Sembra un’ovvietà, eppure nessuno lo fa rimarcare. La scultura deve vivere nella presenza dello spazio. Deve dialogare con ciò che le sta intorno. Un concetto interessante che è emerso nell’incontro di ieri alla Paula Seegy Gallery di Milano. A farlo notare è stata Maria Cristina Carlini artista, ma soprattutto scultrice. Di cui sono esposte in galleria, dal 25 settembre all’8 novembre, alcune opere.
Motivo dell’incontro estemporaneo la presentazione dei suoi "tirage de luxe" con il critico e curatore Matteo Galbiati. Si tratta di quaderni con le foto delle opere in mostra e in fondo una piccola opera in tiratura limitata di 20 esemplari, realizzata a tecnica mista con interventi in oro, che può essere lasciata nel catalogo o incorniciata e appesa. Un’occasione per dialogare con l’artista sulla sua attività e sulla mostra in corso Maria Cristina Carlini. Material, Composition, Architecture. Ed è per questo che rispondendo alle domande di Galbiati, che ha definito dedizione, vocazione e tenacia le caratteristiche del suo lavoro, Carlini ha parlato del dialogo con la materia. “La scultura vive la difficoltà della materia”, “Lo scultore deve pensare alla terza dimensione”. Ha quindi parlato dell’obbligo per l’artista di rispettare e assecondare la materia, la terra in particolare che è viva. Ma anche la ceramica con cui Carlini ha iniziato il suo percorso artistico. “Si deve tenere conto di quattro elementi che sono l’acqua, il fuoco, l’aria, la terra”. Interessante venire a sapere come la materia possa condizionare ma anche guidare l’artista. “L’ispirazione non so casa sia” ha detto. Una frase davvero apprezzabile in un’artista del suo livello, soprattutto in un mondo dove sembra che non si possa disegnare neanche una scarpa o una T-shirt senza l’ispirazione con la I maiuscola. L'artista ha quindi parlato dello spazio che agisce sulla scultura, mettendo in evidenza come sia impegnativo quando non si conosce il luogo dove la scultura sarà collocata, indipendentemente dalle sue dimensioni. Una serie di concetti e commenti che contribuiscono ad apprezzare maggiormente le opere. Dalle sperimentazioni con materiali diversi, come corteccia, legno, cartone, ai paesaggi dell’anima Omaggio a Kiefer, alle immaginarie architetture.




















