Ci vuole coraggio per portare sul palcoscenico l’adattamento di un romanzo impegnativo, solo con una lettura da leggio e disegni proiettati su uno schermo. E soprattutto riuscire a emozionare e tenere il pubblico attento, coinvolto e commosso, per più di un’ora. Lo spettacolo s’intitola Divine, la sceneggiatura, liberamente ispirata a Notre Dame des Fleurs, romanzo di esordio di Jean Genet, è di Danio Manfredini che è anche il lettore e l’autore degli straordinari disegni.
La storia, con molti spunti autobiografici è quella di un ragazzino, Louis Culafroy (mome di un ragazzino realmente esistito e nei confronti del quale Genet provò i primi turbamenti sessuali) che lascia la casa e la mamma severa e anaffettiva, per buttarsi nella vita notturna di Parigi, diventando Divine, travestito e prostituta. Qui conosce personaggi al limite, come il ladruncolo Mignon e Notre Dame des Fleurs, pervertito assassino. Un’esistenza disperata, dove tutti i sentimenti sono enfatizzati, le passioni e i desideri più inconfessabili svelati. Con un finale, ovviamente, drammatico. La lettura di Manfredini non è mai esasperata. Quel suo prendere la voce dei vari personaggi, compresa la tosse di Louis che sta morendo di tisi, va di pari passo con le immagini proiettate. Tanto che si riesce immaginare perfettamente le scene nella loro crudezza, nel loro squallore. Ma anche i momenti di passione, con tutta la forza trascinante. Non ci sono mai eccessi, eppure è un "racconto di eccessi" che tradotto con dei personaggi in scena sicuramente non avrebbe quell’effetto. Lo spettacolo, prodotto da Sardegna Teatro, è andato in scena solo ieri al Teatro Menotti Filippo Perego di Milano. Mentre questa sera è previsto un incontro al Teatro Menotti con Danio Manfredini. Da domani al 16 marzo, sempre al Menotti, ci sarà con l’ideazione, la regia, la scenografia, i costumi, le maschere di Manfredini, Cinema Cielo, trasposizione del romanzo di Genet in un cinema a luci rosse (foto in basso). Appunto il Cinema Cielo, davvero esistito a Milano. Lo spettacolo ha ricevuto nel 2004 il Premio Ubu per la migliore regia.
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