E'successo cinquant'anni fa, eppure riesce ancora difficile pensare che sia
successo davvero e che non siano stati trovati i responsabili di quel 12
dicembre alla Banca dell'Agricoltura di Milano. Chi ha vissuto in quegli anni
ha ricordi di quel tragico pomeriggio. Qualcuno anche particolare. Come la
ragazza di vent’anni, ora anziana signora, che racconta di un compagno di
elementari in una scuola italiana all'estero. Era il primo della classe, sempre
perfetto, non simpatico, figlio di un generale della NATO. Non si vedevano da
dieci anni. Lui le telefona, le dice che è venuto a Milano per frequentare
l'università, la stessa alla quale è iscritta lei. Non ha amici, vuole
rivederla e conoscere persone. Si autoinvita a casa sua per un tè alle
16,30, proprio del 12 dicembre. Strano, in quei tempi i giovani evitavano di
incontrarsi nelle case di chi viveva con i genitori, come quella ragazza. Anche
l'orario è insolito. L'appuntamento standard è l'aperitivo serale. Lei abita in
un elegante palazzo borghese, con efficiente portineria, a quindici minuti a
piedi da Piazza Fontana. Lui si presenta puntuale, ha modi gentili ed educati.
Si sente un terribile boato. La mamma della ragazza, che è in casa, arriva in
soggiorno e commenta "Sarà il solito pneumatico scoppiato". Il
ragazzo non si pronuncia, prende il tè, si dichiara contento di averla rivista.
Lei gli promette che lo coinvolgerà fra i suoi amici. Non gli chiede il numero
di telefono, immagina, anzi è sicura, che presto lui la chiamerà. La sera il
telegiornale riporta la notizia della strage, la mamma, tra il faceto ma non
troppo, osa un probabile legame fra il ragazzo e la bomba. La ragazza le da'
della pazza, si offende. Passano le settimane, i mesi, lui non si fa sentire,
lei guarda negli elenchi degli iscritti all'Università. Il suo nome non
compare. È un po' seccata che non si sia fatto vivo, ma poi se ne dimentica.
Molti anni dopo racconta la cosa a un'amica, giornalista impegnata, che
individua subito troppe coincidenze.
L’ex ragazza cerca su internet l'ex ragazzo. Con quel nome ce n’è più di uno. Se
lui o ha messo la bomba o l’ha usata come alibi, ipotesi più probabile, ormai è
troppo tardi per dire qualcosa. Di storie come queste chissà quante ce ne sono.
Qualcuna forse è diventata lo spunto, l’ispirazione per riprendere in mano
l’argomento, dopo mezzo secolo. E’ in scena in prima nazionale a Milano, al
Teatro Elfo Puccini il 9 e dal 10 al 15 dicembre al Teatro della Cooperativa, Il rumore del silenzio con Laura Curino
e Renato Sarti (nella foto in alto) che ne è anche l’autore e il regista. Sempre a Milano alla Cascina Cuccagna è stato presentato un
filmato con musiche dell'epoca, ben costruito da Alberto Roveri, con le foto
del catalogo della mostra Il lungo ’68…e
noi c’eravamo, a cura di Giovanna Calvenzi e Alberto Roveri, che racconta gli
anni dal 1968 al 1978, con le foto di 28 fotografi(Nella foto di Alberto Roveri, una manifestazione operaia ad Arese nel 1974). Domani a Palazzo Marino a Milano,
è in programma la performance di Ferruccio Ascari Chi è stato ? prodotta dall’Associazione Non dimenticarmi, in memoria delle vittime. Con ingresso libero.
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