martedì 18 aprile 2023

MATERIAL WORLD

Nel risveglio del design, dopo il lungo sonno della pandemia, i materiali giocano il ruolo da protagonisti. Già dalle due prime giornate di Fuorisalone e Design Week milanese chiunque può riscontrarlo. E’ un continuo imbattersi in prodotti ecologici, sostenibili, il chilometro zero è ricorrente. La tecnologia è in quella direzione. Si è visto al Superdesign Show nel Superstudio  che da sempre raccoglie le proposte più avanzate, ma anche nel Masterly the Dutch che racconta la creatività  di architetti e artisti olandesi, trasferitosi in questa edizione da Palazzo Turati a Palazzo dei Giureconsulti. 





A dominare la scena al Superstudio Show sono gli orientali, sempre più proiettati nel futuro utilizzando tecniche tradizionali. Così il giapponese GPJ X Yutaka si ispira alle antiche lanterne per le lampade realizzate con tubi di alluminio, tessuto e LED capaci di illuminare a giorno ambienti vastissimi. DITP, collettivo tailandese, presenta una serie di pezzi e complementi d’arredo fatti esclusivamente con materiali di riciclo, imballaggi, pezzi di rocce e perfino erbe selvatiche. Funzionalità e resistenza al tempo sono gli obiettivi sostenibili del cinese Grado Design con una produzione ricchissima di pezzi, molto articolata e assolutamente innovativa. Tra gli italiani  Nichelcromlab punta all’acciaio inossidabile per un design lussuoso ed ecocompatibile.  Ispirata al recupero l’installazione Itala di Alberto Gianfreda con cocci di ceramiche di diverse regioni italiane (foto in basso). Da non mancare la visita alla Casa del futuro con gli elettrodomestici intelligenti di Samsung Electronics e una salita, anche in ascensore, al terrazzo-Paradiso di Michelangelo Pistoletto, con il suo ormai iconico Infinito (foto al centro). Molto variegate le proposte al Masterly the Dutch. Da quelle da giardino di Fatboy, alcune esposte sul terrazzo che guarda il Duomo (foto in alto), alla canoa da trekking decorata di Jerke Sijbrandij. Dalle settecentesche ceramiche di Delft reinterpretate in chiave Tremila ai paraventi metallici, vere e proprie sculture, di Vonn Jansen. Dalla Rising Chair di Robert van Embricqs, con un ingegnoso sistema per piegarla, all’installazione con fiori dipinti a mano e tagliati con il laser di Joris Kuipers, in stile barocco-rococò.

domenica 16 aprile 2023

ARTE NON A PARTE

Si concludono oggi il Miart e la Milano Art week. Non solo quindi l’esposizione a Fiera Milano, ma una sere di mostre, incontri in tutta la città (80 appuntamenti solo per Art Week). L’arte non è più riservata ai collezionisti, o da avvicinare a distanza nei musei. Sempre più forte il rapporto tra privato e pubblico, capaci di lavorare bene insieme. Numeri in crescendo per quanto riguarda il Miart  e il termine usato nella musica di crescendo è, a ragion veduta, il titolo di questa ventisettesima edizione. 169 gallerie partecipanti  più del 10% rispetto al 2022, provenienti da 27 paesi, che significa il 40% in più di espositori internazionali rispetto alle altre edizioni. 




Fotografia (da Man Ray agli anni ’60 raccontati dagli scatti di Ugo Mulas) pittura, scultura, ceramica, arredi i temi. Suddivisi, come sempre, in tre sezioni: Emergent, dedicato a 26 giovani gallerie, Established con 133 gallerie e opere che vanno dal XX secolo al contemporaneo e Decades con i progetti speciali di dieci gallerie che propongono lavori dagli anni dieci del 900 agli anni dieci del Duemila.  In più, come al solito, una parte dedicata alle riviste di settore e ai libri d’arte. Proposte quindi per tutti i gusti e tutti i modi di affrontare l’arte. Presentazioni molto interessanti per Established.  Richiedono un’osservazione più accurata e più tempo, largamente ricompensati. Per Emergent sono il primo impatto e la sorpresa il criterio e l’elemento trainante.  Così le sculture di visi stralunati con gli occhiali di MRZB, collettivo di artisti italiani basati ad Amsterdam, alla galleria romana Baleno International (foto in alto). O l’inquietante animale morente in plastica del canadese Dan Vogt, presentato dalla galleria viennese Shore. Non mancano i coup-de-thé
âtre anche tra gli Established, così i coccodrilli in tessuto a quadri dell’ Osart Gallery di Milano e l’allestimento della galleria Francesco Pantaleone, a Palermo e a Milano, con la stanza che si riflette (foto al centro).   O ancora  Vivir es caminar  di Rafael Canogar allo Studio Gariboldi di Milano (foto in basso). Novità di questa edizione il collegamento con il cibo, sempre per un maggiore coinvolgimento. Quindici opere sono state esposte nei ristoranti di dieci chef stellati.

venerdì 14 aprile 2023

LEGGERI COME L' ARIA

Il riferimento a Giulietta e Romeo c’è. Ci sono dei passi di Shakespeare letti in italiano e in inglese, brani musicali tratti dal balletto di Prokofiev. Ma è soprattutto il tema dell’amore contrastato in cui si perdono i due amanti al centro  di Vertigine di Giulietta, lo spettacolo della compagnia blucinQue  fino al 16 aprile al Teatro Menotti Filippo Perego di Milano.  Una vertigine fatta di incredibili evoluzioni, salti nei cerchi e in strutture  dalle forme geometriche, salite su scale, accompagnate anche dalle note magiche del violoncello di Bea Zanin, che ha curato il sound design.

 



A far vivere e animare questi elementi, sei straordinari performer Elisa Mutto, Alexandre Duarte, Federico Ceragioli, Vladimir Jezic, Michelangelo Merlanti, Ivan Ieri. Con la regia e la coreografia di Caterina Mochi Sismondi, che è anche la fondatrice della Compagnia  blucinQue, titolare del primo centro di produzione nazionale per il circo contemporaneo blucinQue/Nice, sostenuto dal Ministero della Cultura.  Le evoluzioni vanno al di là della danza per diventare davvero  esibizioni acrobatiche. Gli artisti saltano, entrano ed escono da un cerchio volteggiando. Con le braccia e le torce, che tengono in mano, formano  cerchi di fuoco. Sorreggono con la testa scale a pioli su cui un altro  gira all’infinito. Si appendono con una lunga sciarpa legata alla caviglia  a un palo  e danzano nel vuoto. Esibizioni che lasciano con il fiato sospeso, dove i corpi, leggerissimi, diventano delle linee che scrivono disegni nell'aria. I ballerini sono legati alla terra solo da un esile filo che da un momento all’altro potrebbe rompersi. Proprio come l’amore di Giulietta e Romeo è legato a un filo sottile, che in qualunque momento si può spezzare e si spezzerà, nonostante l’amore fortissimo che lega i due giovani. Uno spettacolo davvero straordinario.  Che dà le vertigini

giovedì 13 aprile 2023

BRASSENS E IL SUO DOPPIO

Abbrassens s’intitola lo spettacolo di e con Alberto Patrucco, in prima nazionale al Teatro della Cooperativa di Milano fino a domenica. In quella strana crasi tra il cognome di uno dei più grandi cantautori e l’abbraccio s’intravvede l’humour, la vis comica, ma soprattutto la simpatia e la sensibilità del cantante-autore italiano e la sua perfetta sintonia con Georges Brassens.  

Per quasi due ore Patrucco intrattiene il pubblico con un monologo che va da considerazioni sulla società attuale con le sue contraddizioni, ovviamente esasperate e colte negli aspetti più ridicoli, ai giochi di parole, alle battute veloci. Ogni tanto s’interrompe prende in mano la chitarra e canta canzoni del chansonnier francese, da lui non solo tradotte e italianizzate ma anche rimaneggiate musicalmente. Ad accompagnarlo i virtuosismi di Jacopo Pugliese alle percussioni e di Dimitri Pugliese all’ukubass, strumento fusione tra basso e ukulele.  Anche nelle canzoni mantiene intatto quel tipo di spirito. Senza eccessi, mai fuori posto o sopra le righe, eppure irresistibile. Per  quasi due ore lo si segue con entusiasmo, pronti e curiosi delle nuove e continue sorprese. Patrucco parla con la semplicità dell’amico considerato il più spiritoso del gruppo, non perché conosce tante barzellette, ma perché nei momenti più impensati riesce a trovare la battuta fantastica, che tutti ricorderanno. Quello stesso spirito per cui Brassens, come ha raccontato Patrucco, al giornalista che gli chiedeva come era solito iniziare la giornata aveva risposto “Mi rivesto e torno a casa”.

mercoledì 12 aprile 2023

A SPASSO CON MONET

Non casuale, in Inside Monet a Milano, l’accostamento di una virtual reality experience con la pittura del grande impressionista. Il  pittore francese, infatti, ha operato una vera e propria rivoluzione,  dipingendo per primo en plen air, grazie anche all’utilizzo di speciali colori. Come altrettanto innovativa è la realtà virtuale di Way Experience, start up specializzata nella produzione di esperienze immersive, che fa entrare nell’atmosfera del mondo artistico parigino  di metà Ottocento.  Luogo di partenza del viaggio il Museo Impossibile dell’Arco della Pace, il più parigino dei monumenti milanesi e nello stesso tempo uno dei più emblematici, accanto al parco.  Ci si infila occhiali e cuffia e si procede. Ad accompagnare il visitatore-spettatore guide specializzate pronte a fornire informazioni tecniche e culturali, ma anche a rispondere a curiosità. In realtà il vero accompagnatore è Monet, con la sua voce interpretata dall’attore Luciano Bertoli, in una narrazione drammaturgica scritta in collaborazione con Libero Stelluti.  




Come tutti i racconti di viaggio anche questo è suddiviso in tappe, ognuna legata a un dipinto famoso. Si parte dal suo atélier a Giverny in Normandia (foto in alto). Pavimento in legno, seminascosto da tappeti, grandi finestre affacciate sullo splendido giardino che Monet curava personalmente. “Devo ai fiori se sono diventato pittore” dirà a un certo punto.  Appese alle pareti le opere, da cui partono le tappe del viaggio. Nella prima ci si immerge nei paesaggi marini al levar del sole. Nella seconda si è in un immenso prato di papaveri, forse il suo dipinto più noto. Nella terza tappa si passeggia con la moglie Camille e il suo bambino sulle colline di Argenteuil (foto in basso). Il vento muove l’erba e le foglie, così come l’abito di lei. E sembra di sentirlo. Qui la voce rievoca l’amore per questa donna speciale, morta prematuramente. Grazie anche all’interpretazione è un momento davvero toccante. Gli effetti del colore e dei cambiamenti della luce, clou dell’impressionismo, sono protagonisti nella tappa dei covoni. Lo stagno delle ninfee del 1899 è l’ultima tappa: c’è l’acqua, il ponticello, appunto le ninfee. Quasi un omaggio alla pittura dell’antico Giappone. “La mia arte è figlia dell’arte giapponese del passato… Ho riprodotto ciò che sentivo con il cuore, non ciò che vedevo con gli occhi”.   I tour si svolgeranno durante l’week end a partire dal 15 aprile, con una capienza di 37 persone. Per orari e informazioni www.insidemonet.it


sabato 8 aprile 2023

LIAISONS DANGEREUSES ? NON PROPRIO

Les Liaisons dangereuses come titolo per una mostra è accattivante, ma sapendo che tratta di moda appare un po’ forzato e troppo effetto facile. Invece il riferimento all’unico romanzo di Choderlos de Laclos è letterario, ma c’è. Esposti al Castello di Belgioioso per Next Vintage, fiera dedicata al fashion e agli accessori d’epoca, diciotto pezzi unici disegnati da altrettanti studenti dello IED Moda (Istituto Europeo di Design) di Milano. 



Tutti realizzati con lingerie, vestaglie, camicie da notte, copriletti vintage e seconda mano, messi a disposizione da Humana People to People Italia, promotrice con lo IED della mostra. Un’operazione di upcycling che fa rivivere “i momenti più intimi di chi questi capi li ha posseduti con i sogni tenuti al caldo e con l’amore che lega assieme i pezzi di ogni essere umano….I diciotto progetti racchiudono nuove forme e nuovi ambienti a partire dalla storia di chi ha scelto e indossato i capi…”ha commentato Olivia Spinelli, creative director IED Moda Milano e ideatrice della mostra. Ecco trapunte che diventano abiti. Pizzi di sottovesti che sono la parte dominante di un capo. Giochi di volant che impreziosiscono un corpino. Bordi di un copriletto che segnano e decorano il lungo da sera. Il tutto in una prevalenza di bianco e toni pastello. Come in tinta pastello sono i separé e i finti tappeti dell’allestimento. “Le opere realizzate con i nostri abiti, usati ma non più utilizzabili, sono la conferma che ogni capo racchiude per moltissimo tempo un valore e un potenziale enormi” ha detto Laura Di Fluri, responsabile Marketing e Comunicazione di Humana People to People Italia. Les Liaisons Dangereuses è dal 14 al 23 aprile a Next Vintage, nel Castello di Belgioioso, a pochi chilometri da Pavia.

martedì 4 aprile 2023

EQUESTRI EMOZIONI

In Italia non è l’unico, anche se i Musei del cavallo sono pochi e, curiosamente, meno noti di quelli del cavallo giocattolo. Ma quello della Collezione Moyersoen è il solo dedicato al cavallo militare durante il secondo conflitto mondiale 1939-1945.  Dietro non certo uno spirito guerrafondaio, ma la passione per i cavalli. Anzi un ringraziamento per l’enorme aiuto che gli oltre 10 milioni di cavalli diedero durante la seconda guerra mondiale. 




Si trova a Carpiano, nella bassa milanese al centro del parco agricolo sud. All’interno della cascina Longora, dove il barone Albert Moyersoen, qualche anno dopo la fine della guerra crea uno dei primi centri ippici di Milano, forte dell’esperienza maturata in Belgio, dove era nato nel 1926, in Inghilterra e in Francia nella famosa scuola dell’Harras National du Pin. L’idea della collezione nasce, oltre che dall’amore per i cavalli, sbocciato con il cavallo a dondolo regalatogli a un anno, con l’abolizione degli ultimi reparti di cavalleria in diversi paesi. Quando era facile trovare nei mercati selle e bardature militari . All’inizio li acquista per il centro ippico, poi decide di metterli in mostra.  Ora la collezione è diventata un museo e la seguono i figli Filippo, campione equestre,  ma soprattutto il fratello Jean Marie Moyersoen ex colonnello di cavalleria (foto al centro). In un ex stalla da vedere 15 cavalli e due muli in vetroresina con code e in alcuni anche criniere vere, completamente bardati. Alle loro spalle le bandiere del Paese del cui esercito facevano parte. Saltano all’occhio subito i modi diversi di attrezzare e utilizzare i cavalli, che per alcuni come i tedeschi erano il più affidabile mezzo di trasporto. Lo spiega Jean Marie Moyersoen, e lo ribadiscono le pagine di libri e le foto raccolte in 50 anni da Albert Moyersoen. Tra le molte curiosità l’attrezzatura dei cosacchi e un calesse sistemato in modo da essere trainato da cavalli di diverse dimensioni; la storia di Albino, il cavallo eroe della Campagna di Russia finito a trainare il carretto di un verduraio e poi recuperato in una caserma prima a Milano, poi a Merano, unico cavallo, sempre affiancato dall’asino Mariolino per non soffrire di solitudine. E poi, documentato da ritagli di giornali, soprattutto di Sorrisi e Canzoni Tv, il viaggio a cavallo di Lucio Battisti e Mogol, nel 1970, da Milano a Roma, durante il quale pare nacque l’ispirazione di Emozioni (foto in basso).  A organizzare il tutto, su insistenti richieste dei due artisti, Moyersoen  che accettò a condizione di scegliere i cavalli, dare lezioni di equitazione specie all’inesperto Battisti e che Battisti si tagliasse i capelli. “Perché i cavalli non vanno d’accordo con i leoni”, in realtà perché la paglia durante le strigliate può entrare tra i capelli e dà molto fastidio. L’ingresso al museo, aperto fino al 30 novembre, agosto escluso,  è solo su prenotazione per gruppi di massimo 15 persone. Tel. 3386362244, dalle 16 alle 18, dal lunedì al venerdì.