martedì 2 aprile 2019

ARTE CHE PARLA




Performance, installazioni, sculture, mostre sbocciano per l’Art Week in tutti gli angoli di Milano. E non solo nelle gallerie e nei luoghi deputati. La contaminazione è sempre più forte tra arte, design, architettura, moda, e perfino tecnologia, botanica e scienze, come racconta Broken Nature in Triennale (fino al 5 settembre). Con progetti degli ultimi trent’anni dal mondo intero e installazioni ad hoc di quattro artisti internazionali. Tutti per riparare i legami fra uomo e ambiente, distrutti nel corso del tempo. La città con i suoi palazzi è coinvolta non solo come contenitore, ma anche da protagonista. I caselli daziari di Porta Venezia sono ricoperti da 10mila sacchi di iuta fissati, senza chiodi, ma con 9mila fascette da otto guide alpine lombarde. E’ A Friend il site specific di Ibrahim Mahama(classe 1987), presentato dalla Fondazione Nicola Trussardi a cura di Massimiliano Gioni (fino al 14 aprile). Una delle dimostrazioni civili dell’artista ghanese per raccontare la globalizzazione che fa circolare liberamente le merci, ma ferma e respinge le persone ai confini(nella foto in alto l’opera in costruzione). Gli spazi della fatiscente Palazzina dei Bagni Misteriosi, a fianco del Teatro Parenti, sono l’affascinante cornice di Immersione Libera (fino al 18 maggio) con le opere degli artisti emergenti più interessanti  del panorama mondiale.  Il dialogo tra luogo e opera è continuo. Dalle librerie della romena Raluca Andreaa Hartea con i giochi di percezione ottica al salone trasformato in tempio contemporaneo per L’animale cerimoniale, cioè l’uomo, del collettivo Agreements to Zinedine (foto al centro). O la terrazza con vista piscina, ideale per i lavori che esplorano la natura di Lisa Dalfino e Sacha Kanah. La manipolazione della comunicazione, la violenza, la sopraffazione sono i temi affrontati dal messicano Carlos Amorales in L’Ora dannata (fino all’8 luglio)alla Fondazione Adolfo Pini. Qui migliaia di farfalle nere invadono i saloni e lo scalone dell’ottocentesca palazzina (foto in basso). Alla Fondazione Carriero (fino al 21 luglio)personale di Lygia Pape, artista brasiliana scomparsa nel 2004, che ha percorso una molteplicità di linguaggi, dalla scultura ai video, dal balletto alla fotografia. In mostra composizioni tra costruttivismo e modernismo e l’installazione Ttéia che racconta le sue ricerche sui materiali e la tridimensionalità. 

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