Il Salone del Mobile di Milano anzi il Supersalone, come ora viene chiamato, inizia domani, dopo ben due rinvii. Mentre il Fuorisalone da ieri sta prendendo la rincorsa. Nella zona Tortona tutto si è aperto oggi nel pomeriggio, apripista il Superstudio. Ma con allestimenti ancora in corso, da tempo ci sono locandine, insegne, manifesti e, novità dell’edizione, il Toilet Bus.
In altre zone qualcuno è già partito ieri, come Masterly-The dutch in Milano, la rassegna di design degli olandesi. Come sempre a Palazzo Turati in Via Meravigli. Una rassegna di creatività varia e variegata resa ancora più attraente dalla cornice. Nel cortile spianata di mille orchidee omaggio a Milano, intorno a cui sono esposte poltrone, dalle più classiche ed ergonomiche alle più futuribili, a quelle con pianta di Lyb, a quelle multicolori su rotaia. Interessanti le costruzioni bianche di Jordan Artisan e formaggi, pane, vino preparati per una natura morta con luce da fiamminghi, con cui il Creative Chef Studio presenta la Prins Experience, un audio per i non vedenti. Nel salone del primo piano un po’ di moda, con gli abiti neri dai tagli bizzarri ma efficaci di Max Zara Sterck, i tappeti ispirati ai funghi dello studio Lizan Freijsen e i contenitori per conservare la verdura perfetta di House of Thol. O ancora la straordinaria poltrona di Hans Endendijk. In legno di Accoya, materiale riciclabile, flessibile e acciaio inossidabile. Sedercisi è un vero piacere (foto in alto). La stessa poltrona con il tavolo coordinato è esposta da Rossana Orlandi. Anche qui lo spazio con giardini a sorpresa gioca sicuramente a favore. Nessuna distesa di fiori, ma tavolini animati fra piante. Nessun soffitto affrescato ma stanze in cui si alternano pezzi funzionali di un’eleganza lineare a curiose composizioni senza un uso preciso. Dalla valigia-scacchiera alla poltrona che sembra una bocca con interno di velluto. Dai personaggi delle favole e dei fumetti che si materializzano in composizioni dove dialogano con le architetture milanesi, dal Bosco Verticale (foto in basso) all’Arengario. Fino alle finte finestre, da cui si intravvedono paesaggi.O all’installazione di Benedetta Mori Ubaldini che, con le sue sculture in rete metallica, racconta poeticamente le relazioni tra animali, fiori e natura (quarta foto dall'alto).
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