venerdì 4 maggio 2018

LA ROCKSTAR DELLA PORTA ACCANTO



La rockstar, ovviamente bello è dannato, che invece di essere creatura di un altro pianeta, senza contatti con il quotidiano, è una persona capace di comunicare i sentimenti, di rivelare i  propri errori, di pentirsene ma anche di riderne. Potrebbe essere  uno stereotipo al contrario. Se non lo è, non è solo una questione di equilibri, ma di un approccio senza sovrastrutture, che per definizione non fa parte del mondo dello spettacolo. Per questo Omar Pedrini come appare in Cane Sciolto. Il rocker che visse tre volte, in anteprima nazionale ieri al Teatro Menotti di Milano, può piacere anche a chi non è fra i suoi fans o non è interessato al pop rock o al rock alternativo. Sul palcoscenico il leader dei Timoria, per quasi vent’anni, immagina di raccontare la sua vita a Federico Scarioni, autore davvero della sua biografia uscita nel 2017, proprio con il titolo dello spettacolo. Nella finzione sono gli ultimi giorni della stesura del libro. Il dialogo è intervallato da canzoni cantate con l’ottimo polistrumentista Carlo Poddighe e brindisi di Barbera. Anzi della Barbera, perché è femminile, specifica Pedrini e per questo gli piace così tanto, alludendo alla passione per le donne. Scarioni ogni tanto rilegge quello che ha scritto, commenta, riporta pezzi delle interviste con gli amici d’infanzia e di scorribande giovanili del rocker. Omar ricorda spesso la mamma Daria, morta troppo presto e il suo senso di colpa per non essere riuscito a darle quel benessere che le aveva promesso. E che meritava avendo cominciato a lavorare come operaia a dieci anni, cresciuto da sola due figli, insegnando i giusti valori, come la dignità. S’intenerisce, ma non cerca compassione. Anche quando parla delle sue operazioni al cuore, per cui ha rischiato di morire, sa sempre trovare lo spunto divertente per non compiacersi o ruffianarsi la pietà. Il personaggio viene fuori nella sua forza scenica e nella capacità di sedurre con la musica e soprattutto le parole convincenti delle sue canzoni. Ma quello che si apprezza è l’uomo che parla come farebbe con gli amici, sinceramente e senza colpi di teatro. E la regia, sicura ma non invadente, di Emilio Russo è certamente di aiuto.

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