lunedì 27 settembre 2021

GRAN FINALE

A chiudere la Fashion Week milanese quattro sfilate in digitale e una in presenza, la portoghese Alexandra Moura,  con il trionfo di “Mi vesto come voglio” e il filo conduttore delle foto in bianco e nero.  Molti e seguitissimi gli eventi della settimana tra cui ben tre compleanni: i quaranta di Emporio Armani, i 50 del brand Chiara Boni e i 60 di Marcolin. White ritorna nelle dimensioni di prima pandemia, con più energia e più intrigante scoutismo. Oltre 13mila i visitatori di cui l’85% buyers. Molteplici gli incontri. Come il Symposium su sostenibilità e digitalizzazione, per studiare l’evolversi dei desideri per moda e lusso della generazione Z, nata fra il 1995 e il 2010. Svariate le sorprese tra gli espositori, a parte allestimenti super come quello di Swarovski per i suoi 126 anni.



Regenesi, brand creato nel 2008 da Maria Silvia Pazzi, trasforma i rifiuti in bellezza. Con la collaborazione di artisti, architetti giornalisti , tre bottiglie di plastica diventano una shopper (foto in basso) come racconta la scritta. Ecco borse ispirate ai contenitori per frutta o quelle fatte con pezzi di jeans. Interessante Glad nuovo marchio lanciato da due ex avvocatesse, dal 2016 nella moda bambino: capi tutti made in Italy che, variando un dettaglio, vestono dal mattino alla sera importante. Prima volta a White per Trame Auree, disegnata da Rita Cannata, che racconta come da una camicia da uomo si può creare un guardaroba iperfemminile e rigorosamente made in Italy. Più che mai evidenti in questa Fashion Week le contaminazioni, non solo nei video.Tra i più artistici e poetici quello di Antonio Marras, girato in Sardegna sulle colline di Montiferru incendiate: “Una ferita che ora è un ricamo in fondo al cuore”. Inutile dire che i ricami nella collezione sono in primo piano. Cuoio di Toscana mette insieme per una capsule sostenibile tre artisti (foto al centro), Rossella Jardini ex anima creativa di Moschino, Marvely cantante, producer, dj, ballerino e Nick Cerioni, stylist  dei Maneskin e di Achille Lauro. Anche un negozio è una creazione artistica. Così LoubiMilano, prima boutique italiana di Christian Louboutin, in via Borgospesso (foto in alto). Il concetto del non finito è la caratteristica, così sui muri la tintura rossa , colore feticcio che compare perfino sulle suole, è incompleta. Le vetrine richiamano gli archi della boutique di Parigi, ma neanche queste sono terminate. Lemuri ed elefanti di cartapesta sono sparsi qua e là. In un angolo c’è un divanetto per le ordinazioni speciali,  con un video per chi non è fisicamente presente. Roberto De Wan in Via Manzoni coglie l’occasione per svelare la ricca collezione di accessori, tra cui il foulard Ripartenza tratto da un suo dipinto. Ed è la scultrice–performer Erica Tamborino a presentarlo in una performance. 

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