martedì 9 aprile 2013

LA CITTA' E' MOBILE


 Tavolo West Lake di Massimiliano Locatelli
 Sedia Seconda fotografata da Enrico Cano
Il confronto è sbagliato. Eppure viene naturale. Uno dei classici più praticati, e non solo dai milanesi, è quello fra la settimana del design e le settimane della moda. Sono su due piani completamente diversi, anche se si intersecano, nel senso che la moda è entrata con prepotenza nel mondo del design, e molti architetti passano con nonchalance dalla progettazione del grattacielo a quella dell’infradito. Comunque non si potrà mai avere nella moda qualcosa di simile a ciò che avviene nel design.   Proprio come letti e lampadari  non potranno mai sfilare. Certo è piacevole già il giorno prima, cioè ieri, vedere la città  a capofitto nel fuorisalone.  Ci si incontra, si parla, si beve,  si mangiucchia.  Il finger food lascia il posto a paninozzi e rigatoni e la birra si contende con champagne e vino il tavolo delle bevande. Senza infusi di esotici e insipidi frutti. Chiunque può entrare  e vedere un allestimento. Pochi richiedono l’invito o il nome, al massimo domandano il biglietto da visita.  Solo per inserirlo  nella mailing list. E così da Alias Design capita che a spiegarti, senza supponenza e in modo brillante, com’è fatta una sedia sia  il suo creatore, Mario Botta, in pullover viola. La sedia in questione è Seconda che festeggia i trent’anni  in dodici pezzi unici di dodici colori diversi. Ed è ritratta da sette fotografi,   ognuno a modo suo.  Da Nilufar, che dal negozio di Via Spiga si espande a macchia d’olio  su altri due piani del palazzo, i designer si confondono nel pubblico. E non li  riconosci neanche dalla lingua, perché parlano tutti inglese, italiani compresi . Qui i nuovi pezzi come il lampadario di Lindsay Adelman  o il tavolo a puzzle di Massimiliano Locatelli  convivono  con gli storici firmati Franco Albini, Anna Castelli Ferrieri, Charlotte Perriand, Sudio BBPR. Provengono da nove paesi  i 17 designer  di Discipline, marchio italiano   che utilizza solo materiali naturali. Sotto la tensostruttura nel cortile  su un  prato troppo bagnato  ci sono  sedie,   candelabri,  orologi,  bloc notes.  Il design olandese arriva a Milano con 224 designer . Molti erano ieri nel cortile del palazzo del consolato olandese. Per scambiare due parole , bere una birra o accompagnare alla Mostra Turkish Red More, che viene  dal museo tessile di Tilburg. O raccontare di qualche iniziativa. Come quella del rinnovato Rijksmuseum di Amsterdam. Designer, architetti, artisti  sono invitati a creare ispirandosi a un’opera del museo. E qualcosa si può già vedere: un tatuaggio removibile con una natura morta floreale del XVII secolo. Per farsi un’idea delle  lunghe propaggini del design basta fare un salto da è De Padova. Le star-novità sono la poltroncina in legno Donzella di Michele De Lucchi, varie sedie, la poltrona Pilotis di Philippe Nigro, qualche tavolino. Ma ci sono anche tutti i grandi classici. Dall’arredo ai gioielli, ai giocattoli, alle ciotole, alle scatole in legno degli Shaker degli anni Ottanta. Se la  troppa gente impedisce di vedere, si torna il giorno dopo con calma. Così anche per i vernissage dei nuovi negozi. Da Who’s who in Corso Venezia si  intravvedono a malapena le inconfondibili silhouette femminili di Fabio Novembre. Tra gli allestimenti più scenografici Wonderglass nei saloni dell’Istituto dei ciechi con lampadari-installazione realizzati con vetri di Venezia e ispirati a Venezia.Uno solo con  cristalli, firmato Zaha Adid. 

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