venerdì 20 agosto 2021

FILM A FILO D'ACQUA

Si può stare seduti su una piattaforma galleggiante, rispettando le distanze, oppure su imbarcazioni, a motore o a remi, sulle quali si è arrivati.  Lo schermo ha una posizione fissa nella laguna di Venezia, si trova nella secca retrostante l’isola della Giudecca, all’altezza del Rio Sant’Eufemia. Inizia oggi Cinema Galleggiante, e termina il 4 settembre, ma non ha nulla a che fare con la Mostra del Cinema che si inaugura il 1° settembre.  Alla sua seconda edizione, la rassegna è presentata da Microclima in collaborazione con Ocean Space. Come annuncia il sottotitolo Acque Sconosciute vuole sviluppare attività culturali e di aggregazione partendo dal rapporto uomo e ambiente, per questo la scelta di Venezia. Tema di quest’anno il viaggio, inteso come esplorazione di terre e abissi, ma anche come mezzo di relazione tra culture diverse. L’acqua in questo caso è vista  come elemento in grado di creare nuove vie di accesso e comunicazione. 




Vari e internazionali i partner della manifestazione tra cui la Fondazione In Between Art Film con sette video in cui il viaggio è affrontato da prospettive diverse. Da New Palermo Felicissima del catalano Jordi Colomer, il 1° settembre, che racconta il viaggio di un peschereccio ibrido lungo la periferia del capoluogo siciliano a Winter Came Early del greco Janis Rafa, il 4 settembre, sulla musica e la caducità della vita. Passando per Pre-image di Hiwa K, in cui l’artista curdo rievoca la sua fuga da bambino dal Kurdistan iracheno. O ancora Resto dei Masbedo, i due artisti italiani che hanno viaggiato su una barca con un grande schermo a prua, o Interregnum dell’albanese Adrian Paci sul dolore e lutto collettivo con il montaggio dei funerali di dittatori comunisti di diverse epoche e nazionalità. In programma anche film storici come Il Signor Rossi a Venezia  di Bruno Bozzetto (1974), L’Armata Brancaleone di Mario Monicelli (1966), o documentari cult come Les Glaneurs et la glaneuse (La vita è un raccolto) di Agnès Varda del 2000. Per chi arriva a piedi, la fermata del vaporetto è Giudecca Palanca.  E’ necessaria la prenotazione: www.cinemagalleggiante.it

mercoledì 11 agosto 2021

LUCI DELLA RIVALTA


Impossibile non notarla a destra sulla Milano-Serravalle, poco prima dell’uscita per Tortona. Da lontano è una via di mezzo tra un castello con le sue mura, una cascina, un borgo medioevale. S’intravvede una torre, forse un campanile. E’ l’Abbazia Cistercense di Santa Maria di Rivalta Scrivia, costruita fra il 1180 e il 1250. Per arrivarci si esce dall’autostrada a Tortona. Qualche chilometro sulla statale e, poco prima del paese di Rivalta, una quasi invisibile targa segnala l’abbazia seguendo un viale di platani sulla sinistra.  Dopo qualche minuto ci si imbatte in un grande cancello, con un cartello che invita a procedere lentamente. La prima visione è la chiesa di Santa Maria con tutte le caratteristiche della chiesa romanica nella muratura di laterizi.



 Ha subito  vari interventi, i più importanti dei quali nel XVII secolo, mentre il campanile quadrato risale al XVI secolo. Una tenda svolazzante dà l’illusione di poterci entrare, in realtà nasconde il classico portone di legno invalicabile. La chiesa è aperta e visitabile  tutte le domeniche e giorni festivi, da marzo a novembre  dalle 15 alle 18.  Oppure durante funzioni particolari. Una è prevista per domenica 15 agosto, alle 11, per la messa in Solennità dell’Assunta, un’altra il giorno dopo, sempre alle 11. La visita dell’interno vale senz’altro la pena. Costruita seguendo fedelmente i dettami dell’architettura cistercense, la chiesa ha pianta a croce latina, con tre navate di cui le due laterali coperte da volte a crociera. Ci sono due altari barocchi in mattone e quattro in legno dorato del 1800 e affreschi notevoli. Del monastero collegato sopravvive solo la Sala capitolare. Molto interessante all’esterno il palazzo con arcate fatto costruire nel 1600 da un genovese che utilizzò parte del monastero. Ora è ancora abitato, con giardini ben tenuti e piscine per bambini. Fatiscente e affascinante quel che resta delle stalle (foto al centro)affacciato su un grande cortile dove, dietro a una rete, 
eleganti pavoni si muovono e volano tra comuni galline.

martedì 27 luglio 2021

SHAKESPEARE IN SPEED

Non è certo la capacità di sintesi da ammirare in Le opere complete di William Shakespeare in 9O minuti. Comunque non è l’obiettivo che si sono prefissi i tre autori per la commedia che, dopo il debutto al Fringe Festival di Edinburgo nel 1987 e la replica al Criterion Theatre di Londra per ben nove anni, è diventata uno degli spettacoli più noti. Ieri e oggi è in scena al Teatro Menotti di Milano la versione italiana, interpretata e diretta da La Macchina del Suono, ovvero i bravissimi Roberto Andrioli, Fabrizio Checcacci, Lorenzo degli Innocenti.  

Le trentasette opere del forse più prolifico dei drammaturghi rivivono sulla scena. Qualcuna è solo nominata, perché giudicata dagli attori troppo sanguinaria da rappresentare, come Macbeth, altre sono raccontate. La maggior parte è recitata in un’emblematica sintesi che punta sui momenti chiave. Ma solo sfiorando la gogliardia o comunque non cadendo mai nella parodia, scontata e molto già vista per le opere del Bardo. Un esempio per tutti, il famoso monologo di Amleto è accennato, ma senza un’insistenza sulla facile comicità. Amleto resta la tragedia più citata, oltre a una versione con le scene più importanti, viene proposta addirittura in una sintesi di neanche tre minuti e in una versione sempre di pochissimi minuti, ma all’indietro, dalla fine all’inizio. Inutile dire che i tre attori di distribuiscono tutti i ruoli, con solo in qualche caso l’aiuto di un pupazzo, trasformandosi con un cappello, una parrucca, un rapidissimo cambiamento d’abito .Tra le sintesi forse più godibili Otello, dove i tre diventano un gruppo rap, con ogni tanto l’intervento di una Desdemona, come tutte le figure femminili, affidata a Lorenzo Degli Innocenti. Insuperabile nella timida Giulietta, che si sporge sopra le spalle di Fabrizio Checcacci, diventato balcone. Svariate le interazioni con il pubblico, fino addirittura a trascinare una spettatrice sul palco e affidarle il difficile compito dell’urlo di Ofelia che non vuole andare in convento. Numerosi anche i riferimenti di attualità.  Uno spettacolo quanto mai divertente, senza cedimenti o facili volgarità, che potrebbe piacere anche ai più integralisti fans shakespeariani. Un’altra ottima scelta del programma estivo del Teatro Menotti che si conclude il 1° agosto a Palazzo Sormani.

lunedì 26 luglio 2021

BAMBOLA BIANCA NEL PARCO

L’arte e la moda. Non solo ci sono continue contaminazioni fra l’una e l’altra, ma è sempre più chiaro che la moda è una forma d’arte. Una prova tangibile e interessante sono le sculture di Flavio Lucchini. Fondatore e direttore di Vogue Italia, Amica, Donna, Mondo Uomo, nonché talent scout di grandi nomi della fotografia come Oliviero Toscani e Giovanni Gastel, negli anni Novanta lascia l’editoria per dedicarsi alla scultura. Ed ecco che nascono i Dress Toys  rappresentazione ironica di abiti, i Totem giganteschi vestiti, i Ghost abiti senza corpo, i Flowers fiori che non esistono e le  Dolls. Sono bambole  che raccontano con un linguaggio inedito  il fascino che un abito può dare a una donna.  Reali, ma  enfatizzati gli elementi di seduzione: quei capelli dietro un orecchio, l’inclinazione del viso, che non ha né occhi né lineamenti, ma esprime femminilità . E poi c’è l’abito, alle volte solo accennato in altre con plissé o ruches, che circondano la doll in un’aureola di sensualità espressa in pochi, significativi tratti. 



Da sabato una bambola tutta bianca, White Doll, è al Museo del Parco di Portofino, affacciato sul molo Umberto I. Tra le opere di Arman, Beuyes, Carlini, Depero, Fontana, Guttuso, Pomodoro, Man Ray, Rotella, Spoerri, Vautier, le chiocciole e i suricati rosa shocking di Cracking art Group. Per nominarne solo qualcuna. A presentare  White Doll Gisella Borioli, compagna di vita e ispiratrice di Lucchini con un discorso semplice, puntuale, senza retorica dove nelle parole si leggeva una dichiarazione d’amore al marito, come ha sottolineato Daniele Crippa, direttore del Museo . Intenso e coinvolgente anche il testo della curatrice del Museo Serena Mormino(nella foto con Gisella Borioli) letto da lei stessa. Per chi volesse conoscere le altre opere di Lucchini, la maggior parte sono a Milano, alcune nel giardino e all’ingresso del Superstudio Più, centro per eventi culturali e di design creato da Borioli e Lucchini, una Doll dorata è pronta a invitare i visitatori nel nuovo Superstudio Maxi in apertura a settembre, e molte, presto, saranno raccolte in un piccolo museo con laboratori annessi nei sotterranei del Superstudio Più. Caratteristica interessante, la Doll di Portofino è lucidata con la speciale vernice usata per le barche. Una difesa dalla salsedine coerente con il luogo.

 

giovedì 22 luglio 2021

MAMMA TI VOGLIO PARLARE

Continuano nel cortile di Palazzo Sormani, a Milano, gli spettacoli organizzati dal Teatro Menotti.  Un programma vario e variegato, che spazia dal teatro musicale al teatro di narrazione, dal teatro d’impegno civile a quello comico d’autore. Con l’unico neo di una sola sera di palcoscenico. Si è avvertito particolarmente per Masculu e fiammina in scena ieri. Prodotto da Scena Verticale di e con Saverio La Ruina è un monologo che parla delle problematiche dell’omosessuale in una forma straordinaria e convincente. Migliore di qualsiasi campagna o manifestazione. La Ruina è Peppino che sulla tomba della madre, mentre scende la neve, dopo frasi del più e del meno su vicini e vicinato, le svela la sua omosessualità, che non ha mai avuto il coraggio di confessarle in vita. Anche se quella raccomandazione materna “Stiatti attiantu” quando usciva la sera, faceva intuire l’aver capito che suo figlio era, come diceva lei, un masculu e fiammina o un maschio a cui piacciono i maschi, come lui preferiva si dicesse.

Ricorda i batticuori, l’accorgersi di guardare le gambe dei compagni piuttosto che quelle delle compagne, l’emozione del primo bacio e poi le storie più importanti, dolcissime, tenere, espressione di grande sensibilità, ma tutte mortificate dalla paura di renderle palesi alla gente, a quelli del paese, con i loro “Ricchione” sempre pronto. Il tutto senza mai arrivare al drammatico o al patetico,  ma solo per avere il rispetto che questo tipo di amore, non tradizionale, si meritava.  “Che ci siano uomini che amano altri uomini e i ricchioni siano solo delle grandi orecchie… “. Ogni tanto qualche commento di spirito, ma leggero senza banalità o volgarità, come quel rendersi conto che i suoi viaggi fuori casa duravano poco, perché doveva tornare dalla mamma che, combinazione, proprio in quei momenti si ammalava. Poetico e carico di significato il finale, quando Peppino dice di aver saputo che si può vivere a lungo facendosi ibernare, e così decide di distendersi accanto alla tomba della mamma, sotto la neve. Ma prima scrive un biglietto, per quelli che lo ritroveranno: “Svegliatemi quando il mondo sarà migliore”. Il monologo è interamente in un dialetto fra il calabrese, il siciliano, il napoletano e purtroppo ogni tanto qualche parola si perde. Ed è un vero peccato, perché in tutte le frasi c’è un concetto, un’idea, un sentimento, un pensiero profondo, importante, di grande umanità.


lunedì 19 luglio 2021

QUANDO SI DICE VIAGGIARE DA CANI

Il grido “Mai più senza” potrebbe venire spontaneo. Ma, lasciando la facile ironia, è sempre piacevole vedere un bell’oggetto, interamente frutto di artigianato made in Italy. Si tratta di un lussuoso kit limited edition per far viaggiare comodo e in sicurezza il proprio cane, realizzato da Poldo Dog Couture, azienda leader nel settore, in collaborazione con BMW Italia. E’ stato, infatti, studiato e costumizzato per il SAV (Sport Activity Vehicle) BMW X7, automobile mild Hybrid 40d con un generatore elettrico di supporto al motore termico che contribuisce a ridurre l’apporto di CO2 nell’aria. Il progetto è di Rossella Barbuto, socia di Poldo Dog Couture,  che si è ispirata a uno stile  Dolce vita anni ‘60.  Il kit comprende un elemento per separare i sedili dal baule in midollino con profili in cuoio tabacco, collari, guinzagli sempre in cuoio tabacco, una stuoia trapuntata per sogni d’oro, una ciotola per l’acqua in acciaio con rivestimento in pelle a scomparsa, una valigia in pelle e midollino con vari tappetini da predisporre sul sedile posteriore, in caso di cani piccoli da legare allo schienale  con  guinzagli di sicurezza, ovviamente coordinati. 



Per far conoscere il kit, ma anche per dare visibilità agli alberghi e ai locali che accolgono gli amici pelosi, l’auto così concepita girerà l’Italia nei più esclusivi luxury hotel pet friendly delle località vacanziere più rinomate.  Sarà possibile seguire il viaggio tra le bellezze del Paese e la gioia dei quattrozampe sul profilo Instagram di Poldo Dog Couture.  

giovedì 15 luglio 2021

PER NON DIMENTICARE

Sono passati vent’anni dai terribili fatti del G8 di Genova. Una pagina nera di cui non si parla abbastanza, solo strascichi di notizia sui processi. Non sufficienti per un episodio di sopraffazione da dittatura di Paese del Terzo mondo. “La più grave sospensione dei diritti democratici in un paese occidentale dopo la seconda guerra mondiale” per Amnesty International. Non facile affrontare l’argomento e renderlo il soggetto di uno spettacolo.  La formula di Massimiliano Loizzi e del suo Il matto 2. Una tragica farsa sul processo Giuliani e le morti di Stato riesce nell’intento. Non a caso, in scena dal 2015, ha avuto 300 repliche e più di 40mila spettatori. Dal 12 luglio a oggi è al Teatro della Cooperativa di Milano, per un ciclo di lavori sulle istanze e le manifestazioni legate a governi e istituzioni.   



Loizzi, solo sul palcoscenico, dà vita al processo farsa per l’assassinio di Carlo Giuliani, rimasto senza colpevoli perché ritenuto legittima difesa. Di volta in volta l’attore-regista-autore diventa un personaggio diverso: il giudice, i due avvocati, i testimoni, i giornalisti, i carabinieri, i vari onorevoli. Alcuni hanno nome e cognome e sono persone informate sui fatti, altri sono delle trasposizioni, altri sono di fantasia. Una satira arguta, mescolata con dati ed elementi autentici, che rende più miserevole quel capitolo di storia. Loizzi dialoga con il pubblico e lo coinvolge ancora di più. Irresistibili le frasi di patriottismo becero, di grottesco fascismo o di qualunquismo, tipo “ L’Italia il paese dove si mangia dappertutto bene” “Le trattorie dei camionisti  sono i posti dove si mangia meglio”, “La moquette è bella ma fa polvere” eccetera. Tra gli intervenuti Bruno Vespa dal cui programma i genitori di Giuliani, pare, appresero la morte del figlio, perché nessuno ebbe la delicatezza di avvisarli. Matteo Salvini, scelto come espressione del fascismo di ritorno. Mussolini, macchietta, ma non scontata. A sorpresa Papa Ratzinger, nessun coinvolgimento con i fatti, ma “E’ l’unica imitazione che so fare” ha detto Loizzi. E Carlo Giuliani. Il suo intervento potrebbe apparire fuori posto, quasi di dubbio gusto e invece si inserisce a proposito. Dà uno stop alle risate,commuove, fa riflettere, dà forza, riapre con la giusta indignazione quell’orrenda pagina.