lunedì 23 giugno 2025

GRAN FINALE

Ultimo giorno di Men’s Fashion Week milanese, chiusa come sempre dalla sfilata di Giorgio Armani. Domani quando il popolo della moda si sposta a Parigi, solo cinque sfilate in streaming. Ad aprire la giornata, peraltro brevissima, David Catalàn, marchio portoghese fondato dall’omonimo stilista che sfila alla Fondazione Sozzani. E’ un uomo quasi classico il suo, che ogni tanto si concede qualche “sfizio” o flash di follia. Alcuni sono rivisitazioni dei tessuti artigianali  tradizionali del Portogallo rurale. Come i fiocchetti sui blazer dal taglio sartoriale, sui bordi delle aderenti canotte, sul davanti dei pantaloni. Oppure  piccole palline metalliche per caratterizzare i jeans o ancora dei pull e dei completi in un inedito giallo canarino. O ancora quadri e grosse righe (al centro, a sinistra).





Subito a seguire ha sfilato, sempre alla Fondazione Sozzani, Miguel Vieira, anche lui portoghese. Sulla sua passerella il nero è al centro dell’attenzione. Cosa che da tempo non succedeva. Tutto è nero, dal completo alla maglia, dalla camicia al pantalone-tuta fino al mini-abito e alla gonna per lei. Ma tutto è illuminato o vivacizzato da qualche elemento. Può essere la frangia per il pull di lui o per la gonna di lei, gli strass su giacche e giubbini, la riga laterale sui pantaloni o semplicemente un fiore all’occhiello del blazer rigoroso (al centro, a destra). E’ tornato per la terza volta a Milano dal 21 al 23 giugno White Resort, come sempre al Superstudio Più. Questa volta in una speciale versione, in partnership con Gran Canaria Swim Week, l’unica fashion week in Europa interamente dedicata al beachwear, in programma nell’isola a ottobre. Non solo un salone, ma un punto di incontro e una piattaforma di scouting, con il patrocinio del Comune di Milano e il supporto di Ice e Confartigianato. Da tutto il mondo gli espositori. Dalla Grecia arriva 
Sorbet Island con coloratissimi bikini adattabili a tutte le taglie e braccialetti venduti in provetta con un messaggio benaugurale. Dall’Arabia Saudita ecco lo speciale progetto Rebirth che punta alla sostenibilità con l’utilizzo di vecchi tessuti. Tra gli italiani Faliero Sarti, Fratelli Rossetti e Genny Spadea con le due collezioni, per uomo e donna: Liberty s’ispira a quello stile, nei toni del nero dell’oro o nei toni pacati del Mediterraneo. Art Couture prende il cromatismo vivace dei quadri dell’artista canadese Callen Schaub. Per blazer, gonne a portafoglio, caftani, costumi da bagno, e abiti di vario taglio, perfetti come copricostume ma anche per serate estive. Materiali usati velluto, seta, chiffon, ma anche tessuti sostenibili, come chiffon di recupero e seta con viscosa ecovero (in basso). Daizy Shely, talentuosa designer israeliana vincitrice nel 2014 di Who is on next, ha proposto un’ anticipazione della collezione donna, che presenterà alla Fashion Week di settembre.  Tessuti preziosi, stampe, molto colore con qualche “citazione” haute couture. Nel suo delizioso locale Coke Tales(in alto).  

domenica 22 giugno 2025

NOVITA' VO CERCANDO?

Tennis e automobili fanno a gara per dominare la scena della moda maschile. Più o meno soft, il riferimento si è avvertito in svariate presentazioni di questa Men’s Fashion Week milanese. Per quel che riguarda le auto il legame è sempre con modelli vintage. Così Canali ricorda le sue radici (l’azienda è stata fondata nel 1934 in provincia di Monza) e s’ispira alle gare automobilistiche degli anni 60 e 70. Accanto agli "indossatori", in primo piano, una Porsche d’epoca. E’ in una particolare tinta tabacco che si ritrova nei capi. 




La leggerezza è il fil rouge della collezione. Tra le novità il broken suit,  con giacche dal collo a camicia e pantaloni che sembrano in denim, ma sono in lana, i giubbotti in pelle intrecciata, lo spolverino in lino. Tra i nuovi colori il lilla per camicie, maglieria e cravatte. I colori sono importanti per Brett Johnson e come sempre si riferiscono a un luogo “amato”. Per questa collezione primavera-estate è il Pelopponeso e soprattutto la luce, per cui ci sono le sfumature di blu del mare, il verde argentato degli ulivi, il terracotta delle scogliere. I capi, come sempre, sono fluidi, leggeri ma con una costruzione sartoriale e una raffinata cura dei dettagli. Dai bottoni di corno alle tasche in camoscio. Grande uso di cashmere suede per gilet e blazer, ma anche per le scarpe tipo tennis. Tutt’altro genere la collezione di Simon Cracker (Filippo e Simone) che, as usual, fanno sfilare gli amici, uomini e donne, accomunati da tatuaggi e piercing. Così come gli "indossatori", niente è prevedibile (foto in alto). Domina l’asimmetria, l’oversize esagerato per salopette e giacche, il patchwork di tessuti, le applicazioni a effetto, come la camicia cucita sull’abito. O i dettagli enfatizzati, come la grande spilla da balia a tenere fermo un abito-spolverino, indossato da un uomo. Finale ironico con pseudo sposa in sovrapposizioni e strascichi, ovviamente bianchi. La sfilata è stata un’ottima opportunità per visitare la Fondazione Sozzani in Via Bovisasca, con le intriganti opere di Kris Ruhs. Dai grandi dipinti informali ai “ritratti” di personaggi antropomorfi, ai vasi e le ceramiche (foto in basso). Nel pomeriggio i grandi dipinti sono stati la cornice  per Lessico famigliare,  un progetto di “abbigliamento domestico” nato in tempo di Covid “per noia e per allegria” dall’idea di quattro creativi. Sono pezzi unici, tutti sostenibili, perché frutto di upcycling e riciclo, con un riferimento a un film, a un libro, a un modo di dire o anche a niente. Tutti su manichini e spesso accompagnati da microscopiche statuine-animaletti. A coordinare e curare i progetti della Fondazione, e dare un aiuto alle nuove generazioni, Sara Sozzani Maino. 

sabato 21 giugno 2025

FUTURO MASCHILE

Secondo giorno di Men’s Fashion Week milanese. Sembra finita l’epoca dei capi per "far parlare". Un sano pragmatismo si è imposto sulle passerelle. Meno sfilate più presentazioni, dove i capi si possono toccare, valutarne i tessuti, capirne i dettagli.


 



Così da Eleventy, brand in grande espansione che di recente ha inaugurato a Galataport, lungomare di Istanbul, la prima boutique con caffetteria, curata dallo chef stellato Andrea Berton. L’uomo Eleventy per la prossima primavera-estate vestirà giacche con il collo “Mao”, maglie con lavorazioni mouliné, giacche in vitello con un trattamento effetto vintage. I pantaloni saranno "trisize", con una cintura interna per adattarsi a tre taglie. Il lino sarà il tessuto preferito per camicie e blazer. Alcuni avranno un cartellino in carta di semi di lino che, piantato nella terra, farà crescere fiori azzurri(foto al centro). Come colori, oltre i classici grigi e panna, ci saranno il blu di Prussia, il giallo coriandolo, il rosa sale dell’Himalaya. Il tessuto è tutto nella collezione Ten C disegnata da Alessandro Pungetti. Ecco OJJ (Original Japanese Jersey) Titanium, con una patina impermeabile e ultra resistente creato con nano tecnologie, perfetto per giacche e giubbotti. Tra tecnologia e artigianalità la giacca con tagli laser senza cuciture, saldata con gli ultrasuoni. Per pantaloni e giacche uno speciale nylon resistente all’acqua. Si sviluppa in tre parti la collezione di Harmont & Blaine.  Nella prima l’ispirazione è gli anni 90 e lo sport, tennis in particolare. Con le righe sulla maglieria e le camicie preppie. La seconda parte ha capi dai tagli e dettagli sartoriali, creati da artigiani del napoletano, con tessuti classici rivisti in colori vivaci. La terza parte Postcard è fatta di T-shirt e abiti con cartoline in tessuto applicato. A completamento una linea, con camicie soprattutto ma anche pantaloni, fatta di patchwork di scarti e vecchi capi. Per un recycling di stile. Sease guarda al tennis, sport del momento e nel cortile dell’Hotel Portrait allestisce un campo da tennis con veri giocatori (foto in alto). Per loro diversi look in tessuti naturali e sostenibili. Oltre a borse porta racchette, cappellini e asciugamano. Da Corneliani, come sempre nel cortile di Via Durini, la passerella è una live performance con tre musicisti: Devendra Banhart icona rock e Keziah Jones chitarrista-percussionista che si alternano, intercalati da Mattias Mimoun al piano. I modelli girano intorno con capi dalle linee fluide. Sono giacche senza collo, camicie polo, over-jacket, giubbotti di pelle. Tutto nei colori della terra: marrone bruciato, argilla, fango, beige, rosso mattone, con flash di rosa e giallo (foto in basso).

COME VESTIREMO LA PROSSIMA ESTATE?

Appena finito Pitti Immagine Uomo a Firenze la moda maschile si sposta a Milano. Un crescendo di animazione, nonostante il caldo insopportabile e lo sciopero dei mezzi. Difficile ancora individuare le tendenze, anche se un occhio di favore al vestire sportivo, visto a Firenze, sembra confermarsi.  




Ne è un esempio la collezione di Fay proposta in un affollatissima presentazione al Padiglione di Arte Contemporanea, insieme alla limited edition Fay Racing, creata in collaborazione con Ronnie Kessel. Che oltre a essere, come il padre Loris scomparso nel 2010, un pilota poliedrico capace di gareggiare in diverse categorie, ne porta avanti l’attività di manutenzione ed elaborazione di automobili da competizione. Quindi da vedere una serie di giubbotti con inserti colorati, ma anche giacche doppiopetto, o con tasche applicate, pantaloni di vari tagli, polo, in una prevalenza di tonalità sul beige, marrone e verde. Giubbotti di pelle da motociclista anche nel negozio De Wan di Via Manzoni, ricco di novità di sua produzione . Come gli orologi con cinturino metallico o in pelle tutti impermeabili, un modello garantito a 2mila metri di profondità. Oltre a borse, cinture e circa settanta occhiali con montatura in acetato e in metallo. Tra le novità forti di Giuseppe Zanotti, le sneakers realizzate con pezzi di jeans, per un recycling intelligente. Il primo paia creato per Britney Spears utilizzando ben tre paia dei suoi jeans. Con quel fattore in più dell’accostamento di denim diversi. Nella normale collezione per la prossima estate molte le scarpe per la sera in raso o in pelle con inserti di pitone o applicazioni di cristalli. Nuovissime la stringate con borchie in argento o la scarpa morbida in camoscio, da indossare anche come slipper. Classico il mocassino in coccodrillo. Solo da donna invece le calzature di Odissi, nuovo brand con proposte confortevoli, chic, iperfemminili. Come le ballerine con ruches leggerissime o quelle traforate tipo pizzo per un piede “seduttivo”(v.foto). Perfino le sneakers sono ingentilite con il fiocco in nastro gros grain. Solo un accenno della collezione abbigliamento, in fieri, basata sugli stessi principi: jeans con dettagli particolari o la camicia maschile con lacci sul punto vita. Tra gli eventi, l’inaugurazione in via Spiga della boutique Cristopher.  Aperta da una holding di Mumbai a conduzione famigliare, che ha scelto Milano per il debutto internazionale, propone una collezione vastissima di accessori per lui e per lei. Dai foulard alle borse, dagli occhiali da sole alle scarpe, dalle sciarpe ai profumi.  A brindare a Milano Vibrant City un aperitivo offerto da Camera della moda al mitico Bar Basso.(In alto un'immagine della campagna della Milano Fashion Week).

giovedì 19 giugno 2025

CITTA' DA SOLE

Surriscaldamento della terra, con tutte le conseguenze. Come prepararsi. Questo in grande sintesi il tema della Biennale di Architettura di Venezia. Intelligens. Natural. Artificial. Collective: è il titolo che invita a “lavorare insieme per ripensare l’ambiente costruito”. Connesso quindi il tema dell’abitare. Lo ha affrontato l’Austria, con il punto di vista inedito di Agency for Better Living. Prese in considerazione due città, Vienna e Roma. A ognuna è dedicata un’ala del padiglione, progettato dall’architetto secessionista Josef Hoffmann nel 1934. A legare o separare le ale, un piccolo giardino con aiuola ispirato dalla vasca a forma di rene, che Hoffmann non realizzò mai, con blocchi di laterizio, riutilizzabili (foto sotto). 






Su un muro l’installazione di Armin Linke, con foto e testi di spiegazione sull’abitare e il social house a Vienna Roma (foto al centro). Perché la scelta della due città? Non è un confronto, da cui Roma uscirebbe malissimo.  Sono due visioni diverse che partono da tematiche diverse. Le sale di Vienna, curate da Sabine Pollak e Michael Obrist, si aprono con un video che spiega l’approccio e quindi le scelte di foto e documentazione. Tutto parte dal fatto che dalla caduta della Cortina di Ferro Vienna è riuscita a mantenere un costo della vita accessibile. E per quanto riguarda il mercato immobiliare non c’è speculazione
. Quasi l’80 per cento degli abitanti vivono in case in affitto. Nonostante l’espansione della città, l’edilizia popolare è di qualità. Non ci sono quartieri disagiati e quartieri ricchi. Come  mantenere questo stato nel futuro con una società che invecchia, una povertà crescente e il cambiamento climatico? L’ala dedicata a Roma, curata da Lorenzo Romito, soprattutto dopo aver visto l’ala di Vienna, si connota negativamente. Si avverte la speculazione edilizia, la quantità di spazi abbandonati, ruderi di fabbriche, dove si adattano a vivere persone, proteste per la casa. Come anticipa il video nella prima sala e una colonna, che racconta storie con piccole sculture.  Ma con foto e documenti si parla anche della rigenerazione che nasce dal basso, della trasformazione di ruderi in abitazioni da parte di comunità, nel rispetto di principi come la parità dei sessi o la convivenza di etnie diverse. Dal caso del Porto Fluviale a quello dell’Hotel Quattro Stelle. Tutto documentato con foto d’interni risistemati o in via di sistemazione, ma anche rovine della Roma Caput Mundi, vicine a ruderi senza qualità, edifici dismessi, terreni incolti. Vari gli incontri sul tema del futuro delle città, tra i quali, interessante e con un buon pragmatismo, quello del futurologo Andreas Reiter.

martedì 17 giugno 2025

STORIE SOTTO IL MARE (E NON SOLO)

Le balene sono state spesso oggetto di racconti, fiabe, interi romanzi con firme più che autorevoli. Ma che potessero diventare il soggetto di una mostra divertente, poetica, incuriosente, allestita in un acquario, non ci se lo aspettava. E’ invece ecco Il canto delle balene. Storie fantastiche da un mondo sommerso, di Stefano Prina, all’Acquario Civico di Milano fino al 29 giugno. Stefano Prina non è un etologo e nemmeno un ittiologo o meglio un "balenologo", ma un architetto e modellista che ama raccontare storie attraverso i diorama, riproduzioni in scala ridotta di ambienti, soprattutto naturali.  In questo caso, dove  animali acquatici interagiscano con umani in scala.

 




L’autore stesso lo definisce un gioco dell’Oca in 33 tappe, dove non ci sono solo balene, ma anche polpi, squali, perfino pinguini, oltre che umani naturalmente. Ogni tappa è in sostanza "una scenetta", alle volte spiritosa e fine a se stessa, altre rivelatrice di verità scientifiche, altre ancora usata per affrontare o far riflettere su un argomento. Anche se il surreale è dominante. Ecco, per esempio, La
 seduta che ricrea lo studio di uno psicanalista, dove sul lettino c’è un balenottero che dice “Il fatto è che ho 738 fratelli, temo sarà una cosa lunga...”(foto in alto). C’è la tana che spiega come il gioco del nascondersi sia praticato da moltissimi animali e nei pesci preveda “in tana” quattro pesci, non uno solo come da noi umani. Un diorama racconta delle ultime bottiglie di grasso di balena, con il cadavere  dell’ultima balena fornitrice trasportata via e le bottiglie a terra. Una balena di legno su un carro vuole essere la testimonianza che nella guerra di Troia non fu utilizzato un cavallo, bensì una balena (foto al centro). C’è un palio con balene cavalcate da fantini (foto in basso). L’itinerario passa anche per il cinema. Ed ecco la famigliola con nonni e cane che guardano il colossal Lo squalo terrorizzati, mentre i nipotini sono tranquilli e divertiti. “Con la mostra Il canto delle balene l’artista mette a disposizione la sua arte, che unisce abilità meccanica e sogno, per una seria riflessione sullo stato di salute del nostro pianeta” ha scritto Domenico Piraina, direttore Cultura del Comune di Milano e quindi direttore dell’Acquario Civico, nella presentazione all’ingresso. Davvero una mostra da non perdere. 

sabato 14 giugno 2025

ITALIA - USA X TRE

Costantino Nivola, Angelo Savelli, Salvatore Scarpitta, tre grandi artisti del secolo scorso. Ognuno con percorsi diversi e modi diversi di concepire l’arte. Tutti e tre con una fama internazionale e un lungo legame con gli Stati Uniti. Così uniti li racconta, attraverso le loro opere (in vendita), la mostra Nivola, Savelli Scarpitta: un trio internazionale, fino al 28 giugno alla Galleria Paula Seegy di Milano. Così li ha raccontati in un piacevole incontro, avendoli conosciuti, Luigi Sansone, che ha curato l’esposizione. Ha messo in risalto e spiegato il loro percorso creativo, ma ha anche fatto conoscere episodi e momenti delle loro vite, interessanti, drammatici, curiosi, talvolta divertenti. 






“Hanno respirato e vissuto l’arte e la cultura dei due continenti e nello stesso tempo hanno contribuito ….a far conoscere l’arte italiana in America ed essere ambasciatori dell’arte americana in Italia” ha detto Sansone. Nivola, nato in Sardegna nel 1911, dopo essere stato direttore artistico dell’Olivetti per cui progetterà il negozio sulla Fifth Avenue, nel 1938 si trasferisce a New York dove entra in contatto con artisti e personaggi come Le Corbusier. Realizza bassorilievi per diversi palazzi di Manhattan. Si stabilisce in una casa un tempo abitata dai surrealisti, in mezzo a un bosco dove sono soliti andare in vacanza vari artisti. In galleria sono esposte le sue piccole ed espressive sculture in terracotta, in latta, in terracotta patinata e qualche schizzo (foto in alto). Angelo Savelli, nato in Calabria nel 1911, partecipa a diverse Quadriennali d’arte di Roma e alle Biennali di Venezia, dove nel 1964 riceverà la medaglia d’oro per la grafica. Nel 1953, si sposa con la giornalista americana Elizabeth Fisher e con lei si trasferisce definitivamente a New York. In galleria è possibile seguire il suo percorso artistico che va dal figurativo all’astratto a tinte forti, fino alle tele bianche con disegni pseudo-geometrici (foto al centro). Salvatore Scarpitta nasce a New York nel 1919, ma va in Italia nel 1936 per studiare all’Accademia di Belle Arti a Roma. Durante la guerra, essendo cittadino americano e antifascista, vive un periodo drammatico tra confino, fughe, nascondigli in montagna, fino al 1945 quando si arruola nella marina americana.  Avventuroso è anche un episodio dell’adolescenza raccontato da Sansone. Per sfuggire alle botte del padre per un rifiuto a lavorare, si rifugia su un ramo di un albero, dove, dicono, rimane un mese. Ispirando, pare, Il barone rampante di Italo Calvino.  Da vedere in galleria i suoi Senza Titolo di bitume e olio su tela, tra i quali il barattolo di cibo per cani (foto in basso), due collage  su stampa di Incidente a Rimini e una composizione geometrica su tela applicata su cartoncino.