La Biennale di Architettura di Venezia apre sabato ma già ci sono eventi e mostre. Come The lens of time, inaugurata ieri a Cannaregio, nel Palazzo Flangini, il primo che s’incontra sul Canal Grande appena usciti dalla Stazione, restaurato da poco. Ideale per raccontare la storia dell’occhiale dalle origini medioevali agli anni 90. Un oggetto con finalità funzionali, addirittura dispositivo medico, che mette insieme arte, design, artigianato, tecnologia, tradizioni, passato, presente e futuro. Come indica, sul manifesto della mostra, l’occhiale trasformato in clessidra, uno de simboli più rappresentativi del tempo che scorre.
Da vedere al piano terreno, in teche di vetro, oltre 150 pezzi provenienti da tre collezioni, quelle private della famiglia Vascellari, ottici veneziani, e di Arte del Vedere di Lucio Stramare e quella del Museo dell’Occhiale di Pieve di Cadore. Il percorso espositivo, in un’unica sala, attraversa sette secoli. Dai primi rudimentali strumenti per leggere del 1300, in ferro, rame, ottone, da appoggiare sul naso, usati soprattutto da studiosi e religiosi, come spiegano i manifesti alle spalle, fino all’eyewear fashion degli anni 80 e 90 firmato delle più prestigiose maison, in nuovi materiali plastici. Molte le curiosità rivelatrici di modi di vivere, ma anche i pezzi con una storia specifica. Come i rudimentali e pesanti occhiali di Sean Connery nel film In nome della rosa, o i piccoli, metallici inseriti nella copertina di una Bibbia, appartenuti probabilmente a un religioso (v.foto in basso). Svariati anche gli astucci o le speciali lenti, come quella grande verde con montatura e manico in legno usata nel 1700 dalle dame veneziane in gondola, per ripararsi dal sole responsabile di “orribili abbronzature da contadina”. O ancora nel secolo dopo gli occhiali racchiusi nel manico di un bastone, di un ventaglio, di una collana, le lorgnette, i fassamano da tenere in mano (da face-à-main), i pince nez (v.foto al centro). Fino ad arrivare agli anni 50 con gli occhialoni da diva hollywoodiana a farfalla, precursori degli attuali cat-eye. E, dopo, alle maschere da moto e da sci, come quella indossata da Lady Gaga nella parte di Patrizia Reggiani nel film House of Gucci. Fino alle montature grandi firme o ai divertissement con vistose pietre di Moschino o con aste–forchette di Jean Paul Gaultier. A completare il tutto due installazioni dell’artista Maurizio Paccagnella, una realizzata con acetato scarto di fabbricazioni di montature, l’altra con occhiali in un pannello che sembrano galleggiare in una materia fluida, ispirata alla Laguna di Venezia. La mostra, promossa da ANFAO Associazione Nazionale Fabbricanti Articoli Ottici, è a ingresso gratuito, tutti i giorni dalle 11 alle 17, fino al 30 luglio.
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