mercoledì 8 luglio 2015

ARTE? LA PAROLA ALLA DIFESA


Il turismo fa male all’arte? A giudicare da quanto deciso dal sindaco di Barcellona,  sembra proprio di sì.  La signora Ada Colau, infatti, ha messo il veto sulla costruzione di nuovi alberghi per frenare gli afflussi e per essere più convincente ha  detto: “Non diventeremo come Venezia".
L’Italia non sembra avere una buona reputazione. Nell’immaginario collettivo è considerato il primo Paese da visitare, ma è solo il quinto come presenze turistiche effettive. La maggior parte degli stranieri arrivano in Italia per blitz veloci, con toccata e fuga delle tre città d’arte Roma, Firenze, Venezia. La decisione spagnola è sicuramente drastica e secondo quanto ha affermato in un’intervista su Repubblica Dario Franceschini, Ministro per i Beni Culturali, non è né una soluzione né una strada da seguire.  Porre fine ai bivacchi nelle città d’arte spetta ai sindaci, certo, ma con sistemi diversi. Roma, Firenze, Venezia non devono essere luoghi dove il turista passa frettolosamente per mettere la bandierina, ma devono di nuovo diventare le mete di un viaggiatore colto. Un’operazione non da poco, dato che il Ministero per i Beni Culturali  non dispone di un portafoglio, nonostante gestisca  un patrimonio che rappresenta il 17% della ricchezza italiana. Genera il 6% del Pil nazionale ma gli vengono destinati fondi che sono un ottavo di quello che la Francia stanzia per la cultura. C’è davvero molto da fare, come molto da fare c’è nelle normative sull’arte.  Ed è per questo  che è nata la collana il Diritto dell’arte, a cura degli avvocati Gianfranco Negri-Clementi e Silvia Stabile, edita da Skira. Dopo “L’arte, Il diritto e il mercato” sul rapporto fra opera d’arte e diritti degli artisti, e “La circolazione delle opere d’arte” sull’opera d’arte come bene  comune che deve circolare, il terzo volume, appena uscito, “La protezione del patrimonio artistico” tratta dell’importanza di trovare normative di tutela per le opere d’arte perché possano  essere viste dal maggior numero di persone. Tra le difficoltà  la mancanza di precisi riferimenti in termini di valore economico e la necessità di reperire  persone super partes, né galleristi, né responsabili di case d’aste, né collezionisti quindi,  che possano individuare questi riferimenti.

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