo sciopero delle operaie nel 1943 contro la fame, la guerra e il fascismo, che in qualche modo ha portato alla rottura dell’alleanza tra Hitler e Mussolini. A loro è dedicata Le MaGie di Rosa Rivetto,  ispirata a Rosie the Riveter simbolo delle donne americane impiegate nell’industria bellica durante la seconda guerra mondiale. Sono elementi in metallo, ognuno dei quali è una donna con movimenti diversi (foto al centro). La donna, ancora al centro dell’attenzione, nel nudo femminile fatto con le molle di un materasso, dove nei primi ‘900  dormivano le contadine emigrate a Milano dal sud Italia (foto al centro). Non lontano c’è una figura maschile, realizzata sempre in metallo, che trascina una palla piena di cartacce e rifiuti, la sua coscienza. A qualche decina di metri c’è una mantide, una scelta simbolica (foto in basso). Non a caso, questo insetto può vedere a 6 km di distanza. Ancora intatte delle macchine da cucire che testimoniano il breve passaggio dell’edificio a luogo legato alla moda. O le macchine da scrivere che Ranko utilizza ancora, per scrivere. Ma  c’è stato un momento intorno al 2012 in cui si è "usato" lo stabilimento    per la cultura. Ha ospitato, infatti, atélier di artisti tra cui lo stesso Ranko. Ma dopo poco questi sono stati mandati via e solo Ranko è rimasto, da occupante. Un’operazione finita male raccontata da E’Sesto all’entrata.  Ironizzando sull’Efesto che compariva nella moneta da 50 lire vuole essere un dio moderno che, con un martello in mano, protesta contro le istituzioni di Sesto che, invece di destinare a progetti culturali le aree industriali, ne hanno fatto delle aree commerciali. Si spera e ci si augura che questa opera potente possa riuscire a provocare una presa di coscienza, che porti a un buon progetto. 

giovedì 6 giugno 2024

MATTI DA SLEGARE

Davvero entusiasmante L’esercito dei matti con cui chiude la stagione il Teatro della Cooperativa di Milano . Per quanto domani, dopo lo spettacolo, ci sia un incontro della drammaturga e regista Gioia Battista e dell’attore Nicola Ciaffoni con la psicanalista Olimpia Sartorelli, il tema forte è quello della guerra. Più che della follia.  Il riferimento è la prima guerra mondiale, quando per evitare un reclutamento senza scampo, tanti si davano per matti. Alle volte, non riuscendo a convincere i medici, erano comunque mandati in trincea da dove ritornavano con grossi problemi psichici e venivano quindi internati a vita in manicomi.


Sul palcoscenico solo Ciaffoni, in veste di vari personaggi, mai delineati completamente, ma in modo sufficiente per essere rappresentativi di una situazione. Nell'accattivante scenografia manichini-sculture di Alberto Rocca di cui l’attore si avvale per diventare di volta in volta un personaggio diverso.  Medico con camice, generale con elmetto, austriaco con elmetto–scolapasta. Le parole del suo monologo o finto dialogo, sono interrotte da suoni di tromba e chitarra suonati da lui stesso, e da musiche e canzoni della tradizione alpina come Il Testamento del Capitano . Il tono non è mai lamentoso, il dramma non è mai gridato eppure emerge con forza la paura, l’orrore dei combattimenti, la morte probabile e l’inutilità della guerra. La storia è amara, struggente, viene voglia di tapparsi le orecchie. La narrazione prende, non si riesce a staccarsene. Perfetti, misurati, senza togliere drammaticità alla narrazione i momenti quasi comici come la "teatralizzazione" della  barzelletta del soldato Franz e dello sparo dietro la trincea.  L’esercito dei matti è in scena in prima milanese al Teatro della Cooperativa fino a domenica 9 giugno.

martedì 4 giugno 2024

APPUNTAMENTO A TANGERI

Le fashion week ormai sono dappertutto, in tutti i continenti, con più o meno rilievo e seguito. L’ultima è stata quella di Tangeri dal 30 maggio al 1° giugno, con il sostegno del Ministero marocchino della Gioventù, della Cultura e della Comunicazione. Con caratteristiche interessanti a cominciare dalla location, il Palais Moulay Hfid, gioiello dell’architettura marocchina del XIX secolo, famoso per i pavimenti e i muri di piccole lastre squadrate smaltate e per gli strepitosi, verdissimi giardini da Mille e una Notte.





Ma soprattutto perché la manifestazione ha voluto promuovere l’artigianato locale e la moda sostenibile, grazie anche alla collaborazione dell’Associazione Route de la Soie et Al Andalus che di queste tematiche ne ha fatto i suoi motori e i suoi princìpi. Perfetta quindi la partecipazione in passerella della Maison Vivienne Westwood, antesignana della moda eco-responsabile. Dieci dei suoi modelli più rappresentativi hanno sfilato insieme alle creazioni dei giovani talenti marocchini, provenienti, oltre che dal Marocco, da Francia, Italia, Palestina, Tunisia, Turkmenistan. In prevalenza capi importanti, molti dei quali rivisitazione in chiave contemporanea del caftano. Che diventa ora lungo da sera stretto in vita da un cordone di velluto, ora giacca da abbinare ai larghi pantaloni al polpaccio, mantella da indossare sulla tuta bustier aderentissima, o ancora completo diviso in una giacca e in un abito lungo con stampe identiche ma di diverse tonalità. Molto forti i colori, grande uso di ricami e applicazioni preziose, massima espressione di artigianalità. (Nelle foto dall'alto, Gowher Gouvernet, Veronica Pozzi, Vivienne Westwood).