lunedì 1 febbraio 2021

DALLA A ALLA Z VIA VENEZIA

Che dire di un libro che si è solo sentito nominare, trovarselo in mano, leggerne qualche pagina e non riuscire a staccarsene? Forse è la migliore recensione. Può capitare con Burlesque (La Musa Talia Editrice) scritto da Luciana Boccardi durante la pandemia. Certo, il sottotitolo Dizionario surreale nonché l’immagine di copertina e il divertente ritratto dell’autrice sul risvolto (foto Graziella Vigo) intrigano e invitano a dare un’occhiata. Non però a proseguire, se non ci fosse quell’ironia pungente, mai gratuita, che lega citazioni colte, ma non sentenziose, a commenti sferzanti e notizie curiose. Come dice una nota prima dell’introduzione e subito dopo la bella lettera di Arrigo Cipriani, la lettura “è sconsigliata a chi non apprezza il sorriso e l’ironia”. Già nel risvolto di copertina si spiega cos’è il burlesque e la sua storia che continua in una foto di Dita von Teese, “show-woman che lo ha riportato in auge”. Quindi, in rigoroso ordine alfabetico, segue l’elenco di personaggi più o meno noti, oggetti, termini di moda con le loro definizioni.  Perché molti sono i riferimenti con la moda, dato che Boccardi è una delle firme storiche del giornalismo del settore e non solo. Per anni è stata funzionaria dei Festival di Musica e Teatro per la Biennale di Venezia, ha vinto un premio letterario consegnatole da George Simenon che l’ha introdotta al giornalismo, quindi si è occupata di cinema, intervistando attori e registi. E così si passa da Einstein a Coco Chanel, da Armani a Mastroianni a critici e giornalisti, da Arthur Miller a Hitler, da Mistinguette a San Francesco e Papa Francesco, passando per la bella Otero, Maria Antonietta, Chopin e Debussy. Alcune sono definizioni da antologia, altre sono mini-ritratti dell’autrice, altre sono frasi pronunciate dal personaggio, alcune vere, altre inventate, altre per cui ci si chiede se sono una cosa o l’altra. Di fatto tutte strappano un sorriso e un pensiero. E poi, completamente a sorpresa nelle ultime pagine, Il caso Venezia. In cui Boccardi, in veste di storica-cronista, ma soprattutto di amante della sua città e informata sui fatti,



racconta cosa è successo a Venezia dal 1926 in poi, del suo spopolamento senza sosta, dell’orrore  dei transatlantici da tremila passeggeri che ormeggiano a Riva degli Schiavoni, del Mose. Dei problemi di acqua alta e di un turismo sguaiato e d’assalto e soprattutto del fatto che qualcuno non vuole risolverli. Certo il passaggio è forte, soprattutto non c’è più la curiosità,  anche un po’ morbosa, di vedere chi è citato. Eppure la scrittura è così convincente e accattivante che si ha voglia di andare fino in fondo, interrompendosi solo per guardare le foto in bianco e nero di una Venezia non ovvia. 

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